Nell’ultimo decennio i governi italiani hanno fatto scelte economiche sbagliate in campo ecologico ed energetico; hanno sbagliato gli incentivi; non hanno investito razionalmente in ricerca scientifica applicata e tecnologia. Così gli italiani continuano a pagare l’energia al costo più elevato dei popoli europei
– I link dei precedenti articoli: 1, 2, 3, 4, 5
All’inizio del nuovo anno 2015, l’ecologia del pensiero invita ad una calma riflessione sul discorso di chiusura d’anno enunciato dal Presidente Giorgio Napolitano. La commemorazione di fine anno 2014, pronunciata dal Presidente Giorgio Napolitano è stata molto commovente e toccante per la dovizia di ricordi, di notizie e di concetti espressi, pieni di buone volontà e di commozione. Gli auguri rivolti al popolo italiano e gli auspici di armonia politica professata e agognata dal nostro presidente Napolitano, nella speranza che le varie parti la accolgano con atteggiamento proattivo, hanno reso il discorso veramente eccezionale. Particolare menzione va posta all’auspicio per la realizzazione delle riforme a favore del popolo italiano.
Così il presidente Giorgio Napolitano sembra abbia voluto esprimere i suoi ultimi pensieri da Presidente; un lavoro molto faticoso che ha richiesto ogni minima goccia di salute e sacrificio. Tutto il popolo italiano sembra avere accettato di buon grado gli auspici e gli auguri nella speranza, ecologica, che si possano avverare sul serio. Purtroppo gli aspetti politici, le regole e le guerre intestine dei politici italiani disturbano i buoni proponimenti del presidente Napolitano e non gli danno ragione come egli stesso ha velatamente riconosciuto ed espresso la sera di fine anno 2014. L’accenno rivolto ai recenti fatti avvenuti nell’ambito di una certa specie e classe di (cosiddetti) politici romani, ha certamente afflitto il Presidente che ha mostrato dolore per la osservazione della peggiore manifestazione dell’agire politico alle spalle di persone estremamente bisognose e migranti in genere.
Dal discorso ideale del Presidente, intriso di buone speranze e auspici per il popolo italiano, affiora l’antica preparazione comunista vissuta per oltre mezzo secolo con stile, onore e coerenza. Si deve però constatare che, solo in questi ultimi tempi (forse anni), la via percorsa si è allontana dall’antico cammino della idealità unificatrice del popolo. Di conseguenza, riesce estremamente difficile pensare che si possa intravedere una qualsiasi forma di coerenza fra l’antica preparazione del presidente Giorgio Napolitano e le sue tre (o quattro) scelte fondamentali di creazione di tre (o quattro) governi non votati dal popolo italiano. Sembra che la Carta Costituzionale preveda questo tipo di intervento decisionale, quindi nulla da eccepire. (Rif. N° 6)
Tuttavia, riesce estremamente difficile cogliere in questi tre (o quattro) atti un contenuto ecologico di pensiero, una coerenza di intenti che non siano spronati da una forte volontà di gestire i problemi in modo da poterli controllare al massimo nel più breve tempo possibile. In altre parole si intravede una sorta di espressione di una unica alternativa possibile per il popolo italiano, in modo però da escludere di conseguenza anche il ricorso alle urne.
Questa interpretazione della posizione realizzata consente, entro certi limiti, di comprendere ed approvare il fare del ben voluto presidente Giorgio Napolitano. Quel che non si capisce e rimane difficile giustificare è come sia avvenuta la scelta del primo Presidente di Governo esterno alla classe di politici votati, per chiarezza il prof. Monti nominato ad hoc senatore.
Riflettendo sul fare del nostro Presidente della Repubblica, si osserva che Egli non abbia tenuto in debito conto le relazioni dirette di questo professore ed ex rettore, con l’alta finanza internazionale, con le banche di affari internazionali e con le società di rating, che, secondo il dire del giornalista Alessandro Sallusti, hanno fatto un vero e proprio «golpe» in Italia.
In altre parole, come ha dimostrato il Sallusti, l’ex Presidente del Governo sen. Monti ha fatto solo gli interessi della grande finanza internazionale ed europea a discapito del popolo italiano!
