Il volo di Solar Impulse 2, e soprattutto questa tappa attraverso il Pacifico, hanno aperto nuove strade all’ingegneria aeronautica, alla tecnologia dei materiali da costruzione, alla fisiologia del volo umano e all’uso dell’energia solare
Alle 18 esatte, ora di Roma, di stasera venerdì 3 luglio è atterrato all’aeroporto di Kalaeloa nelle isole Hawaii, l’aereo Solar Impulse 2 dopo un volo senza scalo di 8.300 chilometri dal Giappone, iniziato domenica scorsa alle otto di sera, ora di Roma. All’arrivo era l’alba di una giornata in cui splendeva ancora la luna piena. Gli applausi hanno accolto il pilota, André Borschberg, che ha volato da solo, in una cabina di tre metri cubi, per cinque giorni e cinque notti nei quali ha dormito in tutto 40 ore a brevi intervalli.
Il volo ha vari aspetti singolari. Questa Giappone-Hawaii è l’ottava tappa di un giro intorno al mondo dell’aereo progettato dallo svizzero Bertrand Piccard, funzionante soltanto con l’energia solare. Le ali, lunghe 72 metri, sono coperte da 17.000 celle fotovoltaiche ad alto rendimento. La radiazione solare assorbita durante il giorno in parte aziona i quattro motori elettrici a elica e i servizi di bordo, in parte ricarica quattro batterie di accumulatori a ioni di litio, la cui energia serve durante la notte ad azionare i motori.
Chiunque attraverso Internet ha potuto seguire, ora per ora il volo attraverso il sito dedicato.
Si poteva così conoscere, come se si fosse stati al fianco del pilota solitario, lo stato di ricarica delle batterie, la temperatura esterna, l’altezza che variava da 8.000 metri durante il giorno, per assorbire la massima quantità di energia solare, a 2.000 metri di notte.
È stato così possibile constatare per cinque giorni e notti consecutive la regolarità dei cicli di carica e scarica delle batterie di bordo, il che conferma le favorevoli prospettive di un sistema di accumulo dell’energia elettrica anche per impianti fotovoltaici a terra. La potenza erogata alternativamente dalle fotocelle di giorno o dalle batterie di notte è stata di circa 15 chilowatt.
Ma l’aspetto più singolare e direi emozionante è stato offerto dal pilota che ha volato nella più lunga traversata aerea in solitario della storia. Charles Lindbergh nel suo fragile aereo ad elica nel 1927 aveva attraversato da solo i 5.800 chilometri dell’Oceano Atlantico in 33 ore. Borschberg nella sua transvolata dell’Oceano Pacifico poteva contare soltanto sull’energia del Sole, con problemi di alimentazione e anche fisiologici, che hanno richiesto nuove soluzioni ingegneristiche.
Il volo di Solar Impulse 2, e soprattutto questa tappa attraverso il Pacifico, hanno aperto nuove strade all’ingegneria aeronautica, alla tecnologia dei materiali da costruzione, alla fisiologia del volo umano e all’uso dell’energia solare.