«Basterebbe guardare all’estero per capire e prendere esempio. Perfino negli Stati federali come gli Usa a nessuno verrebbe in mente di sgretolare il National Forest Service o il National Park Service, i cui Ranger sono figure molto rispettate, competenti e capaci di assicurare il pieno controllo del territorio»
La paventata «soppressione» della Forestale continua a suscitare preoccupazione e dibattiti.
Di fronte alla reazione nettamente contraria dell’opinione pubblica, ora l’attacco è stato attenuato, dicendo che si tratta di un semplice «accorpamento»… Ma il tiro alla fune non cessa. Moltissime forze culturali e ambientaliste sono scese in campo in difesa della Forestale, e tuttavia il Governo non sembra particolarmente sensibile agli allarmi ecologici, né attento alle proposte di quanti tengono all’ambiente. Sulla questione abbiamo voluto sentire l’opinione del naturalista italiano che, tra mille dure battaglie, ha maturato la più ampia esperienza sul campo per la salvaguardia di alberi, foreste e animali in pericolo, il professor Franco Tassi di Roma. Ecco le sue risposte.
Lei è noto per aver spesso combattuto deviazioni e lacune degli apparati pubblici, ma ora si è schierato in prima linea in difesa del Corpo Forestale, come mai?
È vero, non sono stato mai troppo tenero con le burocrazie ministeriali, gli intrighi della politica e certe deviazioni della Forestale… Ho combattuto i tagli eccessivi dei boschi, l’abbattimento dei patriarchi verdi ultrasecolari (che venivano definiti «piante mature, stramature e seccaginose»), e ho cercato di far capire l’importanza delle foreste vergini e vetuste, del sottobosco e del legno morto… Ma va detto che negli ultimi tempi, grazie a queste battaglie d’avanguardia e sulla scia dei Paesi più avanzati, la situazione è cambiata. Oggi la Forestale è scesa in campo a tutela della Biodiversità, dei Parchi e delle Riserve. E chi altri potrebbe reprimere meglio i reati ambientali? Certamente avrà urtato molti interessi speculativi, e forse qualcuno vorrebbe toglierla di mezzo.
La tesi ufficiale governativa è che si punta alla semplificazione organizzativa, unificando tutti i corpi di polizia per risparmiare fondi pubblici e governare l’intera struttura in modo più agile…
Per quanto ho spesso percepito in casi simili, dietro alle belle parole potrebbe covare però qualche preoccupante ansia di centralizzazione. Oggi la formazione e la specializzazione di un Corpo come quello Forestale, o quello della Guardia Costiera, sono cardini essenziali per la difesa dell’ambiente. E debbono operare con sufficiente autonomia, al riparo di indebite pressioni partitiche.
Vuol dire che la politica non dovrebbe interferire nell’azione dei Corpi che difendono la natura, per terra e per mare?
Proprio così, i partiti non devono pensare di poter piegare le leggi ai propri interessi, ma certo una buona politica condivisa, che spesso da noi manca, deve imprimere indirizzo e impulso perché l’ambiente sia protetto per il «bene comune». E invece con i provvedimenti in discussione si rischia di confondere le idee, mescolare mezzi e competenze, e modificare i regolamenti, disintegrando lo spirito di appartenenza al Corpo, mortificando la sua stessa identità e dissolvendo la memoria storica. Sarebbe davvero disastroso…
Ma si sostiene che ciò sia necessario per assicurare risparmi, la cosiddetta «spending review»…
Abbiamo già visto dove ci sta portando questa miope strategia contabilistica, e poi è stato ampiamente dimostrato che l’accorpamento non porterà risparmio alcuno. Intendiamoci: il coordinamento territoriale e settoriale, le centrali operative informatizzate, gli archivi, le documentazioni e i servizi internazionali possono ben agire in modo contiguo, parallelo, intercomunicante. Ma le Pattuglie che si muovono sul fronte della natura debbono avere soprattutto la piena conoscenza del territorio e delle comunità locali, una competenza indiscussa e una forte motivazione. Altrimenti si replicherebbe la farsa di credere che per stanare banditi e bracconieri in Aspromonte e in Sardegna sia sufficiente inviare, come un tempo, gruppi di giovani cittadini al servizio civile o militare.
Nessun accorpamento, quindi, sarebbe consigliabile?
Parlando di Forestali si fa spesso enorme confusione, mescolando le vere Guardie dello Stato, e delle Autonomie locali, con gli Operai Forestali assunti stagionalmente nel Mezzogiorno… Forse si potrà considerare positivamente l’assorbimento, previa adeguata formazione, delle Guardie Provinciali. Ma trasformare i Custodi della foresta, della montagna e della fauna in poliziotti sarebbe insensato. Perché? Alle prime emergenze, i Prefetti li spedirebbero ai seggi elettorali, al controllo del traffico e al servizio d’ordine attorno agli stadi. E la natura resterebbe sempre più facile preda dei bracconieri.
Insomma, sembra di capire che se si vuole davvero proteggere la natura occorre prendere la strada opposta: non accorpare, ma potenziare la Forestale.
Certo, in fondo basterebbe guardare all’estero per capire e prendere esempio. Perfino negli Stati federali come gli Usa a nessuno verrebbe in mente di sgretolare il National Forest Service o il National Park Service, i cui Ranger sono figure molto rispettate, competenti e capaci di assicurare il pieno controllo del territorio. Una professione ambita, molto impegnativa, ma ideale per tutti i giovani che amino davvero la natura. Qui non si tratta di tagliare o risparmiare, ma di investire saggiamente per il lavoro, l’ambiente e il futuro di tutti.