Purtroppo gli altri due Presidenti, sia quello intermedio on. Letta, sia questo ultimo giovane presidente Matteo Renzi (che qualcuno in base allo stesso dire del giovane Presidente, ha definito il «rottamatore»), sembrano continuare direttamente la politica iniziata dal senatore Mario Monti, a discapito del popolo italiano.
Purtroppo, tutti commettiamo errori e quindi anche il presidente Napolitano li può fare: nessuno è perfetto! Buon senso ecologico unito al buon senso comune garantiscono che ci sia stata e c’è tanta buona fede da parte del Presidente.
In qualche maniera, nella società della conoscenza mista alla società dell’informazione allargata e distribuita, purtroppo mischiate, contemporaneamente, nell’ambito della società del rischio, il popolo non si rende conto e non tiene in debito conto queste piccole storie o incidenti manageriali ma si ripromette, forse, di tenerne debito conto alle prossime elezioni.
In fondo, dopo il periodo berlusconiano, la gestione governativa ha seguito un’unica direttiva che alcuni considerano fatta di riforme ma che, in realtà, ha solo perseguito il cammino dell’aumento del carico fiscale e della disoccupazione giovanile conducendo ad una enorme quantità di fallimenti di piccole e medie industrie.
Le buone parole, gli auspici e le e speranze sono tante anzi tantissime ed i giovani trovano la forza per passare la notte di Capodanno fuori all’addiaccio a seguire la musica popolare, dimenticandosi della crisi per una notte o solo in occasione delle feste. Poi si vedrà!
Questa situazione generale non può essere accettata da un sano pensiero ecologico che non può ammettere di considerare razionale la su descritta linea di attività politiche locali ed internazionali. La natura del tempo è molto più complessa di quello che appare normalmente alla maggioranza delle persone comuni; il tempo appare molto limitato e quindi bisogna cercare di trascorrere la vita al meglio riducendo al minimo le malversazioni, le offese, le mortificazioni che si ricevono, ogni giorno, da ogni tipo di società organizzata. L’applicazione del metodo «antistronzi» dovrebbe allargarsi sempre per consentire a tutti di impiegare gli aspetti positivi della società della conoscenza, e dell’informazione contro gli effetti negativi potenziali potenziali della società del rischio, le mistificazione della società dei «malware» e della cibernetica anti-informativa, basate sulle produzioni negative degli «haker» di tutti i tipi. Non bisogna dare tregua a questo morbo micidiale che contagia tutto l’ambiente e distrugge il pensiero ecologico. Lo scienziato ribelle Freeman Dyson conosce bene queste cose e cerca di applicarle momento per momento nelle relazioni sociali, politiche oltre che scientifiche.
Inoltre, osservando la storia italiana recente (degli ultimi due lustri) si rileva, come già detto, una certa difficoltà di comprensione degli aspetti etici della ecologia amministrativa del Governo Monti. Di fronte al debito sovrano, l’amministrazione dei tecnici ha preferito, ecologicamente, risparmiare il sovraccarico di tasse ai ricchi per imporlo ai poveri, al popolo e alla classe medio bassa puramente media. La tassa sulla vera patrimoniale non è stata messa! A nulla vale l’approccio globale dell’economia!
Inoltre, per portare un esempio, il popolo italiano si è sobbarcato l’onere morale di aiutare popoli in peggiori condizioni quali il popolo greco tanto vicino storicamente al popolo italiano, o almeno a quello del sud. La somma regalata dal popolo italiano al popolo greco non è andata allo stesso popolo ma solo a togliere parte del debito con il Governo o Banche tedesche. In altre parole, l’ecologia amministrativa italiana si permette di regalare denari alle Banche tedesche mentre queste stesse ci intimano comportamenti economici che conducono direttamente ad entrare nel Terzo mondo.
