La vera età del lago più antico d’Europa

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«Il nostro obiettivo – ha spiegato Giovanni Zanchetta, ricercatore del dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa – era di raggiungere, attraverso dei carotaggi profondi, la base dei sedimenti lacustri e di ricostruire la storia climatica e biologica del luogo. La ricchissima messe di dati emersa ci ha permesso, per la prima volta, di indicare l’età orientativa del lago, oltre un milione di anni, e di avanzare alcune ipotesi preliminari sulla formazione delle faune endemiche del bacino»

È più giovane di quanto si credesse, sebbene la sua età, oltre un milione di anni, sia comunque ragguardevole. Si tratta del lago di Ohrid (Ocrida), il lago più antico d’Europa, che si trova a metà fra l’Albania e la Macedonia. L’esatta datazione è stata calcolata da un team internazionale di cui fa parte un gruppo di studiosi italiani guidato da Giovanni Zanchetta, ricercatore del dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa, e composto da esperti degli Istituti Cnr-Igag (Geologia Ambientale e Geoingegneria) di Roma e Cnr-Igg (Geoscienze e Georisorse) di Pisa, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) di Pisa e di Roma e delle Università di Bari e La Sapienza di Roma. La ricerca è partita nel 2013 con una campagna di carotaggio profonda in cinque siti del lago. I primi risultati emersi dall’analisi dei sedimenti estratti (in totale oltre 2 km di «carote» ora conservate all’Università di Colonia in Germania) sono stati resi noti nel 2014 in articolo sulla rivista internazionale Eos.
«Il nostro obiettivo – ha spiegato Giovanni Zanchetta – era di raggiungere, attraverso dei carotaggi profondi, la base dei sedimenti lacustri e di ricostruire la storia climatica e biologica del luogo. La ricchissima messe di dati emersa ci ha permesso, per la prima volta, di indicare l’età orientativa del lago, oltre un milione di anni, e di avanzare alcune ipotesi preliminari sulla formazione delle faune endemiche del bacino».
A livello scientifico quello di Ohrid è infatti il lago che possiede il maggior numero di specie endemiche del mondo (ne sono state censite 212 fra animali e vegetali) tanto che nel 1979 è stato dichiarato patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.
«Ma i sedimenti carotati – ha aggiunto Giovanni Zanchetta – ci hanno messo a disposizione anche un archivio fondamentale per ricostruire la storia eruttiva dei vulcani italiani, la loro dispersione areale e i potenziali impatti ambientali, dati fondamentali anche in un ottica applicativa, in caso di future eruzioni».
Lo studio coordinato dal ricercatore dell’Ateneo di Pisa e parzialmente co-finanziato dall’International Continental Drilling Project (Icdp) si inserisce all’interno di Scopsco («Scientific Collaboration on Past Speciation Conditions in lake Ohrid») un progetto internazionale quadriennale partito nel 2009.

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