I cambiamenti, raramente percepiti nelle loro dimensioni qualitative e quantitative, sono intanto avvenuti e anche se le teorie, che li avevano ispirati, potevano avere qualche buon fondamento, la pratica poi ha fallito, nel perseguire obiettivi e finalità, perché si è mostrata sempre più complessa di come era stata immaginata. Per quanto riguarda i rifiuti, per esempio, molti, nel recente passato, si sono armati di progetti e ancora molti, quando videro le relative macchine in funzione osannarono ai progressi della tecnica e della scienza.
Molto spesso, però, i processi messi in atto e i loro prodotti si sono rivelati di dimensioni inadeguate rispetto ai risultati vantati e attesi. Le procedure di smaltimento sono state spesso mal gestite e certamente non sono state miracolose come molti attendevano che fossero: nel migliore dei casi hanno mitigato gli aspetti formali più evidenti (ingombro, logistica, riciclaggio, pur se con procedure non trasparenti e comunque con ulteriori costi non previsti e mal gestiti) solo di qualche frazione di rifiuto differenziato. Le attività di smaltimento hanno, così, richiesto frequenti integrazioni finanziarie è non è difficile immaginare chi le abbia poi dovute pagare. Nella catena «risorse -> produzione -> consumi -> rifiuti», tutte le fasi che riguardano la gestione dei rifiuti sono a carico non solo dei consumatori che li hanno generati, ma anche della fiscalità generale (cioè anche a carico di chi non accede o almeno si astiene da quei consumi estremi ed effimeri che hanno un forte impatto sull’ambiente, sulla salute umana e, quindi, sui costi per porre rimedio alle relative conseguenze).
Lo smaltimento dei rifiuti è un’attività che è necessario attivare non solo a valle di un consumo, sui rifiuti finali, ma che inizia fin dalle prime fasi dell’approvvigionamento delle materie prime (dalle distruzioni, spesso senza risarcimenti fisici ed economici adeguati, che avvengono a danno dei luoghi nei quali tali risorse sono disponibili). Si tratta di uno smaltimento che dipende anche dal buon funzionamento degli impianti (dei quali, forse, non solo nel passato, i conduttori ignoravano spesso il funzionamento concepito solo come processo di tipo meccanico, gestito con attività di raccolta, di controllo dei flussi e con motori che azionavano macchine di vario genere, e che si completava con lo stoccaggio di un prodotto finale che alcuni immaginavano potesse essere addirittura privo di volume.
I processi, invece, in particolare quelli delle acque reflue, essendo di tipo bio-chimico-fisici devono essere monitorati, controllati e revisionati in continuo. È, infatti, necessario mantenere attive ed efficaci le reazioni complesse che garantiscono, nei digestori o negli inceneritori, la trasformazione dei rifiuti (spesso di precaria e imprevedibile composizione) in prodotti definibili come inerti. Per i rifiuti solidi, spesso sono state adottate e sopportate decisione che hanno creato quasi più problemi (economici e di sicurezza) di quanti, poi, ne avrebbero dovuti affrontare. Il confinamento di tali rifiuti in discarica, per esempio, non solo non ha dato i risultati attesi. Ma è, oggi causa di gravi problemi per molti territori. In molti casi, però, c’è anche da evidenziare che questo confinamento, non potendo controllare il livello dei consumi, si è presentato come l’unica misura, immediatamente adottabile, per evitare ingestibili disastri igienico-sanitari.