Un’economia ed una ecologia di pensiero più rette e morali non dovrebbero indurre gli italiani a perdere il senso della realtà ma piuttosto a rendersi conto della sempre più incalzante necessità di rivedere alcune regole di amministrazione ed accordi europei dal punto di vista dell’ecologia del pensiero e delle azioni che certamente appaiono fuori della portata di certi tecnici dell’economia che hanno governato negli ultimi due (o tre) anni in Italia, assoggettandosi solo ai voleri e alle imposizioni dei poteri finanziari forti: si tratta di quegli stessi poteri che hanno ingenerato nel mondo la crisi economica, la crisi finanziaria e l’enorme incremento della povertà delle Nazioni. Neppure Marx alla stessa stregua di Lenin, Stalin, Hitler e Mussolini (i grandi maestri di scuola elementare del secolo scorso) avevano saputo prevedere tanta abilità di sfruttamento dei popoli come avviene ora nell’Europa unificata.
In parte si salva la Perfida Albione che si tiene fuori dall’Euro ma vuole condizionare tutte le politiche europee e, all’occorrenza, dà un forte aiuto alla Germania e fa man bassa di ogni possibilità di sfruttamento. La TV italiana invita i giovani ad andare a lavorare in Inghilterra come aspetto di appartenenza alla Comunità europea. Ma l’Inghilterra appartiene veramente alla Comunità europea?
Tutto ricorda la crisi del ’29 del secolo scorso. Si rimanda la elaborazione del paragone e l’analisi delle differenze di prese di posizioni, di imposizioni di soluzioni e di risposta del popolo italiano alla prossima puntata.
L’aspetto economico dell’ecologia
Dalla storia sumerica alla storia moderna, passando per gli egizi, i greci, i sanniti, gli etruschi e i romani l’ecologia di pensiero, nel senso della moralità intrinseca del pensiero, è sempre stata al di sopra della eventuale, impropria e falsa ecologia della amministrazione. Al primo capitolo è stata trattata la definizione di ecologia (naturalezza e conservazione dell’ambiente naturale) e il relativo tentativo di concordarne il significato. Indipendentemente dalle varie sfumature di definizione, quando si applica ai fattori umani e non solo ai fattori ambientali allora certamente l’ecologia deve implicare aspetti morali ed etici.
Le suddette riflessioni ecologiche e politiche sono sostanzialmente diverse dagli standard ecologici sino ad ora tenuti, ma servono come premessa al discorso economico nel campo energetico ed ambientale.
Nelle puntate precedenti si è accennato alla metodologia adottata dai vari recenti governi italiani per la concessione degli incentivi alle fonti rinnovabili di energia: ne è risultata una vera e propria speculazione economica a favore di pochi eletti ma anch’essa, pagata dal popolo.
Alcuni sostengono (ad es. Paolo Saraceno) che giustamente «…il discorso economico non può essere dimenticato; il discorso energia/clima deve essere globale, gli incentivi devono avere una strategia: vanno dati dove ci sono le tecnologie e dove non ci sono, si deve investire in ricerca».
L’importanza dell’economia e il suo ruolo è assoluta come se si fosse ormai in una sorta di guerra non dichiarata e l’inquinamento viene adoperato come un’arma per determinare la leadership mondiale. A molti questo nodo scorsoio è apparso chiaro sin dai primi incontri sul clima a Ginevra, ancor prima dell’istituzione dell’Ipcc.
In maniera retrospettiva, si osserva che nell’ultimo decennio, in primo luogo a partire dall’operato dell’ex ministro Pecoraro-Scanio, i governi italiani hanno fatto scelte economiche sbagliate in campo ecologico ed energetico; hanno sbagliato gli incentivi; non hanno investito razionalmente in ricerca scientifica applicata e tecnologia. Così gli italiani continuano a pagare l’energia al costo più elevato dei popoli europei. Come la maggiore parte degli italiani sa, i governanti italiani sono costituiti, soprattutto, da onorevoli la cui preparazione è solo equiparabile a quella dei ragionieri o almeno spendono la maggioranza del proprio tempo a analizzare solo aspetti ragionieristici ed operare da «ragionieri».
Quindi, il popolo non si può aspettare di più di quello che certi ragionieri fanno abitudinariamente (scandali economici, mani sporche ancora da pulire, mafia capitolina ecc.).
