Nei momenti di crisi ambientali si sottolineano spesso i danni che fa l’uomo all’ambiente in cui vive, e ci si chiede come fare per salvare la natura. Spesso si ignorano le innumerevoli risorse che ha la natura di rigenerarsi anche nelle condizioni più precarie ed estreme. Il punto è quindi di cercare come salvare l’uomo dai suoi stessi danni
Ho partecipato recentemente ad un incontro a Roma tra filosofi dell’ambiente e naturalisti dilettanti. Il tema era incentrato sulla Natura come esempio da seguire per entrare in armonia con l’Universo. A parte qualche principio filosofico di base che mi trova d’accordo, per il resto ho dovuto sopportare una infinità non solo di ovvietà, ma soprattutto di profonde disinformazioni scientifiche.
Che la natura sostenga l’uomo e lo nutra è vero, ma è anche vero che la Natura ha una sua logica in un percorso ben preciso nell’evoluzione della vita sulla Terra che non può essere disconosciuto. Frasi come: «La Natura è buona e prodiga e l’uomo la deve non solo rispettare ma imitare…» mi hanno fatto rispondere, in silenzio dentro di me, perché se lo avessi detto ad alta voce mi avrebbero «sbranato»: La Natura va presa per quella che è, per prima cosa non è al servizio dell’Uomo, ma della vita in genere, da quella unicellulare a quella più complessa. Alla Natura interessa che la vita su questo pianeta non si estingua, ma continui a manifestarsi e ad esistere, per questo motivo ha creato una serie di meccanismi che consentono ad ogni forma di vita di svilupparsi e sopravvivere. Per la Natura la vita vuol dire solo un’attività biochimica capace di trasformare l’ambiente da inanimato in animato. Che ciò possa farlo un essere unicellulare o un mammifero conta poco, importante che non si fermi il processo di sviluppo della vita.
La Natura si è dotata di uno strumento eccezionale, l’evoluzione. Da una semplice cellula, in un tempo molto lungo, si è arrivati ad esseri pluricellulari sempre più complessi, fino a forme di vita pensanti e capaci di prendere coscienza di sé.
È ormai scientificamente appurato che la vita viene dallo spazio, vedi la teoria della Panspermia cosmica. Aminoacidi, come la Glicina, virus e batteri viaggiano sulle comete e sugli asteroidi e quando giungono su un pianeta, se ci sono le condizioni ambientali idonee, iniziano ad attivare il processo evolutivo.
Questo è capitato sul nostro pianeta, ma anche su altri miliardi di pianeti sparsi nell’universo.
In tutto questo va considerata la Natura per quello che è, per il suo compito universale. Sul nostro pianeta alcuni miliardi di anni fa virus e batteri, grazie a due elementi determinanti per lo sviluppo della vita, il Sole e l’acqua, hanno creato le condizioni perché noi oggi, esseri senzienti, possiamo stare qui a scrivere e a parlare.
La Natura nel suo compito di dar la vita si è dotata di strumenti per noi umani a volte incomprensibili e a volte crudeli, come uccidere altri esseri, nutrirsi di loro, eliminare l’eccessiva crescita delle popolazioni, dagli insetti ai mammiferi, attraverso epidemie, malattie o catastrofi climatiche e geologiche; il tutto ai fini di garantire comunque la vita su questo pianeta. Quanta impressione può fare in noi umani la scena di un’orca che raggiunge un cucciolo di foca vicino alla costa e con un boccone lo spezza in due e poi lo divora. Quanto orrore proviamo nel vedere l’arrivo di un nuovo maschio dominante in un branco di leonesse che uccide tutti i cuccioli della sua specie, solo per attivare l’estro delle femmine. E ancora, quanto rimaniamo inorriditi quando vediamo che alcuni mammiferi più piccoli, come ad esempio i criceti, appena partoriscono possono divorare alcuni loro piccoli solo perché ritenuti malati o in numero superiore al latte che possono disporre per alimentarli. E ancora esempi a non finire come il pesce più grande che mangia quello più piccolo, ecc. Tutto questo cosa vuol dire? Semplicemente che la Natura ha un suo preciso obiettivo, come abbiamo già detto, quindi non va troppo per il sottile. Per cui niente poesia o sentimentalismo, la Natura è quello che è, prodiga e spietata nel contempo.
Anche l’uomo fino a un paio di secoli fa era per la Natura uno dei tanti esseri presenti sulla Terra, ma nulla di più, quindi soggetto alle regole dell’evoluzione, capaci di intervenire anche sulla limitazione della specie per non danneggiarne altre.
L’intelletto dell’uomo però alla fine è riuscito a sovvertire queste regole. L’uomo ha scoperto le cause delle malattie, delle infezioni mortali, delle grandi pandemie, ha trovato i rimedi, che la stessa Natura disponeva, ed ha bloccato il processo di regolamentazione dell’espansione demografica di una specie, in questo caso la nostra.
