Le nostre cattive acque

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E le previsioni per il futuro non sono migliori, come risulta da quanto comunicato dal nostro Paese alla Commissione europea con prospettive assolutamente insoddisfacenti e ancora troppo lontane dagli auspicabili obiettivi della direttiva, che richiedono che tutti i corpi idrici significativi raggiungano il buono stato di qualità

Legambiente presenta «Cattive acque», il dossier che parla di storie di falde, fiumi e laghi inquinati ma anche di acque salvate dall’inquinamento.
Nel dossier la parola ricorrente è ritardo. Sì perché il nostro Paese, che doveva raggiungere gli obiettivi di buona qualità delle acque secondo la direttiva 2000/60, è invece in grande ritardo.
Ad oggi in Italia lo stato ecologico superiore al buono è stato raggiunto solo dal 25% dei corpi idrici superficiali, mentre lo stato chimico buono è stato raggiunto solo dal 18%. La percentuale dei corpi idrici superficiali che riesce a soddisfare tutti i requisiti è pari solo al 10%. E le previsioni per il futuro non sono migliori, come risulta da quanto comunicato dal nostro Paese alla Commissione europea con prospettive assolutamente insoddisfacenti e ancora troppo lontane dagli auspicabili obiettivi della direttiva, che richiedono che tutti i corpi idrici significativi raggiungano il buono stato di qualità.
Il responsabile scientifico di Legambiente, Giorgio Zampetti, ha dichiarato: «denunciamo quei casi di inquinamento e malagestione che mettono in pericolo i nostri fiumi, laghi e falde. Sono le principali vertenze che Legambiente da tempo segue sul territorio battendosi per una risorsa pulita e accessibile per tutti».
Solo come esempio di malagestione vanno ricordati molteplici casi che dal nord, come il caso Tamoil a Cremona, al sud, come quello di Augusta, Priolo e Melilli in Sicilia, della penisola rendono la risorsa fortemente vulnerabile.
Storie di bonifiche mancate, di inchieste che coinvolgono funzionari pubblici e privati, casi che attendono giustizia al grido di «chi inquina paghi».
Ma accanto a questi casi di inquinamento troviamo anche storie di acque salvate, di fiumi fortemente inquinati che però stanno riacquisendo uno stato migliore grazie a politiche attente di salvaguardia e recupero ambientale, attuate dalle amministrazioni di concerto con le associazioni e gli enti privati.
Insomma storie che infondono buone speranze nella necessità di conferire dignità al nostro ambiente e che sono stimolo per mettere in campo una seria politica di recupero e di tutela dei fiumi, delle falde e delle acque.
In definitiva, c’è molta strada da fare. Serve una politica attenta che favorisca una corretta gestione della risorsa idrica con scelte responsabili e azioni mirate che coinvolgano tutti gli attori interessati e perseguano l’obiettivo di ridurre i prelievi e i carichi inquinanti, favorendo un’azione diffusa di riqualificazione dei corsi d’acqua e rinaturalizzazione delle sponde, fermando i numerosi scarichi industriali e civili che ancora oggi inquinano la risorsa idrica nella speranza che vengano realizzate le tante attese bonifiche delle falde contaminate.
Il dossier è scaricabile on line