D’altra parte, nell’accezione migliore, l’eccellenza della ragioneria è la capacità di distribuire i fondi economici alle varie attività secondo regole e leggi sociali, eque ed equipollenti che garantiscano il benessere al popolo e non solo ai ricchi e ai potenti.
In fondo si tratta di un’attività onorevole e, al limite, morale.
In questo periodo, la crisi economica è profonda ed è distribuita quasi alla stessa maniera al sud, al nord ed al centro. Così il numero di aziende che chiudono o falliscono giorno per giorno continua ad essere elevato, soprattutto al nord laddove la loro numerosità è più elevata. Ne consegue che le fonti energetiche alternative e rinnovabili che siano in grado di creare lavoro, creare ricchezza con nuove aziende sono tutte ben venute, ben viste ed accettate dai vari popoli italiani. Queste energie alternative impongono ed aiutano la creazione e l’impiego di piccole e medie aziende di numero crescente e distribuite su tutto il territorio. In altre parole, queste fonti di energia alternative dovrebbe essere una specie di «manna» venuta dal cielo sotto forma solare e/o eolica oppure dalla terra sotto forma di energia geotermica e in futuro si spera anche energia azzurra ecc.
Le Istituzioni sono, quindi, costrette a finanziare al meglio tali attività e fare sconti enormi a queste piccole e medie industrie italiane ma anche (e forse soprattutto) internazionali. Molte industrie hanno già abbandonato l’Italia e molte altre industrie minacciano di abbandonare l’Italia se il Governo non concede loro incentivi e finanziamenti a fondi perduti. Così, il fenomeno della fuoruscita di industrie dall’Italia non si è fermato anzi continua ed aumenta. Alla fine dei conti, però, il «Sistema Italia» non fa altro che incentivare le industrie e le fonti energetiche provenienti, nella maggioranza dei casi, da combustibili fossili.
Di conseguenza, le grandi speculazioni correlate alle prime fonti di energia alternative ossia solari ed eoliche (ed in parte geotermica, biomassa ed energia azzurra) sono state affrontate e rimangono in via di risoluzione anche se non del tutto risolte. La disinformazione dilaga da tutte le parti e, finalmente, le Organizzazioni responsabili hanno trovato una forma di soluzione, all’italiana: hanno scoperto la efficienza energetica. Questo elemento nuovo (tanto pubblicizzato in televisione) nasconde davvero delle potenzialità abbastanza elevate di soluzione dei problemi energetici ma non risolve il problema globale della situazione economica italiana. La decrescita felice, il raggiungimento della massima sostenibilità ed altre frasi fatte come queste due, sono prive di senso e si sovrappongono alla crisi energetica. Alcuni benpensanti in buona fede ci credono e si sono convinti che si raggiungeranno risultati economici concreti che non si risolveranno in un maggiore povertà distribuita per il popolo italiano.
In questo bel panorama energetico-economico (descritto anche con la solita circonlocuzione: «green economy») i soliti geniali pseudo-responsabili hanno tentato di risolvere tutto con l’applicazione, per certi versi giusta, di una delle grandezze fisiche, inventate già nell’Ottocento, e ben nota ai fisici ed ingegneri: la «efficienza energetica». La efficienza energetica consente di risparmiare energia poiché sfrutta al meglio i processi interni di trasformazione dell’energia di ingresso al sistema in oggetto e eroga il massimo della energia di uscita che deve essere sfruttare per il bene di tutti.
Non c’è nulla di sbagliato in questa aspettativa, anzi la sua applicazione dimostra intelligenza e sapere da parte dei responsabili specifici industriali e delle Agenzie energetiche governative che invogliano e, in qualche maniera, impongono, la sua applicazione a tutto il popolo e quindi al sistema energetico italiano.
Però, attenzione, la efficienza energetica non può diventare la panacea per tutti i mali energetici italiani come, sembra, la disinformazione televisiva fa apparire al popolo italiano.
Anche se si riuscisse ad ottimizzare la efficienza energetica, ottenendone veramente il massimo, non si riuscirebbe mai a produrre «energia» o energia nuova che è il vero obiettivo di un sano programma energetico nazionale (Sen).
