Cambiare l’economia è possibile

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Alcune esperienze di imprenditori che hanno smontato la tradizione per ricrearla. Più che decrescita felice si promuove una nuova crescita felice che scardina una fase economica e sociale attuale che è definita «disumana» e promuove la cooperazione come formula alternativa per liberarsi dalla dittatura del denaro

Un naso rosso impertinente che smonta e rimonta concetti arrivando a conclusioni a prima vista bizzarre ma che poi rivelano tutta la loro disarmante umanità. I «Nasonaso social clown» sono stati gli autentici mattatori di questa seconda edizione dei Colloqui di Martina Franca muovendosi leggeri tra temi economici portati avanti da non economisti, storie d’imprese di imprenditori un po’ diversi, studenti che approfondivano senza studiare.
Una linea di piccola follia che in due giorni di confronto, organizzati da Costellazione Apulia, ha animato il dibattito sul tema «Quale impresa per quale economia» tra tanti imprenditori ma in totale assenza di economisti, tra pecore volanti e schizofrenici che portano avanti aziende di successo .
«Il mio limite è il tuo bene» ha tuonato Paolo Cacciari a conclusione del suo intervento e la platea di oltre 100 persone gli ha tributato un’ovazione di applausi a sottolineare l’adesione a concetti come responsabilità, condivisione, rispetto, etica. Perché i Colloqui sono un posto particolare dove si parla e si portano testimonianze concrete di una «economia altra» differente, dove non è il mercato a comandare ma l’uomo e le sue necessità, nel rispetto dell’ambiente e delle risorse. «Non si possono trattare la terra, l’acqua o le risorse come merci – ha spiegato Cacciari nel suo intervento –. Il denaro non può tutto e non è tutto ed ecco perché le strategie che vanno bene per gestire un panettone non possono essere applicate anche a beni essenziali. Dobbiamo finirla con un’economia degli scarti che è una economia di morte».
E a proposito di «scarti» ecco la testimonianza di Andrea Materzanini, psichiatra che da oltre 25 anni porta avanti una cooperativa sociale dove persone in disagio psichico lavorano, socializzano, trovano la loro dimensione umana. «Cascina Clarabella è una sfida – ha sottolineato – malati che altrove vengono scartati trovano una loro dimensione e diventano protagonisti di sviluppo sociale». Cascina Clarabella è oggi un’azienda agricola, un agriturismo, una impresa che produce biogas (altri scarti come il letame che vengono valorizzati, N.d.R.) e viene portata avanti da pazienti schizofrenici.
E se si segue il filo della follia ecco apparire stormi di pecore volanti, loghi di una azienda antica dove la caparbietà di un nipote ha ripreso la tradizione di un bisnonno visionario e riattivato telai in un lanificio abbandonato. Emilio Leo del lanificio Leo porta avanti una scommessa in un territorio difficile come la Calabria, è riuscito ad innovare nella tradizione con il suo «punto pecora», «perché io sono entrato dentro la tradizione per poi smontarla e rimontarla», ha raccontato, partendo dal simbolo stesso dell’impresa: era un leone (che riprendeva il cognome della famiglia) ed è diventata una pecora rossa che vola.
Aziende che fanno la differenza, sono la struttura portante di questi Colloqui dove Vito Manzari e Vito Albino si muovono da padroni di casa, ricucendo riflessioni e raccogliendo sollecitazioni e risate tra un piatto di capocollo e passeggiate in un centro storico, quello di Martina Franca, unico nel suo fascino. Più che decrescita felice si promuove una nuova crescita felice che scardina una fase economica e sociale attuale che è definita «disumana» e promuove la cooperazione come formula alternativa per liberarsi dalla dittatura del denaro.
«Il 60% del lavoro svolto nel mondo non rientra nel conto dell’economia retribuita – si spiega durante la tavola rotonda conclusiva tra tutti i relatori – si parla di chi si prende cura dell’altro, chi opera in famiglia, chi è attivo nel volontariato. È un valore altissimo che sostiene la società, molto più del mercato».
«Ecco perché cambiare l’economia non è una cosa impossibile – chiosa Alexander Rossner –. Che la forza sia con voi». E con un gruppo di piccoli clown che si vogliono pensare agenti del cambiamento.

Questa seconda edizione dei Colloqui di Martina Franca si può rivedere attraverso quanto pubblicato in Rete  dove ritrovare i tanti relatori che hanno partecipato. L’appuntamento è per il prossimo anno e la terza edizione dal tema «Quale uomo per quale impresa».