Quale qualità ambientale nelle aree urbane

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La Cattedrale di Canosa di Puglia
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Il capitolo dedicato al turismo nelle aree urbane fotografa la situazione in Italia e dedica un paragrafo alla certificazione Ecolabel Ue per un turismo sostenibile. Nelle 73 città considerate, complessivamente, il tasso di ricettività è aumentato del 5,1%, quasi 4 punti percentuali in più rispetto all’aumento nazionale

Ovunque il turismo è in crescita. Il dato non può che essere confortante dal punto di vista culturale e sociale, ma l’altra faccia della medaglia è l’aumento significativo degli impatti sull’ambiente, sulle risorse e sulla qualità della vita dei residenti.
Nel settore turistico i principali fattori di pressione ambientale sono la ricettività turistica (dati raccolti a cura dei comuni), i flussi turistici (dati raccolti a cura delle provincie) e la permanenza media.
Il tasso di ricettività (numero di posti letto ogni 100.000 abitanti) maggiore, rispetto al dato nazionale (7.980 posti letto ogni 100.000 abitanti), si rileva nelle città di Rimini (52.134), Ravenna (23.818), Venezia (18.391), Olbia (14.839), Ragusa (12.328), Firenze (11.536), Lecce (10.043) e Pesaro (9.432) confermando sostanzialmente i dati della scorsa rilevazione del 2008.
Nelle 73 città considerate, complessivamente, il tasso di ricettività è aumentato del 5,1%, quasi 4 punti percentuali in più rispetto all’aumento nazionale.
Anche la densità ricettiva (numero di posti letto per km2) tra il 2008 e il 2012 è in crescita di 1,2, superiore all’aumento registrato a livello nazionale (0,2), ma con variazioni che vanno dalla maggiore registrata a Milano (17,8 posti letto per km2 in più rispetto al 2008) alla minore registrata ad Aosta (-18,7 posti letto per km2. Per il resto in 30 città su 73 il tasso di ricettività diminuisce e in 11 città è stabile.
Secondo i dati comunali e provinciali di fonte Istat nelle 73 città oggetto dell’indagine (mete principali del turismo, anche se rappresentano poco più di un quarto (il 26,9% nel 2012) della popolazione nazionale) il numero di esercizi alberghieri è aumentato del 2,4%, mentre per gli esercizi complementari si registra un +27,2%.
In aumento anche la densità ricettiva con +1,2 posti letto per km2 superiore al valore nazionale complessivo di 0,2.
L’incidenza dei posti letto alberghieri sul totale dei posti letto è pari a 70,5%, valore notevolmente più alto di quello nazionale, pari a 47,3%, ma in diminuzione di un punto e mezzo percentuale rispetto ai dati 2008.
Il numero dei flussi (arrivi e presenze) è invece in linea con il dato nazionale: diminuiscono le presenze (-1,6%) mentre per gli arrivi non si segnalano variazioni.
Nel 2012 anche la permanenza media è stabile, ma con variazioni all’interno del campione: 30 province su 72 registrano un valore superiore a quello nazionale mentre nelle altre diminuisce.
I valori più elevati di intensità turistica si registrano a Bolzano, Rimini, Venezia, Aosta, Trento, sia in termini di «presenze/abitanti» che di «arrivi/abitanti», mentre a livello nazionale restano pressoché immutati (0,1 di differenza).
La permanenza media, insieme al dato degli arrivi, evidenzia le zone particolarmente soggette a pressioni associate alla sistemazione turistica, come il consumo idrico, la produzione e smaltimento dei rifiuti, l’uso intensivo delle risorse naturali, il tipo di mezzi di trasporto utilizzati.
Uno degli impatti più significativi del turismo resta comunque l’incremento della produzione dei rifiuti.
Per meglio valutare tale impatto in forma sperimentale è stato introdotto un indicatore ottenuto dalla differenza tra la produzione pro capite di rifiuti urbani calcolata in rapporto alla popolazione residente e la produzione pro capite di rifiuti urbani calcolata in rapporto alla «popolazione equivalente», ottenuta aggiungendo alla popolazione residente anche il numero di presenze turistiche registrate nell’anno ripartite sui 365 giorni.
A livello nazionale la quota di rifiuti urbani prodotti attribuibili al settore turistico nel periodo 2007-2011 mostra una fase di decremento fino al 2009, per poi riprendere a crescere, seppur lievemente, per attestarsi nel 2011 sui 9,3 kg/ab. equivalenti.
Da qualche anno si parla di turismo sostenibile e in questa ottica è stato istituito il sistema volontario di etichettatura ecologica Ecolabel Ue (Regolamento 66/2010) applicato al settore turistico attraverso le Decisioni della Commissione europea 2009/578/CE e 2009/564/CE, attualmente in fase di revisione.
Sono 166 su 196 le certificazioni Ecolabel Ue che alla data del luglio 2014 risultano rilasciate nelle aree urbane.
Eccetto tre enti pubblici territoriali nell’area urbana di Trento e Torino, sono private e concentrate soprattutto in Puglia e nel Trentino Alto Adige le strutture che hanno richiesto il marchio, che prevede anche una serie di facilitazioni per le imprese concesse dalle provincie e dalle regioni.
Si tratta di un marchio che rappresenta anche uno strumento a disposizione degli operatori economici per comunicare la qualità ambientale di prodotti e servizi offerti. Nell’ambito della filiera turistica può essere concesso ai servizi di pernottamento, che comprendono anche altri servizi accessori quali ristorazione, attività ricreative, aree verdi, ecc., erogati da strutture ricettive e campeggi del territorio che mettono in atto azioni per limitare gli impatti e le pressioni sull’ambiente.
Il rispetto dei criteri previsti per la concessione della certificazione si traduce in un minor impatto ambientale del servizio soprattutto in termini di minor consumo idrico ed energetico, minor produzione di rifiuti, minor uso di sostanze chimiche e valorizzazione di prodotti tipici locali, nonché nell’uso di prodotti a ridotto impatto ambientale.