In questa maniera si continua a fare solo e soltanto gli interessi dei monopolisti energetici a cominciare dai padroni dei combustibili fossili per continuare con le nuove «lobby» di generazione e distribuzione di energie alternative (solari, eoliche, idrauliche, biomassa e forse nel futuro geotermiche ecc.). La sorgente nucleare, quantunque alternativa e industrialmente rinnovabile, non fa parte di questo sottosistema produttivo di energia all’italiana. L’energia nucleare rimane la cenerentola dell’energetica!
L’inerzia economica va a braccetto con l’inerzia produttiva ed energetica. Le «lobby» energetiche monopolistiche tentano di mantenere, come è consuetudine economica nazionale, il loro monopolio trasferendo il loro potere sulle nuove forme di energia alternativa e rinnovabile. In fondo basta ricercare con pazienza e si scopre che le più grandi multinazionali di produzione della energia solare hanno alle spalle, come maggiori azioniste, le più grandi multinazionale dell’energia fossile. L’esempio più eclatante è l’abbandono della legge Hubbert sul picco energetico (Fig. N° 1).
Per dirla con il gattopardo: tutto deve cambiare perché nulla cambi!
Consistenza delle energie rinnovabili
Alcuni specialisti continuano a ripetere delle frasi come la seguente: più volte è capitato che in rete l’energia proveniente dalle rinnovabili è stata superiore a quella tradizionale?
Questo tipo di frase indica solo che le Autorità o i politici non riescono a controllare lo stato della distribuzione energetica. Si osservi la Fig. N° 2 qui di seguito estratta dall’annuario «Iea 2014». La produzione elettrica nel mondo, ammesso che si escluda l’idroelettrico, ha contributi trascurabili da parte delle altre forme di energia rinnovabili. Il consumo di combustibili fossili è in continua e monotona crescita. Questo fenomeno significa ed implica che i responsabili della produzione e gestione dell’energia a livello mondiale non stanno facendo nulla per migliorare la situazione climatica. Dopo le ultime disillusioni tecnologiche procurate dal solare e dall’eolico (si vedano le ultime decisioni del Presidente Obama in materia) si dimostra che solo il nucleare può contrastare la crescita di combustibili fossili. Di nuovo, la fonte di energia nucleare in senso lato che, per molti versi e da tanti lati viene considerala la «Cinderella» dell’energetica, è in grado di fornire una alternativa valida allo strapotere della sorgente fossile.
Dall’osservazione di questa ultima figura si deduce che il futuro presenta solo una forte crescita della fonte eolica. Dai tempi del ministro Pecoraro Scanio a tutt’oggi, sono avvenute molte variazioni sul tema degli incentivi alle fonti alternative rinnovabili che si sono mostrate, nelle risultanze dei fatti, dei veri e propri obbrobri di incentivi sbagliati e donati a pioggia senza alcuna razionalità e controllo di validità e di verifica.
In Paesi europei come l’Italia e la Germania, laddove il solare ha raggiunto livelli consistenti anche del 15% (senza volere dare credito ai veggenti super entusiasti) di produzione nazionale, le osservazioni economiche hanno dimostrato che i mercati energetici interni sono stati drogati da incentivi sbagliati. Tuttavia, questi fenomeni locali non sono riusciti a cambiare o modificare, anche di poco, la situazione energetica e climatica mondiale.
La conseguenza della cancellazione del Picco di Hubbert
Come su accennato e già illustrato nella parte quinta e numeri precedenti, la vecchia legge del picco di produzione petrolifera è stata cancellata ed abbandonata dalle multinazionali del petrolio e «utility» relative.
Non si può assolutamente più affermare, come qualcuno diceva alcuni anni fa, che «le stime sono concordi nel dire che l’emungimento petrolifero è limitato a qualche anno».
Con le nuove metodologie «shale» di produzione di petrolio e di gas, alcune Nazioni quali Stati Uniti, Canada, Venezuela è probabilmente Brasile si avviano ad avere riserve di petrolio confrontabili se non superiori a quelle dell’Arabia Saudita. La estrazione di gas e di petrolio mediante fratturazione appare solo all’inizio dell’era delle nuove tecnologie(shale e perforazioni a grandi profondità). Presto a questi Paesi se ne aggiungeranno altri.
