L’Italia nel clima africano

782
sole
Tempo di lettura: 2 minuti

La fascia climatica che circonda il nostro pianeta dall’equatore ai tropici si è allargata di 250 chilometri verso nord e di altrettanto verso sud. In tale situazione l’anticiclone delle Azzorre è ormai finito a latitudini più settentrionali, sì da interessare a volte l’Islanda e l’Inghilterra, mentre gli anticicloni africani vengono sospinti oltre le coste africane fino a giungere nella Spagna meridionale, in Francia del sud, in Italia e in Grecia

La fascia climatica che circonda il nostro pianeta dall’equatore ai tropici, quella per intenderci dove le temperature sono più elevate a causa dell’incidenza dei raggi solari, si è allargata di 250 chilometri verso nord e di altrettanto verso sud. Ciò ha comportato lo spostamento di condizioni climatiche, relegate in precedenza in Africa, oltre le sponde del Mediterraneo.
Da tale spinta l’anticiclone delle Azzorre è ormai finito a latitudini più settentrionali rispetto al passato, sì da interessare a volte l’Islanda e l’Inghilterra, mentre gli anticicloni africani, in particolare quello Sahariano, vengono sospinti oltre le coste africane fino a giungere nella Spagna meridionale, in Francia del sud, in Italia e in Grecia. È questa ormai una situazione, secondo gli esperti, definitiva. Per noi italiani vorrà dire in futuro periodi estivi roventi e grande siccità, oppure, come è accaduto nell’ultima estate umido, afoso e piovoso. Uno scenario certamente non allegro e purtroppo non finisce qui, i flussi di aria più fredda provenienti dal Polo Nord o anche dall’Atlantico, inevitabilmente si scontreranno con l’aria calda stagnante e con la grande evaporazione del Mediterraneo, per cui nel periodo autunnale dovremmo assistere impotenti a fenomeni meteo estremi.
In questa nuova situazione climatica si potrebbero generare anche nel nostro mare degli uragani, anche se di minor forza rispetto a quelli atlantici.
Che fare allora? Ci rimane la strada dell’adattamento, cioè prepararci a questi scenari futuri in maniera reale attraverso una serie di interventi sul territorio capaci di fronteggiare o limitare l’irruenza di possibili «bombe d’acqua» e, soprattutto, proteggere i nostri boschi dagli incendi estivi. Insomma se questa è la nuova collocazione climatica dell’Italia sarà bene prenderne atto e non aspettare che siano gli «dei» a risolvere i problemi che ogni estate ci colpiranno.