La lince e l’Accademia

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Visitando il sito Internet dell’Accademia dei Lincei si legge:

«L’Accademia dei Lincei, fondata nel 1603 da Federico Cesi, è la più antica accademia scientifica del mondo; annoverò tra i suoi primi soci Galileo Galilei. Massima istituzione culturale italiana, Ente pubblico non economico, classificata tra gli Enti di primo livello come “Ente di importanza notevole”, dal luglio del 1992, opera da consulente scientifico e culturale del Presidente della Repubblica, che recentemente, motu proprio, ha concesso l’alto patrocinio permanente. Federico Cesi (1586-1630), un patrizio umbro- romano fondò John Heckius (italianizzato in “Ecchio”) e l’umbro-marchigiano Francesco Stelluti Anastasio de Filiis fondarono l’Accademia dei Lincei a cui hanno dato tale nome per ricordare la eccezionale nitidezza e lungimiranza della vista attribuita alla lince, specie di felino ancora non estinto e preso come simbolo della compagnia dei dotti studiosi ed accademici».
Come dato di fatto, nel corso dei secoli, dei decenni, e degli ultimi anni l’Accademia dei Lincei è stata la più grande e la più importante Accademia che ha elaborato e indicato le soluzioni di problemi con lungimiranza ed anticipo di anni o decenni a conferma della lunga vista delle sue «linci» (da cui «Lincei»).
Purtroppo, di recente qualche «lince» di dichiarata ed approvata fama, come Galileo, invece ha dimostrato di comportarsi come una «talpa caeca»: un animale dotato di vista limitata e breve raggio ma compensato da olfatto e udito molto sviluppato, ossia un animale all’estremo opposto della lince.
Recentemente, il 22 gennaio 2015 presso la sede dell’Accademia dei Lincei, è stato tenuta una conferenza dal titolo: «Energia per oggi e domani». Due gli interventi principali: la conferenza del prof. Carlo Rubbia: «Nuove tecnologie per il futuro dell’energia» e la introduzione dell’Alto Commissario per l’energia di Francia, Yves Bréchet su «Problemi energetici: dal mix energetico per i problemi materiali energia».

La presentazione di Rubbia è stata molto intelligente, aggiornata e di mentalità aperta, propositiva, esemplare, soprattutto all’inizio, quando ha presentato l’approccio energetico generale e l’approccio del cambiamento ecologico e climatico secondo le linee guida dell’Ipcc. La situazione energetica europea è stata descritta in modo meraviglioso vero grande maestro. Nell’ultima parte della presentazione Carlo Rubbia, premio Nobel, ha descritto il suo attuale piano di ricerca sulla de-carbonizzazione attraverso i «calstrati» e metodi relativi. Di conseguenza la sua proposta principale si è incentrata in alcuni metodi di de-carbonizzazione (CH4 = 2H2 + C) per la riduzione della produzione di anidride carbonica emessa da metano impiegando come strumento i «calstrati». Di fatto, il metano CH4 ha un ruolo importante per il riscaldamento globale poiché ha un «Global Warming Potential (GWP), cioè la sua capacità, in quanto gas, di peggiorare l’effetto serra, è 25 volte superiore a quella dell’anidride carbonica.

Ovviamente, la proposta di Rubbia si basa essenzialmente ed in modo prioritario sulle energie alternative (idraulica, solare, eolico, geotermico, biomasse e così via) supportate da energie fossili de-carbonizzate. L’energia nucleare è «outside» dal suo scenario e dalle sue prospettive. Con un modo di dire goliardico inglese si può dire: la proposta nucleare per il Premio Nobel Carlo Rubbia, Senatore a vita della Repubblica italiana: «It is in out».
Dopo le due presentazioni, c’è stata una breve discussione aperta al pubblico. Uno dei presenti ha richiesto al sen. Carlo Rubbia il perché si era dichiarato contrario alla inclusione di parte di energia nucleare. Così il Rubbia ha risposto affermando di essere contrario all’energia nucleare a causa del peccato originale della bomba ossia della sua capacità proliferante. Per evitare questa opportunità, il sen Rubbia ha proposto e continua a proporre la utilizzazione del carburante a torio piuttosto che uranio. Giusto!

