Un mare abitato da pesci, molluschi, crostacei e… plastica

783
Tempo di lettura: 2 minuti

E sono proprio le microplastiche a causare danni sia di tipo meccanico agli organismi (intasamento o abrasione degli organi interni, infiammazioni, ecc.) sia di tipo chimico agli ambienti, trasportando composti inquinanti idrofobici (Pcb, Ddt e suoi metaboliti) e rilasciando, nei processi di degradazione, altre sostanze tossiche (ftalati, alchilfenoli, ecc.)

È stato di recente pubblicato un articolo scientifico da parte di ricercatori di vari paesi (Stati Uniti, Cile, Francia, Sud Africa, Australia) nel quale si parla di un grande problema che affligge i mari: la plastica.
Si stima che ci siano circa 5.250 miliardi di particelle di plastica nei mari di tutto il mondo, per un peso complessivo di circa 269.000 tonnellate.
La stima è stata effettuata sulla base dei risultati di 24 spedizioni effettuate fra il 2007 ed il 2013, spedizioni che hanno interessato tutti gli oceani.
I dati così raccolti sono stati distribuiti tra quattro classi dimensionali di particelle, due di microplastiche, di dimensione inferiore a 4,75 mm e due di macroplastiche, di dimensioni superiori a 4,75 mm.
È stata effettuata questa separazione dimensionale in quanto, oltre alla plastica che tutti noi possiamo osservare galleggiare in mare o ritrovare spiaggiata sulla riva (bottiglie, sacchetti, tappi, cavi, reti, polistirolo, ecc.), una importante componente è costituita dai frammenti microscopici che, pur scomparendo alla vista umana, restano nell’ambiente marino e, spesso, vengono ingeriti dagli organismi acquatici (uccelli, pesci, tartarughe e mammiferi), principalmente da quelli che si nutrono di plancton.
E sono proprio queste microplastiche a causare danni sia di tipo meccanico agli organismi (intasamento o abrasione degli organi interni, infiammazioni, ecc.) sia di tipo chimico agli ambienti, trasportando composti inquinanti idrofobici (Pcb, Ddt e suoi metaboliti) e rilasciando, nei processi di degradazione, altre sostanze tossiche (ftalati, alchilfenoli, ecc.).
Per conoscere meglio queste problematiche e per monitorare la situazione, la Commissione europea ha inserito le microplastiche tra gli indicatori della nuova direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino (2008/56/CE) e a livello nazionale, dopo il recepimento del D. lgs 190/2010, sono stati pianificati i programmi di monitoraggio, avviando alcune sperimentazioni nel biennio 2013-14, che hanno visto il coinvolgimento di tutte le Regioni e le Agenzie costiere e dei principali istituti di ricerca (Ispra, Iss, Cnr, Università, ecc.).
Inoltre dal 15 luglio 2015 è iniziato il primo programma triennale di monitoraggio previsto dalla «strategia marina», programma finanziato dal ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (Mattm) ed affidato, in gran parte, alle Agenzie di protezione ambientale.
In definitiva un problema, quello della plastica in mare, che necessita un monitoraggio costante e una risoluzione in tempi brevi. Un inquinamento a danno di diversi ambienti, terra, fiumi, bacini e oceani, che vede la dispersione e l’accumulo di prodotti plastici nell’ambiente causa questo di problemi all’habitat di fauna e flora così come all’habitat antropizzato.