Il comune di Malles ha detto no ai pesticidi

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L’iniziativa è partita dal farmacista del Paese che aveva notato da tempo danni alla salute che certe sostanze chimiche irrorate nei campi, in particolare nei meleti, arrecavano alle persone e agli animali. Da qui ha preso il via il comitato di salvaguardia della salute dei cittadini

Il paese di Malles Venosta nella provincia autonoma di Bolzano è il primo comune italiano che, finalmente, ha detto no ai veleni in agricoltura. Il referendum indetto dal comune su sollecitazione degli ambientalisti locali e dal comitato «Malles, Comune libero da pesticidi» per bandire dal proprio territorio l’uso dei fitofarmaci chimici, ha avuto un risultato strepitoso, oltre il 70 % dei voti dei 5.000 abitanti hanno detto no ai pesticidi. L’iniziativa è partita dal farmacista del Paese, il dottor Johannes Fragner Unterpertinger, che aveva notato da tempo danni alla salute che certe sostanze chimiche irrorate nei campi, in particolare nei meleti, arrecavano alle persone e agli animali. Da qui ha preso il via il comitato di salvaguardia della salute dei cittadini di Malles.
Questo risultato fa tremare tutta la filiera europea dei veleni in agricoltura, dalla produzione alla distribuzione; tremano perché se l’esempio di Malles prendesse piede in altre località italiane ed europee, addio ai grandi profitti. Accademia Kronos pertanto ha inoltrato alla commissione del premio internazionale «Un Bosco per Kyoto» la candidatura del comune di Malles per ottenere nell’edizione 2015 l’ambito riconoscimento. C’è da dire, con molta soddisfazione da parte degli ambientalisti, che, vista l’elevata presenza di agricoltori fra la popolazione di Malles al centro di uno dei bacini produttivi frutticoli più importanti in Europa, si può affermare che anche la sensibilità degli agricoltori sta cambiando, a favore di un’agricoltura sostenibile per l’ambiente e attenta al benessere dell’uomo. Un cambiamento che deriva certo da una sempre più elevata attenzione e richiesta da parte dei consumatori di prodotti di qualità, sani e sicuri, commenta Paolo Carnemolla, presidente di FederBio. E continua: «L’impiego di pesticidi e diserbanti in agricoltura nuoce all’ambiente, alle falde acquifere, all’uomo in generale. I produttori vivono nei campi e sono i primi a vivere gli effetti dei pesticidi e i cittadini italiani già negli anni 90 si pronunciarono a larghissima maggioranza per vietarne l’uso in risposta a un referendum nazionale. Inoltre gli agricoltori sono consapevoli che la scelta della sostenibilità e del biologico è anche quella che tutela meglio la sopravvivenza economica futura delle loro aziende e del loro territorio. Ricordo che in Francia sulla base del decreto 665/2012, il morbo di Parkinson è stato inserito tra le patologie professionali agricole, sulla base di alcune ricerche che hanno messo in evidenza come l’effetto di alcuni pesticidi concorrano all’incremento di rischio di insorgenza di questa patologia».
Questa la conclusione dei sostenitori del Bio a seguito di questo storico evento: «Ci si augura che il risultato del referendum diventi effettivo e che questa esperienza sia da esempio a molti altri comuni e non solo, alle istituzioni anche a livelli più elevati, per la crescita di un’agricoltura davvero sostenibile. Purtroppo i primi segnali che arrivano dal Piano d’azione nazionale per l’uso sostenibile dei pesticidi approvato nei mesi scorsi non vanno in questa direzione, a conferma che la lobby dei produttori di veleni è forte anche perché gode di ottimi appoggi anche fra le organizzazioni sindacali agricole».

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