Va comunque sottolineato che oltre a questa affermazione Rubbia si potrebbe ridurre la proliferazione nucleare anche mediante la realizzazione di impianti nucleari della IV generazione nucleare (NPP). In realtà secondo (mio) modesto parere, il problema della proliferazione menzionato da Rubbia è molto più complesso e ne va rivista la priorità a causa dei seguenti motivi (da Rif. n° 9 a N°36):

1. Negli ultimi due o tre decenni, a causa del trattato Salt e del Trattato di Non proliferazione nucleare (Npt), la quantità di bombe nucleare in tutto il mondo è stato ridotto da quasi 13.000, a quel tempo ripartiti tra Usa e Russia, a circa una somma di 1.643 testate nucleari russe e 1.642 ordigni nucleari Usa (Rif. N° 36). Questo risultato è stato ottenuto principalmente con la realizzazione del processo di ritrattamento dell’uranio arricchito e del plutonio per la produzione di energia elettrica civile, in particolare, con centrali nucleari (Npp) particolarmente progettate e realizzate per il riprocessare il combustibile risultante usato nelle normali Npp civile seconda e terza generazione. Questa grande opportunità di impiegare la capacità di convertire bombe nucleari in combustibile nucleare civile viene utilizzata in tutto il mondo per alimentare centrali nucleari civili. Tuttavia, i suddetti valori numerici non includono affatto tanti altri ordigni presenti in molti Paesi del Mondo (vedere da Rif. N° 10 a Rif. N° 36).

2. In tutto il mondo molti Paesi stanno andando verso l’attuazione di centrali nucleari civili senza avere alcuna intenzione di procedere ad applicazioni di guerra, ma solo per la produzione di energia elettrica a scopi civili per il bene del popolo.

3. In realtà, negli ultimi decenni si è assistito ad una diversa forma di preparazione allo scontro nucleare con il progetto Sdi (Strategic Defence Iniziative). In questo senso oggi qualcuno sostiene che le armi ad energia diretta, di concezione originaria proveniente dallo Sdi sono molto più importanti e interessanti delle armi nucleari.

4. Non si dimentichino le grandi applicazioni concrete della energia nucleare ossia tutta la medicina nucleare e le sue tante e importanti applicazioni per la diagnosi e la cura dei tumori.

5. I criteri di selezione per le fonti energetiche formulati da Rubbia alla fine della presentazione si riducono alla sola frase: la migliore energia è quella meno costosa. Se si applicasse solo questo criterio, l’energia nucleare non potrebbe essere eliminata o esclusa dalla competizione a causa del suo prezzo intrinsecamente ragionevole e basso. Tuttavia, questa selezione di criteri economici è limitata ad un approccio ragionieristico o, se si vuole, specialistico ma non segue l’approccio della fisica, del metodo scientifico e della ricerca. In un ambiente di mentalità aperta, il metodo moderno per affrontare il problema della scelta migliore è fornito dall’approccio del rapporto «costo-efficacia» che mette a confronto le prestazioni di soddisfazione ai relativi premi. Si supponga di mettere a confronto due tipi di fonti di energia. Se, dopo il confronto, risulta che le fonti a paragone presentano parità di livello di produzione delle prestazioni tecniche, allora viene scelta la fonte meno costosa. Al contrario, a parità di prezzo, la soluzione scelta poiché migliore è quella che meglio soddisfa le esigenze ed i requisiti del cliente con migliori prestazioni tecniche. In questo quadro, i criteri proposti da Rubbia appaiono limitati, super semplificati, inaccettabili, inapplicabili e completamente asserviti al potere finanziario.

6. Inoltre, dopo una presentazione molto brillante in materia di energia e cambiamenti climatici basato sulle linee guida Ipcc, il sen. Carlo Rubbia ha concentrato la sua attenzione sulla produzione di un processo de-carbonizzazione, come priorità assoluta, per mantenere «status quo» energetico con petrolio e fonti primarie di energia alternative. In altre parole, l’impiego di processi chimici rimane la priorità produttiva assoluta in campo energetico indipendentemente dalle caratteristiche delle rinnovabili (solari, eolici e altre fonti) di essere fonti energetiche con implementazioni del tutto casuali ed aleatori, intermittenti e inaffidabili. Peraltro il sen. Rubbia non ha fatto alcuna menzione dell’energia nucleare. Di fatto solo la richiesta formale dal pubblico ha imposto la risposta sul nucleare da parte del sen. Carlo Rubbia.

 

La introduzione di Yves Bréchet intitolata «Problemi energetici: dal «mix» energetico a problemi dei materiali» è stata ampia e approfondita trattando a fondo gli aspetti delle necessità specifiche della rete elettrica europea per la gestione della distribuzione dell’energia elettrica nei vari Paesi europei all’interno di ciascuno di essi e tra di loro. Inoltre il prof. Bréchet ha affrontato la problematica dei materiali necessari alla costruzioni di nuovi sistemi di produzione energetica di tutti i tipi dal solare all’idraulico, dall’eolico al nucleare, dal geotermico all’energia azzurra e alle fonti primarie quelle fossili di petrolio gas e carbone.
L’approccio globale in materia di mix energetico presentato dal Bréchet ha suggerito e suggerisce razionalmente e con naturalezza l’armonizzazione di tutte le fonti di energia compresa quella nucleare. Questa introduzione è stata una relazione equilibrata ed armonizzata sul futuro energetico. «Serve un mix energetico più equilibrato, con un peso maggiore delle fonti rinnovabili, in cui però il nucleare conserva il primato».