Tutto questo però ha prodotto un forte squilibrio sulla Terra. L’uomo ha preso a crescere in maniera incontrollata, dai 300 milioni di abitanti all’epoca di Cristo oggi abbiamo superato i 7 miliardi e tutto questo a discapito di altre specie viventi sulla Terra. Abbiamo ridotto spazi verdi, inquinato terreni, fiumi e mari, abbiamo azzerato centinaia di specie viventi.
L’uomo quindi ha rotto i meccanismi che gestivano gli equilibri su questo pianeta e quindi ha esposto la stessa umanità ad una probabile estinzione. Non a caso da qualche anno la Fao e altri organi internazionali come Unep e la Ipcc ipotizzano scenari catastrofici per l’uomo del futuro. La stessa Fao in un recente summit a Roma ha dichiarato apertamente che andando avanti di questo passo tra qualche decennio saremo costretti a cercarci un altro pianeta.
I teorici di «Gaia vivente» prevedono invece che la Natura troverà comunque una soluzione, purtroppo non allegra per noi umani, infatti si temono pandemie inarrestabili causate da virus o da batteri resistenti ad ogni cura, oppure lo scatenarsi di una guerra mondiale capace di riportare la popolazione umana a meno di un miliardo di abitanti.
Quindi ai nuovi filosofi dell’ambiente rispondo che non è la Natura buona e prodiga, alla Rousseau, con cui conviviamo e dobbiamo confrontarci continuamente, ma una Natura nella sua funzione primaria di controllo e salvaguardia della vita su questo pianeta. Per la natura la morte di un batterio, di una pianta, di un animale è un processo logico senza il quale la vita stessa non esisterebbe. Prendiamone atto e non divinizziamo oltre il dovuto questa Natura, ma prendiamola per quella che è.
In tutto questo oggi però c’è, per noi umani un po’ più attenti degli altri alle dinamiche che regolano la vita su questo pianeta, una profonda preoccupazione. In Natura esiste il meccanismo del feedback o retroazione, ossia ad un input corrisponde sempre una risposta. Nel caso dell’ecologia se eliminiamo una specie, sia essa vegetale o animale, creiamo un vuoto che in un tempo più o meno veloce viene coperto da altre forme di vita. Questo si nota soprattutto in campo forestale (nelle aree temperate del pianeta) quando un incendio distrugge la vegetazione arboricola, sul terreno sterilizzato dal fuoco, le piante superiori non hanno il tempo di riaffermarsi, perché altre piante, quasi sempre arbusti, che hanno tempi di accrescimento più rapidi, vedi le ginestre, occupano tutti gli spazzi liberati dal fuoco e non consentono più agli alberi originali di svilupparsi. La stessa cosa accade quando si distrugge un habitat forestale in cui insetti e batteri hanno trovato in lunghi tempi un loro equilibrio all’interno di quel ecosistema senza uscirne fuori. In questo caso batteri anche patogeni ed insetti che li veicolano finiscono per invadere spazi fino ad allora immuni da tali presenze. Questi sono esempi di come la Natura risponde a certi eventi traumatici. In quelle aree devastate prendono il posto realtà più capaci e veloci relativamente al processo di adattamento.
Tutto questo serve per capire che l’uomo non può pensare di dominare senza effetti collaterali l’ambiente, né di essere immune dalla ritorsione o feedback della Natura. Nessuno può pensare d’essere fuori delle rigide regole dettate dalla Natura. La morte, ad esempio, è una realtà imposta dalla Natura e fino ad oggi non mi sembra che qualche essere su questo pianeta sia riuscito a vincerla. Dobbiamo anche ricordare che la Terra ha visto per 8 volte l’estinzione in massa della vita. La Natura ha sempre vinto e nonostante l’azzeramento della vita causata da fenomeni geologici, climatici e astronomici è sempre riuscita a farla risorgere.
Quindi quando scienziati ed ambientalisti parlano di salvare la Terra, mi viene da sorridere perché, come abbiamo visto, il nostro pianeta con l’aiuto della Natura, sa pensare a se stesso. Semmai si dovrebbe dire di salvare l’uomo, perché questo mammifero ha preso la strada della sua autodistruzione e la Natura in questo caso non può farci nulla, semmai sostituirci.
La Natura, quindi, non va divinizzata, ma rispettata nella sua funzione di creatrice e protettrice della vita in generale. Quindi non solo protetta, come dicono gli amici ambientalisti, ma soprattutto temuta perché, come recentemente ha affermato Papa Francesco in una sua omelia, in occasione dei disastri climatici della Liguria prodotti dall’abuso dell’uomo sull’ambiente, «L’uomo può dimenticare e perdonare, ma la Natura no!».