Il dogma neoliberista sta ora tentando di espugnare le ultime roccaforti dell’ambiente, del paesaggio e della natura, nella quasi indifferenza generale. I Parchi sono ormai ridotti a semplici etichette, e chi tentava di difenderli è stato da tempo spazzato via, cancellato o imbavagliato. Eliminare la Forestale è incostituzionale
>> I nuovi mezzi di distrazione di massa
All’alba del Terzo Millennio, l’Italia sembrava finalmente avviata verso la riscoperta del proprio patrimonio naturale, e aveva incominciato a capire che il proprio avvenire era strettamente legato non al consumo, allo sperpero e all’incosciente distruzione, ma alla responsabile salvaguardia della propria vera ricchezza: il paesaggio, la natura e l’equilibrio ecologico. La sfida «impossibile» del 10%, per proteggere almeno un decimo del Bel Paese, era stata vinta, i Parchi Verdi stavano nascendo tra promesse e speranze, e si iniziava a pensare anche ai Parchi Blu.
Sulla scia del pensiero scientifico più avanzato si scopriva la Biodiversità, e con sorpresa ci si rendeva conto dei benefici culturali, economici e sociali che una sana Ecologia può sprigionare. Il nuovo «Modello Italia», cuore della Civiltà mediterranea e delle Terre tanto benedette dalla Natura quanto maltrattate dagli uomini, diventava così un esempio-pilota da imitare per ogni altro Paese che avesse a cuore il proprio futuro.
Purtroppo questa bella storia non ha un lieto fine, perché negli anni successivi tutto sarebbe cambiato.
Gli attacchi alla natura ripresero, e continuarono con sempre maggior violenza. La politica, che aveva scelto l’ignoranza (come avevano denunciato 500 scienziati europei), invadeva con avidità, arroganza e violenza ogni nicchia dell’ambiente, e passo dopo passo si dedicava allo smantellamento sistematico di tutte le serie tutele conquistate a fatica in precedenza, ammantando ogni colpo di maglio con belle e false parole.
Lo sperpero di un patrimonio
Chi scrive, vivendo da tempo spesso all’estero, non ha potuto certo seguire direttamente tutta questa involuzione. Ma gli allarmi e gli appelli pervenuti da amici affidabili sono più che preoccupanti, e questo «Calvario Forestale» ne offre indiscutibile conferma. Con il ridicolo pretesto di equilibri econometrici e di regolette miopi, un manipolo di incompetenti apre la strada alle orde dei «nuovi barbari», che attendevano fameliche di depredare l’ambiente, nel nome di crescita, sviluppo, consumo, profitto… Poco importa se a cadere non sono soltanto animali e alberi, ma anche millenari equilibri ecologici e idrogeologici, e le stesse basi della convivenza sociale.
Non sembra che molti se ne rendano conto, ma in questo modo si è scambiato il fine con il mezzo: perché è pacifico che una buona società debba avere equilibrio finanziario e normative efficienti… Ma non come obiettivi unici e assoluti, piuttosto come mezzo necessario per arrivare alle vere finalità etiche e ai valori primari: collaborazione e solidarietà, qualità dell’ambiente e armonia della vita. Proprio l’opposto di certe odierne società egoiste in perenne conflitto, evidentemente non ammirevoli ma sostanzialmente fallite, con ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri, senza lavoro per i giovani e senza speranze per tutti gli altri.
Non pago del saccheggio, questo dogma neoliberista sta ora tentando di espugnare le ultime roccaforti dell’ambiente, del paesaggio e della natura, nella quasi indifferenza generale. I Parchi sono ormai ridotti a semplici etichette, e chi tentava di difenderli è stato da tempo spazzato via, cancellato o imbavagliato. L’incapacità di reazione dei superstiti, smarriti e spesso tra loro divisi, ha del patetico… La connivenza supina di gran parte dei media completa un quadro da mondo in decadenza. Un esempio solo basterà a illustrare lo scenario.
Il Parco d’Abruzzo
C’era una volta un Parco famoso, importante e amato, che aveva tracciato la strada da seguire per conciliare gli imperativi della conservazione con gli obiettivi nazionali e le esigenze delle Comunità locali. Promuovendo la rinascita del territorio fondata sull’ecoturismo anche a livello internazionale, e respingendo gli abusi, la speculazione edilizia, il malaffare politico, la devastazione forestale e il bracconaggio strisciante. Diventando modello di Assetto territoriale, con un Piano fondato su Intese con le Istituzioni, e attuando per primo una Zonazione, che avrebbe poi largamente ispirato la nuova Legge quadro sulle Aree Protette. Ma all’alba del Terzo Millennio, la politica ha completamente ribaltato la situazione: rinnegato il Piano del Parco, offuscata la Zonazione, tollerati gli abusi e i misfatti, disintegrata l’organizzazione, infangata la reputazione… E ora, dulcis in fundo, smantellato anche quel Servizio Urbanistico, che avrebbe potuto contrastare in qualche modo la progressiva invasione e cementificazione del territorio. Ma nessuno se ne duole o ne parlerà, state tranquilli. Sollevare il velo dell’ennesimo «mistero italiano» allontanerebbe i pericoli, ma farebbe troppo male a molti tuttora ben saldi in sella o attaccati inossidabilmente alle poltrone. La Verità e la Giustizia, in questo Paese, restano ancora molto lontane… E non soltanto in campo ecologico.
Da qui l’invito forte a firmare la petizione: www.change.org/forestale.
Ma sopprimere la Forestale è incostituzionale
Abbiamo richiesto un Parere sulla costituzionalità del DDL 3098, nella parte riguardante la soppressione del CfS (art. 7 comma 1 lettera a), al professor Paolo Maddalena, Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale. L’incostituzionalità del Ddl è un altro argomento che abbiamo fatto emergere durante l’audizione del 3 giugno nella Commissione Affari Costituzionali. Qui di seguito riportiamo il suo Parere:
A mio avviso la seconda parte della lettera a, comma 1, art. 7 del disegno di legge 3098 che riguarda il Corpo Forestale dello Stato è incostituzionale per violazione degli artt. 76, 117, primo comma, e 3 della Costituzione.
La dizione «eventuale assorbimento» del Corpo Forestale dello Stato viola l’art. 76 Cost., poiché lascia al governo la possibilità di decidere se assorbire o non il Corpo Forestale dello Stato in altra forza di polizia, mentre l’art. 76 della Costituzione afferma che «la funzione legislativa non può essere delegata al governo se non con determinazione di principi e criteri direttivi»;
La dizione «ferme restando la garanzia degli attuali livelli di presidio dell’ambiente» viola il primo comma dell’art. 117 Cost., e cioè l’obbligo di osservare i vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario, in quanto i Trattati dell’Unione europea impongono una «elevata tutela dell’ambiente», che non è di certo quella attualmente esistente;
La dizione «ferme restando […] la salvaguardia delle professionalità esistenti, delle specialità e dell’unitarietà delle funzioni attribuite» viola l’art. 3 Cost., poiché contrasta con la precedente disposizione concernente l’eventuale «assorbimento» del Corpo Forestale dello Stato in altra forza di polizia, «assorbimento» che comporterebbe necessariamente la perdita delle «professionalità, delle specialità e dell’unitarietà» delle funzioni attualmente esercitate dal Corpo Forestale dello Stato.