La denuncia del nuovo rapporto di Survival. Crimini commessi nel nome della conservazione, ma nessuna organizzazione conservazionista si è schierata in difesa dei Boscimani. Accusati di «bracconaggio» perché cacciano per nutrirsi: pur di restare nella loro terra ancestrale. Quando negli anni 80 furono scoperti giacimenti di diamanti all’interno della riserva, il governo cominciò a cacciare i Boscimani dalla terra ancestrale
Survival International, il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni, ha pubblicato un nuovo rapporto in cui denuncia centinaia di casi di pestaggi, arresti e abusi subiti dai Boscimani del Kalahari, in Botswana, per mano delle guardie forestali e della polizia.
Il rapporto, intitolato «They have killed me: the persecution of Botswana’s Bushmen 1992- 2014» (Mi hanno tolto la vita: la persecuzione dei Boscimani del Botswana dal 1992 al 2014), raccoglie più di 200 casi di abusi violenti registrati tra il 1992 e il 2014, tra cui: un Boscimane morto a seguito delle torture, un bambino ferito allo stomaco da un colpo di pistola dopo che il padre si era rifiutato di far entrare la polizia nella sua capanna senza un mandato, e un Boscimane sepolto vivo per aver ucciso un’antilope.
I Boscimani sono stati illegalmente sfrattati dalla loro terra ancestrale nella Central Kalahari Game Reserve nel nome della «conservazione». Vengono accusati di «bracconaggio» perché cacciano per nutrirsi, e rischiano di essere arrestati, picchiati, torturati e uccisi dalle guardie forestali e dalla polizia paramilitare.
Il Dipartimento di Stato americano ha definito la discriminazione dei Boscimani da parte del Botswana «una fondamentale questione di diritti umani». Inoltre, il governo è stato condannato a livello nazionale e internazionale dalla Corte Suprema del Botswana, dalle Nazioni Unite, dalla Commissione Africana per i Diritti Umani e dei Popoli, dall’attivista politico botswano ed ex detenuto di Robben Island Michael Dingake, dal giornalista della Bbc John Simpson e da molti altri.
La Central Kalahari Game Reserve fu creata nel 1961 come «santuario» per permettere ai Boscimani di mantenere il loro stile di vita di cacciatori-raccoglitori. Ma quando negli anni 80 furono scoperti giacimenti di diamanti all’interno della riserva, il governo cominciò a cacciare i Boscimani dalla terra ancestrale.
I popoli indigeni, come i Boscimani, sanno prendersi cura del loro ambiente meglio di chiunque altro. Il Presidente del Botswana Ian Khama ha giustificato la loro persecuzione nel nome della «conservazione», ma allo stesso tempo permette l’estrazione di diamanti e il fracking all’interno della riserva.
Nel 2006 una sentenza della Corte Suprema ha riconosciuto il diritto dei Boscimani a vivere e cacciare all’interno della riserva. Il governo, tuttavia, ha emesso un divieto nazionale di caccia che, di fatto, riduce alla fame i Boscimani per costringerli ad abbandonare la loro terra. Contemporaneamente, i ricchi collezionisti di trofei sono incoraggiati a cacciare specie protette all’interno di riserve private.
«Tutti questi crimini sono stati commessi nel nome della “conservazione”, ma nessuna organizzazione conservazionista si è schierata in difesa dei Boscimani – ha dichiarato il Direttore generale di Survival, Stephen Corry -. Ora sono accusati di “bracconaggio” perché cacciano per nutrirsi: pur di restare nella loro terra ancestrale, le famiglie boscimani rischiano di morire di fame, mentre il governo incoraggia i cacciatori di trofei paganti. Il gigante della conservazione, l’Ong Conservation International, ha accolto il Presidente Khama nel suo direttivo. La coalizione anti-bracconaggio del Principe Wiliam, United for Wildlife, lo ha invitato come ospite d’onore e gli ha persino chiesto di ospitare il prossimo incontro; tutto ciò, mentre Khama è direttamente responsabile di cercare di distruggere gli ultimi cacciatori Boscimani d’Africa. Survival combatte contro questi abusi. È arrivato il momento di denunciare i segreti dell’industria della conservazione».