Tutta questa impostazione è applicabile anche all’Italia, laddove comincia a diventare conveniente procedere alla estrazione di petrolio locale (lungo l’Adriatico, e tutti i mari del sud) anche in considerazione del fatto che i Paesi dirimpettai hanno iniziato ad estrarre petrolio con metodi obliqui, non legali e truffaldini.
Va da sé che produrre la propria energia è meglio che importarla!
Da alcuni decenni fenomeni economici analoghi avvengono nel mare del Nord. Alcuni obiettano che tale mare è di colore troppo «nero» quindi inquinato da petrolio, invece le analisi e le misure dimostrano che tale mare è nero solo perché è ricco di plancton, di vita e biodiversità. Così, il pesce congelato che si mangia in Italia normalmente viene da quel mare del Nord che tanto viene bistrattato. La biodiversità del mare del Nord è minacciata solo dalla pesca esagerata.
I nuovi modelli di sviluppo
Tutta questa analisi ecologica moderna conduce alla invenzione di diverse nuove idee di modello di sviluppo e di stile di vita, ad esempio la società agro-biotecnologica (IF Quercia e P. Quercia, 1978), che non tutti condividono. Le discussioni quindi diventano tante e si allargano all’infinito poiché i reciproci obiettivi possono essere divaricanti.
La maggior parte delle persone pensanti puntano ad una società in cui la priorità sia della conoscenza in generale e del mondo circostante in particolare in modo che diventi naturale condurre per mano il popolo a vivere in armonia con la biosfera. Pertanto la conoscenza non può essere un uso indiscriminato ed antropocentrico delle risorse.
Ne consegue che il superamento delle fonti energetiche tradizionali da parte delle fonti alternative è, prima di tutto, condizionato dalla insufficienza delle risorse nazionali rispetto al fabbisogno. Come su accennato, non si può assolutamente credere in un superamento delle fonti classiche basato su considerazioni di efficienza energetica che, apparentemente, dovrebbe ridurre il fabbisogno energetico nazionale senza fare ricorso al nucleare.
La società informativa e mediatiche parla molto del mercato unico europeo di energia che potrebbe o dovrebbe regolamentare i vari fabbisogni dei Paesi Membri opportunamente bilanciandone le necessità, la ripartizione e la erogazione dell’energia. Una unica rete elettrica di distribuzione europea potrebbe consentire di rendere disponibile energia elettrica in ogni punto ed in ogni pezzo di ogni Paese Membro, indipendentemente dalla locazione.
Le solite preferenze dovrebbero consentire la distribuzione paritetica partendo:
1. Francia, Svezia, Cecoslovacchia, Inghilterra Polonia che privilegiano il nucleare e carbone.
2. Italia, Spagna e Germania che privilegiano idraulico, solare ed eolico (forse geotermico ed energia azzurra).
3. Svezia, Danimarca, Olanda che privilegiano l’eolico senza disdegnare il nucleare ecc.
4. Quindi ogni altro tipo di fonte di energia elettrica (fossile, alternativa, nucleare ecc.).
Questo sacrosanto pensiero di interazione sovranazionale appare ecologico, morale, equipollente e equo in ambito di Unione europea. La sua realizzazione pratica e concreta è veramente bella ed è ambiziosa poiché potrebbe diventare una delle opere più integrative più importanti per la vera creazione dell’Europa unita. Una sorta di opera sovranazionale che renderebbe i vari Paesi membri un’unica Nazione: una applicazione della «scienza della morale» di Nietzsche.
Sintomi catastrofici industriali energetici
Purtroppo la situazione energetica italiana, al momento è soggetta a molti fenomeni di disinformazione, di inganni vari, di amplificazione di esigenze e di disponibilità di energia, Si gioca sulla disponibilità di energia elettrica rispetto a tutte le altre forme di energia necessarie a mandare avanti il Paese. Tuttavia, fenomeni ed eventi simili o analoghi si verificano in tutti i Paesi membri europei.
In fondo si tratta solo di una serie madornale di errori energetici commessi dai responsabili energetici ed ecologici europei ed italiani in particolare con gli ultimi quattro Governi.
