L’anidride carbonica impoverisce i cibi

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Alti livelli di CO2 diminuiscono il contenuto di zinco, ferro e proteine di alcune delle principali colture per scopo alimentare, come riso, grano, mais, soia e piselli. Un’analisi dell’Organizzazione delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura rivela che nel 2010 circa 2,3 miliardi di persone vivevano in Paesi dove il 60% dell’apporto dietetico di zinco e ferro era fornito da cereali e legumi

Gli effetti indiretti dei cambiamenti climatici rappresentano una grave minaccia e mettono in serio pericolo la salute umana. Carenza di cibo e acqua, migrazioni umane e conflitti sono alcuni dei potenziali impatti dei cambiamenti climatici.
Uno studio pubblicato di recente sulla rivista «Nature» adesso mette in luce un altro fenomeno del tutto inaspettato: alti livelli di CO2 diminuiscono il contenuto di zinco, ferro e proteine di alcune delle principali colture per scopo alimentare, come riso, grano, mais, soia e piselli.
Un’analisi dell’Organizzazione delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura rivela che nel 2010 circa 2,3 miliardi di persone vivevano in Paesi dove il 60% dell’apporto dietetico di zinco e ferro era fornito da cereali e legumi.
La diminuzione crescente delle quantità di zinco e ferro contenuti nelle parti commestibili di queste colture potrebbe pertanto ulteriormente aggravare il problema della «fame nascosta» della mancanza di micronutrienti.
Il ricercatore e primo autore dello studio di «Nature» Samuel Myers (Harvard University, Center for the Environment) affronta questi temi illustrando principali pericoli e sfide future della nutrizione umana.
L’intervista completa realizzata da Laura Caciagli è disponibile su Climate Science & Policy, la rivista digitale edita dal Cmcc.