La notizia che i due maggiori inquinatori del pianeta (responsabili del 45% del totale), Cina e Usa, si accordano per ridurre le emissioni di CO2 fino a che punto può entusiasmarci? Non è invece il segno della svolta energetica mondiale monopolizzata dagli stessi attori che hanno prodotto i guasti?
I due maggiori inquinatori del pianeta (responsabili del 45% del totale), Cina e Usa, si accordano per ridurre le emissioni di CO2 e subito tutti i media partono e suonano la gran cassa.
In base all’accordo, Pechino inizierà a ridurre le proprie emissioni dal 2030, anno nel quale raggiungerà il picco, mentre Washington si è impegnata a ridurre le proprie di un quarto entro il 2025.
Quindi mentre i danni provocati dall’aumento dell’effetto serra stanno presentando il conto sotto forma di tornado, inondazioni, scomparsa delle stagioni… loro, i maggiori responsabili, ci dicono che dobbiamo ancora aspettare 15 anni!
Impegni quindi modesti (Usa 25-28% e Cina un generico «fermare l’aumento»…) e tempi troppo lunghi se si considerano le conseguenze già in atto dei danni provocati all’ambiente.
E tutto questo a pochi mesi dal summit di Parigi sul clima, dove i due colossi detteranno legge, l’Europa finalmente subalterna e gli altri Stati inquinatori come India e Australia faranno da cornice.
È evidente che si tratta di un accordo economico, quasi un corollario degli accordi del commercio globale. E siccome i due colossi hanno programmato anche un aumento della produzione delle energie alternative (ed attualmente la Cina è già leader nella produzione dei pannelli solari) è evidente che automaticamente questi Stati si porranno alla guida della svolta energetica mondiale già in atto nonostante le resistenze che a cominciare dagli Stati inquinatori sono state imposte al mondo fino ad ora…
Questo può essere positivo? Può andar bene che alcuni Stati boicottino i luoghi di decisioni internazionali? È normale che gli interessi interni di uno Stato blocchi gli interessi di un intero pianeta?
Finché il business continuerà a gestire la nostra vita il futuro non è per niente rassicurante.