Energia solare… e pulita

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Ricercatori dell’Istituto Spin-Cnr, in collaborazione con l’Università di Vienna e la North Carolina State University (Usa), hanno studiato una «perovskite» ibrida con interessanti proprietà fotovoltaiche e totalmente ecologica. La ricerca inoltre potrebbe avere come ricaduta lo sviluppo di dispositivi spin-opto-elettronici più potenti e multifunzionali. I risultati sono pubblicati su «Nature Communications»

Negli ultimi anni si è assistito ad una rivoluzione nel campo dei nuovi materiali fotovoltaici. Tra questi le «perovskiti» ibride organico/inorganiche sono in grado di convertire il 20% dell’energia solare in energia elettrica. L’aspetto negativo è che contengono piombo, materiale nocivo per la salute e l’ambiente. Ora un team internazionale che coinvolge l’Istituto superconduttori, materiali innovativi e dispositivi (Spin-Cnr) dell’Aquila in collaborazione con l’Università di Vienna e la North Carolina State University, ha segnato un importante passo avanti, attraverso uno studio teorico computazionale sulle perovskiti ecologiche. Il lavoro è pubblicato su Nature Communications.
«Il nostro studio era mirato a cercare un’alternativa sostenibile sia alle celle solari fatte di silicio, i cui costi sono elevati a causa dei complessi metodi di fabbricazione, sia alle perovskiti ibride finora studiate, meno costose ma tossiche per l’uomo e per l’ambiente per via del piombo in esse contenuto – spiega Alessandro Stroppa, fisico Spin-Cnr -.Nelle nostre simulazioni al computer, abbiamo studiato una nuova perovskite ibrida promettente in ambito fotovoltaico, e non contenente piombo. Impiegando queste perovskiti per convertire energia solare in elettrica, avremmo quindi energia doppiamente pulita, da una parte perché solare e, dall’altra, perché ottenuta con un composto non contenente piombo».
I ricercatori sottolineano altre proprietà interessanti di questo materiale che riguardano la sua struttura elettronica. «La struttura di queste “perovskiti” è un ibrido formato da una parte inorganica intercalata con molecole organiche, che, a loro volta, posseggono un dipolo elettrico – prosegue Silvia Picozzi, coordinatrice del gruppo Spin-Cnr -. Il nostro studio teorico mostra che questi dipoli possono ordinarsi e dar luogo ad una polarizzazione elettrica che aiuta le cariche foto-generate a separarsi, influenzando positivamente l’attività fotovoltaica, che risulta così potenziata». «Inoltre ci siamo focalizzati sui gradi di “liberta” di spin, un aspetto finora poco studiato in questi materiali, scoprendo una particolare geometria della cosiddetta “spin-texture”, che risulta controllabile con un campo elettrico esterno. In questo materiale si potrebbe quindi sfruttare questa nuova funzionalità di spin e ottenere dispositivi multifunzionali efficienti e versatili. Queste peculiari proprietà sarebbero ad esempio potenzialmente eccellenti per lo sviluppo di una nuova generazione di dispositivi spin-opto-elettronici (strumenti che convertono segnali elettrici in segnali ottici-fotoni-e viceversa, come i Led)», conclude Stroppa.