In base alla crisi economica in generale e quella energetica in particolare, in Italia sono stati distrutti e cancellati la ricerca, l’innovazione, la formazione, oltre ai comparti di eccellenza come la chimica delle materie prime rinnovabili, il nucleare della terza generazione avanzata e della quarta generazione. Si sta rinunciato all’industria manifatturiera (Ilva, Fiat, Olivetti ecc.). Lo «Sblocca Italia» incentra il suo sviluppo sull’aiuto all’impiego delle trivellazioni che offrono risorse limitatissime, non possono risolvere assolutamente la crisi energetica generalizzata. Ciò non bastante, la gestione degli aspetti economici viene assegnata alla Cassa Depositi e Prestiti che analizzerà e controllerà, ad esempio, i debiti prodotti dagli inceneritori ecc.
Alla stessa stregua, il (quarto) IV Rapporto Ipcc, sviluppato dal Terzo Gruppo di Lavoro (Working Group) si scaglia contro il supporto del nucleare e sottolinea:
«Dati i costi relativi ad altre opzioni di produzione energetica, l’energia nucleare, che nel 2005 rappresentava il 16% delle forniture di elettricità, può raggiungere una quota del 18% della produzione totale di elettricità nel 2030 con un prezzo del carbonio fino a 50 US$/tCO2-eq, tuttavia rimangono limitazioni legate alla sicurezza, alla proliferazione delle armi ed alla produzione di scorie».
Questi argomenti vengono ripresi dallo stesso Gruppo di Lavoro nel quinto (V) Rapporto Ipcc con motivazioni e conclusioni diverse. Così, il nuovo rapporto rivede sensibilmente questa posizione per molti aspetti. Pertanto queste obiezioni andranno discusse più a fondo nei prossimi capitoli di questa serie. Di fatto, non è ben chiaro il reale fabbisogno energetico italiano anche in considerazione dello sviluppo di tecnologie poco energivore. Non è chiaro lo sviluppo del nucleare nella sue varie forme dalla fissione di terza generazione avanzata alla fissione di quarta generazione oppure all’energia nucleare da fusione sia essa ad alta temperatura che a temperatura medio e bassa con trasmutazioni nucleari a bassa energia.
Si considerano estremamente superficiali le affermazioni concernente la sicurezza nucleare emesse del Terzo Gruppo di Ipcc. Vanno rivisitate anche in base agli insegnamenti del Riferimento. N° 1, le nuove prese di posizioni di molti governi della Terra. Ad esempio il Governo giapponese ha deciso di riaprire le Centrali Nucleari di Fukushima, e di rilanciare il programma nucleare. Negli Usa, il Presidente degli Stati Uniti Obama ha deciso di acquisire cinque nuove centrali nucleari di tipo AP-100 della Westinghouse, a seguito della grande riduzione (40%) di produzione di energia solare. Così, il Governo cinese sembra di avere fatto eseguire un calcolo complesso per eliminare l’inquinamento da anidride carbonica e particolato in generale mediante l’adozione di centrali nucleari: ne è risultato che ne servirebbero molte centinaia. Per ora il Governo cinese ha ordinato di acquisire almeno 30 centrali nucleari così come sembra voglia fare anche l’India. Tanti altri Paesi del mondo hanno rimesso in discussione il rilancio del programma nucleare mondiale. La Russia sta diventando il Paese che vende più centrali nucleari al mondo.
Riferimenti
1. Robert I. Sutton: Il metodo antistronzi, Elliot Edizioni 2007.
2. Giuseppe Quartieri, Introduzione alla sicurezza dei sistemi nucleari, Ed. IBN 2010.
3. Giuseppe Quartieri: Il pensiero ecologico, (N° 1 ,2 ,3 ,4, 5), Villaggio Globale.
4. Freeman Dyson: Lo scienziato come ribelle, Le Scienze, Longanesi 2009.
5. Pietro Greco, Vittorio Silvestrini: La risorsa infinita, Editori Riuniti, 2009.
6. Antonio Di Pietro, Costituzione Italiana: Diritti e Doveri, Ed. Larus Srl, Bergamo, 1994.