Italiano in team internazionale per studiare clima e biodiversità

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Il prof. Terry V. Callaghan, premio Nobel per la pace, membro dell’Ipcc
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Il biologo italiano Roberto Cazzolla Gatti e il premio Nobel Terry Callaghan insieme al prof. Sergey N. Kirpotin, direttore del Bio-Clim-Land Centre of Excellence della Tomsk State University, hanno formato in questi giorni un team di ricerca anglo-italo-russo intenzionato a monitorare nei prossimi anni quali, e quanto veloci, siano le alterazioni causate dalle variazioni del clima dovute all’immissione di gas a effetto serra sulle specie viventi

Il biologo italiano Roberto Cazzolla Gatti, professore associato presso la Tomsk State University (Tsu) e ricercatore presso il Bio-Clim-Land Centre of Excellence in Russia, insieme al premio Nobel per la pace Terry V. Callaghan, professore emerito all’Università di Sheffield in Inghilterra e visiting professor presso la Tsu, nonché membro dell’Ipcc, studieranno gli effetti sulla diversità biologica dei cambiamenti del clima in atto sulla Terra.
I due, insieme al prof. Sergey N. Kirpotin, direttore del Bio-Clim-Land Centre of Excellence della Tsu, hanno formato in questi giorni un team di ricerca anglo-italo-russo intenzionato a monitorare nei prossimi anni quali, e quanto veloci, siano le alterazioni causate dalle variazioni del clima dovute all’immissione di gas a effetto serra sulle specie viventi.

Roberto-C-GattiGli scienziati revisioneranno le ricerche sul tema per offrire un quadro coerente e riassuntivo delle principali alterazioni su flora, fauna e microrganismi, che funga poi da punto di partenza per le future ricerche che i tre coordineranno. Per testare le loro ipotesi gli ecologi avranno a disposizione un laboratorio naturale estremamente interessante, poiché fortemente interessato dai mutamenti del clima planetario: la Siberia.
Questa regione mostra con molta più velocità e con risposte immediate e, talvolta, allarmanti (come la recente scoperta di enormi crateri nel suolo che emettono metano nel nord-est russo) ciò che sta accadendo alla Terra con l’incessante immissione di gas climalteranti. «Ciò che non sappiamo con precisione – ha dichiarato il prof. Cazzolla Gatti – è se e come le specie possano rispondere, adattandosi, a tali rapidi cambiamenti del clima. Il clima sulla Terra è sempre cambiato negli ultimi 4,5 miliardi di anni, basti pensare alle lunghe glaciazioni del Pleistocene o al caldissimo Carbonifero, ma non è del tutto chiaro se la velocità con la quale stiamo attualmente modificando l’atmosfera terrestre, mediante l’utilizzo di combustibili fossili, sia sostenibile per la maggior parte delle forme viventi. È noto dalle testimonianze fossili, ad esempio, che in passato, durante un’era di enorme immissione in atmosfera di anidride carbonica e metano nota come Tardo Permiano la velocità dei cambiamenti climatici fu paragonabile a quella che oggi osserviamo, e questo portò alla più significativa delle estinzioni di massa, caratterizzata dalla scomparsa di quasi il 90% delle specie presenti all’epoca sulla Terra. Cercare di capire se la biodiversità sia in grado di reagire e mostrare resilienza nei confronti degli attuali, potenzialmente ancor più rapidi, cambiamenti, appare quindi di fondamentale importanza».

Il tre scienziati sono già noti per aver pubblicato alcune allarmanti ricerche sulle alterazioni biologiche su scala globale e locale causate dal clima che cambia. Il biologo italiano non è nuovo a collaborazioni con i vincitori della prestigiosa medaglia svedese. Prima di approdare in Russia, infatti, il prof. Cazzolla Gatti aveva collaborato con il prof. Riccardo Valentini (anch’esso insignito del Nobel come membro dell’Ipcc) come ricercatore presso il Centro Euro-Meditteraneo sui Cammbiamenti Climatici (Cmcc)-Università della Tuscia, studiando per 5 anni gli impatti antropogenici sulle foreste tropicali del pianeta. «Gli studi che ho pubblicato insieme al prof. Valentini e al suo gruppo – ha spiegato lo scienziato italiano di base in Russia – hanno fatto luce su quanto clima, tagli e interventi umani stiano profondamente modificando le foreste tropicali a discapito della diversità delle specie che le compongono e della loro capacità di stoccare carbonio. Questa nuova collaborazione con un altro insigne premio Nobel è per me fonte di grande soddisfazione e stimolo. Col prof. Callaghan c’è stata intesa già dal nostro primo incontro – ha confessato Roberto Cazzolla Gatti -. È una persona di straordinaria intelligenza e preparazione, dotata di un grande senso dell’umorismo. In un habitat completamente diverso dai tropici in cui ero abituato a lavorare, ma con le esperienze di ricerca precedenti, sono certo che potremo fornire evidenze significative di ciò che sta accadendo al pianeta e alle sue forme di vita. E, poi, chissà se come “ad andar con lo zoppo s’impara a zoppicare”, così ad andar coi Nobel non s’impari a…». D’altronde, è ben nota nel mondo scientifico l’espressione «salire sulle spalle dei giganti». La speranza principale è, però, che la Terra possa beneficiare di questo ulteriore sforzo scientifico di chi non si stanca di cercare la verità in ciò che accade, dedicando ogni istante della propria esistenza a comprendere le leggi della natura e in che modo le stiamo violando.

Nella foto sopra: Il prof. Roberto Cazzolla Gatti, Ph.D., biologo ambientale ed evolutivo