Rilanciare la ricerca della climatologia medica

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Il prof. Scalia nella sua relazione (Air Ionization and its bioelectrical effects in Urban area and in Mountain areas), presentata insieme al prof. Massimo Sperini, ha sottolineato l’esigenza che, per dare una base metodologicamente più sicura a modelli e teorie interpretative dell’interazione tra ioni aerei e sistemi biologici, è necessario eseguire misure con strumenti innovativi ad alto potere risolutivo. Il clima montano è capace di attivare processi preventivi e terapeutici sulle malattie allergiche respiratorie e sulle bronchiti croniche e nell’asma

A che punto è la ricerca in campo di climatologia medica? I dati ormai sono abbondanti ed i tempi maturi per analizzare le conseguenze sanitarie per gli uomini. Molto si sa, le relazioni fra asma e condizioni ambientali sono note da tempo, ma esistono solo gli interventi farmaceutici? Il famoso «cambiamento d’aria» dei nostri nonni è ancora valido?
Un contributo viene da un recente convegno che si è svolto presso la Casa dell’Aviatore, a Roma, su Climate and Health. La conferenza organizzata da Vincenzo Valenzi del Centro Studi di Biometeorologia e dal gen. Stefano Murace della Fondazione Futura, ha visto tra i presenti la partecipazione di Eric Gavez Betancourt (San Marcos University, Lima, Perù) che ha presentato lo stato della biodiversità nel mondo e sulle Ande in particolare con dati di rilevo.
Sul fronte della climatologia medica umana ci sono stati l’intervento di Pedro Damata (Department of Physiopathology, University Lisbon) e di Nouri Gharbi (Pneumologo dell’Università di Parigi Sud) che con Denis Charpin dell’Università di Marsiglia, nelle loro relazioni hanno presentato l’enorme messe di dati che evidenziano che il clima montano da Briançon a Misurina, da Davos, oltre che da altre ricerche dall’Appennino, ai Carpazi è capace di attivare processi preventivi e terapeutici sulle malattie allergiche respiratorie e sulle bronchiti croniche e nell’asma severo dell’adulto.
Non solo malattie in montagna ma anche bellezza e benessere di cui ha parlato il prof. Marco Colangelo presentando i risultati di una ricerca abruzzese di grande interesse. La parte medica era stata preceduta dagli interventi dei fisici dell’Atmosfera prof. Massimo Scalia (Cirps, Centro interuniversitario di ricerca per lo sviluppo sostenibile) e da Pasquale Avino e Mario V. Russo che hanno esaminato le questioni attinenti alla chimico-fisica degli ambienti urbani e collinari montani.
I dati delle ricerche italo-francesi svizzere venivano confermati sostanzialmente dall’intervento in videoconferenza con Vadym Berezovskyi (Director Department Patophysiology, Academy of Science Ukraine).

Il prof. Scalia nella sua relazione (Air Ionization and its bioelectrical effects in Urban area and in Mountain areas), presentata insieme al prof. Massimo Sperini, ha sottolineato l’esigenza che, per dare una base metodologicamente più sicura a modelli e teorie interpretative dell’interazione tra ioni aerei e sistemi biologici, è necessario eseguire misure con strumenti innovativi ad alto potere risolutivo. A questo proposito ha illustrato il funzionamento di due strumenti frutto della progettazione, sulla base di un’idea di Sperini, del gruppo di ricerca da lui coordinato: il rivelatore di ioni atmosferici Ionmeter AM 101 e l’analizzatore di parametri elettrocutanei Apec 300.
Lo Ionmeter è in grado di misurare la concentrazione, la conducibilità e lo spettro degli ioni aerei atmosferici, spingendosi fino al livello del pA (picoAmpere = 10-12 Ampere); è in corso il suo miglioramento per guadagnare un fattore cento, cioè rilevare fino a poche coppie di ioni, e per un aggiornamento del software in modo che la rappresentazione grafica delle misure effettuate sia adeguata a quel livello.
L’analizzatore di parametri elettrocutanei Apec 300, realizzato sempre dal gruppo di ricerca Scalia, permette di misurare con la precisione di pochi nanoVolt il potenziale cutaneo e le variazioni in ampiezza e frequenza che tale potenziale subisce in rapporto alla presenza di stimoli esterni. Si dischiudono in questo modo notevoli possibilità in climatologia. Per esempio, è possibile quantificare l’azione fisiologica delle brusche variazioni della concentrazione di ioni aerei prima dell’arrivo dei temporali e operare un’azione preventiva nei confronti dell’infarto del miocardio.
Infine il prof. Scalia ha presentato i suoi ultimi due libri in cui sono esposte le ricerche del suo gruppo riguardanti l’elettricità atmosferica.

I dati clinici e quelli epidemiologici potenziati dallo studio sistemico delle proprietà chimico fisiche e ioniche dell’atmosfera montana potrebbero rilanciare la ricerca in campo di climatologia medica.
Sforzi in questo senso sono già in corso dopo il workshop di Briançon del 15 dicembre e si auspica che si potranno trovare convergenze utili per realizzare questi obiettivi nel quadro del riequilibrio tra città e aree montane che aiuterà un riequilibrio socioeconomico di cui si avverte l’urgenza da tutte le parti. Un tema che seguiamo e che abbiamo già posto altre volte all’attenzione del mondo scientifico.
Nei tempi di internet e di collegamenti veloci la prospettiva si impone e i fattori terapeutici dei climi montani ben studiabili oramai favoriranno questi processi che saranno una spinta importante per uno sviluppo armonico e compatibile delle risorse naturali del nostro pianeta.