Il consumo di suolo è per sempre

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Il consumo di suolo, l’arretramento di aree agricole a causa dell’antropizzazione, è il tema della tavola rotonda organizzata dal Consiglio nazionale delle ricerche ad Expo il 18 luglio. Dalla definizione stessa di suolo, all’analisi storica, alle interazioni con il paesaggio e l’economia, alla sostenibilità dell’edilizia, all’approntamento di opere infrastrutturali e il loro impatto con il territorio

Lo calpestiamo tutti i giorni ma è essenziale per la nostra esistenza. Produttore di cibo, regolatore di emissioni di gas serra, sede di almeno un terzo della biodiversità terrestre, il suolo trattiene inoltre l’acqua piovana, alimentando le falde e producendo acqua potabile. Ma questa risorsa ambientale non è rinnovabile, e il rischio concreto cui va incontro è il «consumo di suolo», ossia la riduzione delle aree agricole e verdi a causa dell’espansione di città, edificazioni, impermeabilizzazioni: una profonda alterazione biofisica, irreversibile nella gran parte dei casi, con impatti sull’equilibrio ambientale a scala locale e globale.
La tavola rotonda «Il consumo di suolo: strumenti per un dialogo», coordinata da Teodoro Georgiadis dell’Istituto di biometeorologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibimet-Cnr) prende spunto dal recente disegno di legge in materia di contenimento del consumo di suolo e riuso del suolo edificato (C. 2039 Governo), in discussione presso le commissioni riunite Agricoltura e Ambiente della Camera. L’evento, che prevede la partecipazione congiunta di esperti nei diversi settori coinvolti nel processo, con l’obiettivo di fornire una visione il più ampia e diversificata possibile, avrà luogo nell’ambito di Expo 2015 presso Padiglione Italia, domani sabato 18 luglio a partire dalle ore 14.
Le nuove stime del Rapporto Ispra «Consumo di suolo in Italia» 2015, confermano una velocità media di perdita di 6-7 m2 al secondo, per un totale di 55 ettari al giorno, prevalentemente in aree agricole (quasi il 60%), ma anche urbane (22%) e naturali (19%). Si evince che sia stato cancellato anche il 20% della fascia costiera italiana, insieme a 34.000 ettari all’interno di aree protette, il 9% delle zone a pericolosità idraulica e il 5% delle rive di fiumi e laghi. Le città continuano a espandersi disordinatamente (sprawl urbano), con un tessuto urbano a bassa densità che frammenta il paesaggio e gli habitat naturali.
«Le modifiche al suolo influiscono anche sul microclima urbano, favorendo le variazioni di temperatura tra città e campagna. Un meccanismo di “naturalizzazione” dell’urbanizzato, grazie alla reintroduzione strategica della vegetazione in aree pubbliche e private, favorirebbe un processo di mitigazione, abbassando la temperatura anche di diversi gradi – spiega Georgiadis -. L’Ibimet, ha portato avanti una ricerca sulla quantificazione dei processi collegati al clima urbano, all’interno della quale è stato dimostrato quanto sia significativamente associato il consumo di suolo al livello termico della città, collegandolo ai rischi da caldo per le classi di popolazione fragili come per esempio gli anziani (studio recentemente pubblicato su Plos a cura di Marco Morabito, Alfonso Crisci e altri). Per avere un’idea: 40 campi di calcio di suolo consumato vogliono dire 1°C in media in più nelle città italiane», conclude.
Verrà inoltre presentato in anteprima il portale «Soil Monitor» per la valutazione e quantificazione del consumo di suolo su scala nazionale, un’applicazione geo-spaziale via web ancora in via sperimentale, il cui lancio ufficiale è previsto per il prossimo autunno, che fornisce risposte in tempo reale sulla dinamica dell’antropizzazione e frammentazione del territorio rurale.
«Il portale si avvale di dati su scala nazionale liberamente disponibili, ma anche di quelli dell’Ispra con il quale abbiamo aperto una collaborazione. Recentemente è giunto anche il supporto dell’Istituto nazionale di urbanistica (Inu)», afferma Angelo Basile, ricercatore dell’Istituto per i sistemi agricoli e forestali del mediterraneo (Isafom) del Cnr. «Il portale – continua – è stato realizzato dal Centro di ricerca interdipartimentale per il supporto alla gestione del paesaggio e dell’agroambiente (Crisp) in cui confluiscono ricercatori dell’Università di Napoli Federico II e dell’Isafom-Cnr, assieme a Geosolutions srl».
Durante l’evento sarà possibile sperimentare le funzioni del portale europeo Soilconsweb, in grado di calcolare la perdita di funzioni ecosistemiche, tra cui il corrispettivo in grano equivalente perso. Il portale contiene numerosi dati informativi spaziali di alta qualità relativi al suolo e al paesaggio, cui hanno contribuito il Cnr-Isafom, la Federico II, la Regione Campania e Ariespace srl. Attualmente il programma è operativo su un’area campione di circa 20.000 ettari nella Valle Telesina, in provincia di Benevento.