Si tratta della Polar Pioneer di proprietà della Shell e destinata alle trivellazioni nel Mare di Chukchi, in Alaska. I sei attivisti sono accampati sul lato inferiore del ponte principale della Polar Pioneer, hanno forniture che gli permettono di restare a bordo per diversi giorni e non interferiranno con le operazioni di navigazione
Nell’Oceano Pacifico, a 750mila miglia a nord ovest delle Isole Hawaii, sei attivisti di Greenpeace hanno scalato la Polar Pioneer, piattaforma petrolifera di proprietà della Shell e destinata alle trivellazioni nel Mare di Chukchi, in Alaska.
Solo qualche giorno fa il Dipartimento degli Interni degli Stati Uniti aveva annunciato un primo via libera alle concessioni petrolifere nell’Artico. Un passo che potrebbe significare che entro cento giorni Shell sarà autorizzata a trivellare nel Mare Artico vicino l’Alaska.
I sei attivisti sono accampati sul lato inferiore del ponte principale della Polar Pioneer. Hanno forniture che gli permettono di restare a bordo per diversi giorni e sono dotati di tecnologia che consente loro di comunicare in tempo reale, pur trovandosi a centinaia di miglia da terra.
L’Esperanza, nave rompighiaccio di Greenpeace, ha inseguito la Polar Pioneer per oltre 5mila miglia nautiche, da quando negli scorsi giorni aveva lasciato Brunei Bay in Malesia.
I sei attivisti, che non interferiranno con le operazioni di navigazione, sono la statunitense Aliyah Field, il neozelandese Johno Smith, lo svedese Andreas Widlund, l’austriaca Miriam Friedrich, l’australiana Zoe Buckley Lennox e il tedesco Jens Loewe.