L’agricoltura biologica in espansione, un bene per la terra

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L'albicocca «Claudia». Due vecchie e rinomate varietà campane («Portici» e «Vitillo») hanno originato una bella varietà precoce con frutti di ottimo sapore.
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In Italia, 1,3 milioni di ettari coltivati a bio, +12,8% rispetto al 2012. Nei terreni biologici, dove è proibito l’uso di fertilizzanti e pesticidi e erbicidi di sintesi, è possibile rilevare un numero doppio di specie vegetali rispetto a quelli convenzionali, fino al 50% in più di ragni, il 60% in più di uccelli e il 75% in più di pipistrelli

Secondo i dati dell’Istituto di Ricerca sull’Agricoltura Biologica (Fibl) e della Federazione Internazionale per l’Agricoltura biologica (Ifoam), a scala globale, l’agricoltura biologica è in continua espansione: la superficie attualmente destinata all’agricoltura biologica nel mondo è di circa 43,1 milioni di ettari, con una crescita del 12% rispetto al 2012; le aree con le maggiori superfici bio sono presenti in Australia (circa 17,3 milioni di ettari, pari al 35% circa della superficie biologica mondiale) e in Europa (circa 11,5 milioni di ettari, pari al 27% della superficie biologica mondiale). Dal 2012 al 2013 c’è stato un incremento di 0,3 milioni di ettari (+3%) della superficie biologica, che adesso occupa il 2,4% della superficie agricola totale. Nell’Ue il totale delle aree biologiche ammonta a 10,2 milioni di ettari; il numero dei produttori è pari 330mila unità. Nel mondo sono 82 i Paesi che dispongono di un regolamento di produzione e commercio del biologico.
Anche in Italia, come confermano le statistiche fornite dal Sinab (il Sistema di informazione nazionale sull’agricoltura biologica presso il Mipaaf) esiste una tendenza positiva del biologico, sia in termini di superficie (ormai a quota 1,3 milioni di ettari (+12,8% rispetto al 2012), circa un decimo della superficie agricola italiana), sia di numero di aziende (46mila produttori e oltre 52mila operatori), sia di fatturato (3,5 miliardi di euro, oltre il 2% delle vendite alimentari totali del Paese). L’Italia è al secondo posto in Europa e al quinto nel mondo per superficie biologica.
Ce lo racconta un’indagine condotta dall’Ispra, che conferma quanto l’agricoltura biologica vinca su quella convenzionale, in termini di biodiversità, di qualità delle acque e del suolo, di bilancio di gas serra, di uso e consumo delle risorse quali suolo, acqua ed energia.
L’agricoltura biologica contribuisce a mantenere, a proteggere la singolarità e la «territorialità» della diversità genetica e di specie delle piante coltivate e degli animali allevati nelle differenti aree geografiche.
Nei terreni biologici, dove è proibito l’uso di fertilizzanti e pesticidi e erbicidi di sintesi, è possibile rilevare un numero doppio di specie vegetali rispetto a quelli convenzionali, fino al 50% in più di ragni, il 60% in più di uccelli e il 75% in più di pipistrelli.
Da un quarto di secolo, la produzione di alimenti bio è continuamente cresciuta in Italia, imponendosi anche come filosofia e stile di vita orientato a principi sociali e ambientali come equità, commercio solidale, sviluppo rurale ed eco-sostenibilità. L’Italia è ai primi posti nella Ue per la produzione agricola bio e si colloca al secondo posto (dopo la Spagna, 1,6 milioni di ettari) per l’estensione delle aree biologiche, risultando anche tra i primi produttori al mondo di agrumi, olive, frutta (uva, ciliegie, pere, prugne, mele, mele cotogne e albicocche), cereali e ortaggi.
Dai dati raccolti, emerge che il 60% dei consumatori italiani acquista bio. Nel 2014 si è registrato un netto incremento sia rispetto al 2012 (+5,8) sia rispetto al 2013 (+4,5%). Nei primi cinque mesi del 2014, nelle famiglie italiane i consumi di prodotti biologici confezionati nella grande distribuzione sono aumentati del 17% in valore rispetto ai primi cinque mesi del 2013, mentre la spesa agroalimentare complessiva ha subito una sensibile diminuzione (-1,4%).
I demografi stimano che entro il 2050 la popolazione raggiungerà i 9 miliardi di persone e che la domanda mondiale di cibo e fibre crescerà del 70% rispetto alla domanda attuale. Rispetto alla sicurezza alimentare, altri elementi di preoccupazione derivano dalla concorrenza dei terreni agricoli per alimenti o prodotti non alimentari (come i biocarburanti e bio-plastica), e la concorrenza per altri usi del territorio, come ad esempio gli insediamenti urbani e le infrastrutture, nonché l’antagonismo tra l’agricoltura e gli altri settori produttivi per la terra e le risorse idriche. Inoltre, la sicurezza alimentare globale è minacciato dai cambiamenti globali, tra cui il cambiamento climatico. Infine, è necessario garantire l’integrità degli habitat naturali e, più in generale, della biodiversità, il presupposto dei servizi ecosistemici, che sono alla base del benessere delle comunità.
Una questione fondamentale nel dibattito sul contributo dell’agricoltura biologica per il futuro dell’agricoltura mondiale e della sicurezza alimentare è se l’agricoltura biologica sarà in grado di produrre cibo a sufficienza per sfamare il mondo. Il confronto tra la produttività dell’agricoltura biologica e di quella convenzionale ha un ruolo centrale in questo dibattito.
La questione della sicurezza alimentare globale è affrontata dall’edizione 2015 dell’Esposizione Universale di Milano, il cui titolo «Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita» è un eloquente invito per trovare rapide soluzioni al problema della sicurezza alimentare mondiale e alla sostenibilità.
L’analisi di Ispra dimostra che la produzione dei suoli biologici è in media l’80% della produzione dei suoli convenzionali. Ma la variazione è sostanziale. Il divario di rendimento organico differisce in modo significativo tra i gruppi di colture (3% per il raccolto di frutta e il 35% per la verdura) e le regioni del pianeta. D’altra parte, lo studio mostra che i terreni sottoposti a forme intensive di agricoltura sono soggetti ad un calo della fertilità e della capacità produttiva. Alcuni studi stimano che quasi il 40% dei terreni coltivati intensivamente andrà perso entro il 2050. Al contrario, i suoli organici tendono a mantenere le proprietà biologiche, fisiche e chimiche nel corso del tempo, contribuendo a mantenere la produttività e garantire la sicurezza alimentare a lungo termine.
Alcuni studi stimano che quasi il 40% dei terreni in cui si pratica l’agricoltura estensiva andrà perduto entro il 2050. Al contrario, i terreni biologici mantengono le caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche nel tempo, contribuendo a mantenere la produttività e garantire nel lungo periodo la sicurezza alimentare.

 

(Fonte Ispra)