Più di quanta ne venga assorbita dalle foreste boreali di Canada, Siberia e altre regioni del nord. Un nuovo studio ribalta le conoscenze dopo 25 anni. Grazie alla fotosintesi le foreste e il resto della vegetazione terrestre, sono in grado di assorbire fino al 30 per cento delle emissioni di anidride carbonica causate dalle attività umane. Se il tasso di assorbimento dovesse rallentare, il riscaldamento globale potrebbe subire una accelerazione
Secondo un recente rapporto dell’agenzia spaziale statunitense, le foreste tropicali assorbono più anidride carbonica di quanto molti scienziati pensavano, riferisce «Science Daily». Lo studio stima che le foreste tropicali assorbono 1,4 miliardi di tonnellate di anidride carbonica, su un assorbimento totale globale di 2,5 miliardi, più di quanta ne venga assorbita dalle foreste boreali di Canada, Siberia e altre regioni del nord.
«Questa è una buona notizia, perché il sequestro di carbonio da parte delle foreste boreali sta già rallentando, mentre le foreste tropicali possono continuare ad assorbire carbonio ancora per molti anni», sostiene David Schimel, scienziato presso il Jet Propulsion Laboratory della Nasa. Schimel è autore di un articolo sulla nuova ricerca, pubblicato online in «Proceedings of National Academy of Sciences».
Grazie alla fotosintesi le foreste e il resto della vegetazione terrestre, sono in grado di assorbire fino al 30 per cento delle emissioni di anidride carbonica causate dalle attività umane. Se il tasso di assorbimento dovesse rallentare, il riscaldamento globale potrebbe subire una accelerazione.
Il nuovo studio ha compilato fonti molto diverse fra loro, sull’assorbimento del biossido di carbonio in aree differenti, integrando anche varie metodologie, dai modelli computerizzati degli ecosistemi, ai modelli atmosferici con proiezioni temporali (chiamate modelli inversi), alle immagini satellitari, ai dati raccolti sul campo in studi di campione. I ricercatori hanno riconciliato tutti i tipi di analisi e calibrando l’accuratezza dei risultati con misurazioni sul campo, misurazioni a terra. Il risultato di tutto questo lavoro, è una nuova e più precisa stima dell’assorbimento di carbonio da parte delle foreste tropicali.
«Nessuno prima di questo lavoro è riuscito a riconciliare il set globale di informazioni sul ciclo del carbonio atmosferico – ha aggiunto Joshua Fisher, co-autore dello studio -. È incredibile come tutte queste diverse fonti di dati raccolti in modo indipendente possano ora convergere su un risultato complessivo».
Quale tipo di foresta assorba più carbonio non è un fatto di mera curiosità: secondo Britton Stephens, del National Center for Atmospheric Research, questo «ha grandi implicazioni su come gli ecosistemi terrestri possono continuare a compensare le emissioni di anidride carbonica o, al contrario, possono iniziare ad acuire i cambiamenti climatici».
Infatti, le foreste usano l’aumento di emissioni di anidride carbonica per crescere più velocemente, riducendo la quantità che rimane nell’aria. Questo effetto è chiamato fecondazione carbonio. «L’effetto è più forte a temperature più elevate, il che significa che sarà più alto ai tropici che nelle foreste boreali», ha aggiunto Schimel.
Ma il cambiamento climatico riduce anche la disponibilità di acqua in alcune regioni e rende la terra più calda, e questo porta a un aumento dei grandi incendi. Gli incendi non solo fermano l’assorbimento di carbonio da parte degli alberi che muoiono, ma liberano in atmosfera enormi quantità di carbonio.
Per 25 anni, la maggior parte dei modelli climatici computerizzati hanno mostrato che le foreste alle medie latitudini dell’emisfero settentrionale assorbono più carbonio delle foreste tropicali. Tale interpretazione era basata sull’interpretazione dei flussi d’aria globali, che suggerivano come la deforestazione nelle foreste tropicali abbia rilasciato più anidride carbonica di quanta le foreste restanti non fossero in grado di assorbire. Ora la Nasa propone una nuova interpretazione. Se si dimostrerà corretta, porterà anche a sostanziali cambiamenti nell’agenda politica.