Fermiamo l’airgun, salviamo i cetacei #StopOilAirgun

735
Tempo di lettura: 2 minuti

Negli ultimi anni la comunità scientifica internazionale ha iniziato a porre attenzione al fenomeno dell’inquinamento acustico in ambiente acquatico, arrivando alla conclusione che questa attività ha effetti negativi sulla fauna marina, in particolare sui cetacei

Con la petizione «Fermiamo l’airgun, salviamo i cetacei #StopOilAirgun» Legambiente chiede al Governo di vietare l’utilizzo dell’airgun per la ricerca di idrocarburi in mare, tecnica questa che non porta vantaggi alla collettività in termini economici, di conoscenza scientifica e ambientali, bensì vantaggi a favore esclusivamente delle compagnie che detengono i titoli e le concessioni minerarie.
Ma cos’è l’airgun?
Bene, questa tecnica, metodo di ricerca più utilizzato nel settore delle attività estrattive per la sua capacità di fornire un rilievo dettagliato e affidabile della stratigrafia dei fondali marini, prevede il rapido rilascio di aria compressa che, producendo una bolla che si propaga nell’acqua, genera onde a bassa frequenza.
Negli ultimi anni la comunità scientifica internazionale ha iniziato a porre attenzione al fenomeno dell’inquinamento acustico in ambiente acquatico, arrivando alla conclusione che questa attività ha effetti negativi sulla fauna marina, in particolare sui cetacei. Gli impatti possono essere di tipo fisiologico, comportamentale, percettivo, cronico ed indiretto. Ci sono casi in cui rumori molto forti, come le esplosioni a breve distanza, hanno prodotto danni fisici permanenti anche ad organi diversi da quelli specificamente uditivi, portando in alcuni casi al decesso dell’esemplare colpito.
Si sono verificati, anche di recente, diversi casi di spiaggiamento di cetacei e studi hanno accertato la connessione con le ricerche petrolifere attraverso airgun attive nell’area.
Gli effetti negativi di questo metodo di ricerca sono visibili anche sulle attività di pesca. Uno studio del Norvegian Institute of Marine Research riporta come si sia registrata una diminuzione del pescato anche del 50% intorno ad una sorgente sonora che utilizza airgun, con evidenti impatti economici nelle realtà territoriali direttamente interessate e limitrofe.
Al momento non esistono misure specifiche sulla problematica dell’airgun a livello europeo e nazionale, ma sono sempre di più gli studi, i rapporti e i regolamenti internazionali che ne descrivono gli impatti e ne chiedono una maggiore regolamentazione e soprattutto una riduzione nella sua applicazione. La stessa Commissione europea si è comunque dotata di una «strategia globale per il rumore sottomarino» e l’airgun rientra nel campo di applicazione di numerose norme quali la direttiva «Habitat», quella sulla Valutazione d’impatto ambientale, e la Strategia per l’ambiente marino.
Inoltre, il tema dell’airgun è stato al centro del dibattito parlamentare durante l’iter di approvazione della legge n. 68 del 19 maggio 2015 che inserisce i reati ambientali nel codice penale e i rappresentanti di tutti i gruppi parlamentari si sono schierati contro l’airgun.
Tutto questo è alla base della mobilitazione e della richiesta fatta con forza al Presidente del Cosiglio di dare attuazione agli impegni presi in sede di dibattito parlamentare e ai diversi ordini del giorno approvati in materia al Senato e alla Camera, a cui fino ad oggi non è stato dato seguito.
Bisogna vietare una volta per tutte questa tecnica di distruzione e morte, tecnica che non porta alcun vantaggio alla collettività bensì è solo a favore delle grandi compagnie petrolifere che spinte da una incontrollata sete di denaro stanno distruggendo interi ecosistemi.