Come cambierà il clima in Italia

825
Tempo di lettura: 4 minuti

I dati riportano un aumento della temperatura media italiana di 3,2 gradi centigradi per secolo. Per quanto riguarda le precipitazioni, la ricerca mostra un aumento nelle stagioni fredde e una diminuzione per le stagioni calde (con riferimenti ai dati medi dei trentenni di fine XX secolo e di fine XXI secolo). Sono dati associabili al rischio alluvioni per quanto riguarda le stagioni invernali e ai problemi inerenti la gestione delle risorse idriche nelle stagioni estive e primaverili

Per conoscere il clima del futuro, che Papa Francesco definisce un bene comune nella sua Enciclica «Laudato Si’» e che è protagonista di eventi rilevanti come «Gli Stati generali sui cambiamenti climatici», i dati climatici e la scienza del clima giocano un ruolo determinante. Risultati sempre più affidabili sono il frutto di simulazioni sempre più precise e dettagliate che consentono di studiare i cambiamenti climatici in Italia come mai era stato possibile prima d’ora. Dagli avanzamenti della ricerca scientifica del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (Cmcc), informazioni su come e quanto cambieranno le temperature e le precipitazioni nel nostro paese per i decenni a venire. Dati di grande importanza per i decisori pubblici: ora, chi deve elaborare strategie per affrontare e limitare gli impatti dei cambiamenti climatici (dal rischio idrogeologico alle conseguenze per settori socio-economici come ad esempio l’agricoltura) ha nuove conoscenze a disposizione, frutto di contributi scientifici di accresciuta affidabilità e precisione.

È come fare uno zoom su una parte della Terra, ingrandire un’area di particolare interesse fino a che non si riesca a vedere in maniera adeguata quello che vi accade e produrre informazioni utili a capire quali saranno gli impatti di un clima mutato su quello specifico territorio, con le conseguenze che ne possono derivare per la pianificazione ambientale e territoriale, per le attività economiche e per la sicurezza dei cittadini.
È il lavoro di un team di scienziati del Cmcc che si occupa, tra le altre cose, di studiare i cambiamenti climatici attuali e futuri su scala regionale, utilizzando modelli numerici che consentono di raggiungere un livello di dettaglio sufficiente ad analizzare il clima di una determinata area del Pianeta, come l’Italia, ad esempio.

Italia: temperature più calde, precipitazioni più scarse in estate e più abbondanti in inverno

In questo caso, infatti, la lente d’ingrandimento si è concentrata sul nostro Paese, facendo luce su come sarà, in accordo agli scenari adottati dall’Ipcc, il clima italiano alla fine del secolo in corso.
Edoardo Bucchignani, Myriam Montesarchio, Alessandra Lucia Zollo e Paola Mercogliano sono i nomi degli scienziati del Cmcc e del Cira di Capua che hanno condotto questa ricerca con un modello regionale dal nome Cosmo-Clm e l’hanno raccontata in un articolo scientifico pubblicato nella rivista «International Journal of Climatology» con il titolo «High-resolution climate simulations with COSMO-CLM over Italy: performance evaluation and climate projections for the 21st century» (Doi: 10.1002/joc.4379).
I risultati contenuti nell’articolo sono testimoni di una ricerca che per la prima volta rende disponibili scenari climatici sull’Italia per valutare con elevata affidabilità le variazioni di temperature e precipitazioni per il secolo in corso e i relativi impatti.
Nello specifico, i dati (che sono stati elaborati graficamente utilizzando il software Clime del Cmcc) riportano un aumento della temperatura media italiana di 3,2 gradi centigradi per secolo (i dati riportati considerano la differenza tra le temperature medie dei trentenni 1971-2000 e 2071-2100). Per quanto riguarda le precipitazioni, la ricerca mostra un aumento nelle stagioni fredde e una diminuzione per le stagioni calde (con riferimenti ai dati medi dei trentenni di fine XX secolo e di fine XXI secolo). Sono dati particolarmente significativi perché associabili al rischio alluvioni per quanto riguarda le stagioni invernali e ai problemi inerenti la gestione delle risorse idriche nelle stagioni estive e primaverili soprattutto nelle regioni settentrionali della penisola, con particolari implicazioni sia per la disponibilità di acqua ad uso civile (abitazioni), sia per altri usi come per i settori agricolo e industriale.
Per realizzare con successo queste ricerche c’è bisogno di strumenti innovativi, di ricerca d’avanguardia e di dati climatici ad alta risoluzione sul passato e sul presente dell’area presa in considerazione. Confrontando, infatti, gli esiti prodotti dal modello con i dati storici osservati e forniti da alcuni istituti regionali (Arpa Piemonte, Arpa Veneto, Arpa Emilia Romagna, Arpa Toscana, Arpa Sardegna, Civil Protection of Campania and Arpa Calabria), è stato possibile validare i risultati della ricerca e riconoscerne l’affidabilità.

Strumenti e conoscenza per i decisori politici

La disponibilità di queste informazioni assume un’importanza particolare in un momento in cui le normative comunitarie e nazionali insistono sulla necessità dell’analisi di scenari di cambiamento climatico per la pianificazione territoriale. Il Documento di economia e finanza 2015 (Def) redatto dal ministero dell’Economia e delle Finanze e approvato dal Governo italiano, ad esempio, fa esplicito riferimento alla Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Snac) stilata attraverso un processo di collaborazione che ha visto protagonisti i Ministeri competenti, gli stakeholder e un panel (coordinato dal Cmcc) di circa 100 scienziati dei principali istituti di ricerca nazionali, delle Università e delle Fondazioni private. Nella Strategia sono definite alcune azioni che dovranno essere tenute in considerazione nella stesura della pianificazione nazionale che dovrà avvenire entro il 2016.
La possibilità di poter disegnare proiezioni dei cambiamenti climatici per il nostro Paese a questo livello di dettaglio evidenzia il modo in cui la ricerca scientifica produca conoscenze di supporto ai decisori politici anche a livello nazionale e regionale (oltre che globale) nel momento in cui sono chiamati a prendere decisioni con l’obiettivo di valutare il rischio derivante da cambiamenti climatici ed elaborare strategie e politiche per affrontarne e limitarne gli impatti.