Le antiche varietà di grano più resistenti al clima

856
agricoltura grano
Tempo di lettura: 3 minuti

E sono anche migliori contro le intolleranze alimentari. Il progetto europeo per salvare le sementi di grano autoctono. Il progetto inoltre favorirà la realizzazione di filiere integrate che vedranno coinvolti oltre agli agricoltori anche i trasformatori come pastai, pasticceri, rivenditori e consumatori

Una ricerca congiunta fra istituti scientifici e agricoltori sul campo per dimostrare che le antiche varietà di grano, più ricche per biodiversità genetica, sono anche quelle che meglio resistono alle variazioni climatiche. E non solo possiedono migliori caratteristiche qualitative e nutrizionali e sono più adatte per l’alimentazione di persone con intolleranze alimentari che interessano una percentuale sempre maggiore di popolazione.
A renderlo noto è Navdanya International, l’associazione fondata dall’ambientalista indiana Vandana Shiva nella tappa aretina del Treno Verde di Legambiente e Ferrovie dello Stato in una conferenza stampa e con un iniziativa rivolta alle scuole, alla quale hanno preso parte anche gli agricoltori custodi per uno scambio di semi.

Entrando nel dettaglio, il progetto LIFE SEMENte parTEcipata ha come scopo la conservazione del germoplasma del frumento duro (Triticum turgidum subsp durum L.) e di altre specie di grano. Attraverso la selezione partecipata il progetto mira ad ottenere varietà adatte ad ogni ambiente di coltivazione capaci di resistere meglio alle variazioni delle condizioni climatiche, caratteristica non riscontrabile nelle varietà maggiormente coltivate e prodotte dall’industria sementiera, far evolvere le varietà negli ambienti dove poi verranno coltivate è estremante importante per garantire le produzioni costanti di anno in anno e per estendere la coltivazione anche in zone marginali, dove attualmente si assiste all’abbandono dell’attività agricola. Inoltre producendo varietà caratterizzate da un’elevata variabilità genetica ha una maggiore possibilità di compensare gli effetti dovuti ai cambiamenti climatici in atto.
Il potenziale della selezione evolutiva è proprio quello di avvalersi di un pool genetico in costante evoluzione, quindi in grado di fronteggiare le diverse avversità che si possono verificare in ogni stagione produttiva. Si favorirà quindi un sistema produttivo che necessita di minori input energetici, che permette una riduzione degli interventi colturali e che mantiene la fertilità del suolo, stabilizzando le produzioni nel rispetto dell’ambiente circostante.
Inoltre le varietà ottenute saranno selezionate anche per migliorare le caratteristiche qualitative e nutrizionali e in particolare si prevede di incrementare il loro grado di tolleranza da parte delle persone che soffrono di sensibilità al glutine (gluten sensitivity, GS) di tipo non celiaco. L’incidenza della sensibilità al glutine in Italia è del 25%. La disponibilità, quindi, di prodotti a base di frumento con ridotta capacità di attivare reazioni intolleranti, risulta di estrema importanza, non solo per le persone con la gluten sensitivity, ma anche per un’alimentazione dedicata all’infanzia.
Il progetto inoltre favorirà la realizzazione di filiere integrate che vedranno coinvolti oltre agli agricoltori anche i trasformatori come pastai, pasticceri, rivenditori e consumatori.

«La selezione delle sementi – spiega Mariagrazia Mammuccini, Vicepresidente e portavoce in Italia di Navdanya International – sarà svolta insieme agli agricoltori che potranno poi mantenere e riprodurre autonomamente i semi, diventando in questo modo custodi attivi della biodiversità. Tali innovazioni incideranno positivamente sul reddito degli agricoltori, dato che i costi di produzione diminuiranno e sarà incrementato il valore dei prodotti ottenuti da una filiera integrata locale».

«La selezione partecipativa evolutiva – dichiara il Prof. Stefano Benedettelli coordinatore scientifico del progetto – ricalca in piccolo i percorsi che avvengono normalmente in natura nell’evoluzione delle specie ed è solo rispettando le leggi della natura che è possibile un sostanziale risparmio energetico. L’utilizzo di materiale seminativo adattato all’ambiente di coltivazione è un modo per rispettare le esigenze produttive senza compromettere l’equilibrio ambientale».
Il progetto LIFE SEMENte parTEcipata vede coinvolti come capofila il Dipartimento di Scienze delle Produzioni Agroalimentari e dell’Ambiente dell’Università di Firenze e come partner Navdanya International Onlus, la Stazione Consorziale Sperimentale di Granicoltura per la Sicilia, Firab (Fondazione italiana per la ricerca in agricoltura biologica e biodinamica), la Provincia di Grosseto, la Regione Marche e l’Ente Regionale Terre Toscane.
Inoltre parteciperanno al progetto aziende agricole toscane, siciliane e delle Marche, campi sperimentali, in cui gli stessi agricoltori saranno soggetti attivi per lo studio e la selezione del frumento duro con miscugli di antiche varietà.