La Marcia delle donne e degli uomini scalzi, una marcia che vuole essere vicina a tutti gli uomini scalzi che hanno bisogno di mettere il proprio corpo in pericolo per poter sperare di vivere o di sopravvivere
È arrivato il momento di decidere da che parte stare. È vero che non ci sono soluzioni semplici e che ogni cosa in questo mondo è sempre più complessa. Ma per affrontare i cambiamenti epocali della storia è necessario avere una posizione, sapere quali sono le priorità per poter prendere delle scelte.
Questa è la frase con cui esordisce un gruppo di artisti, giornalisti ed esponenti delle associazioni che pochi giorni fa hanno lanciato la Marcia delle donne e degli uomini scalzi. Una marcia che vuole essere vicina a tutti gli uomini scalzi che hanno bisogno di mettere il proprio corpo in pericolo per poter sperare di vivere o di sopravvivere.
Una cosa questa che noi uomini nati al di là del mare e non coinvolti da guerre difficilmente possiamo comprendere eppure nel nostro inconscio possiamo immaginare cosa possa significare il termine migrazione. Questa gente, che vediamo stampata sui giornali, fotografata, filmata, gente che non ha nulla se non la roba che indossa e che abbandonando tutto mette il proprio corpo e quello dei propri figli dentro ad una barca, ad un tir, ad un tunnel sperando che arrivi integro al di là della frontiera, in un ignoto che ti respinge, ma di cui tu hai bisogno.
Gli uomini scalzi del 21° secolo sono questi.
La Marcia delle donne e degli uomini scalzi parte da queste ragioni e inizia un lungo cammino di civiltà. È l’inizio di un percorso di cambiamento che chiede a tutti gli uomini e le donne del mondo globale di capire che non è in alcun modo accettabile fermare e respingere chi è vittima di ingiustizie militari, religiose o economiche che siano.
Non è pensabile non ascoltare le paure di questa gente, fermare chi scappa dalle ingiustizie, dalle guerre, dagli abusi. Il nostro compito è quello di aiutare questa gente per combattere contro quelle ingiustizie, dare asilo a chi scappa per ripudiare la guerra e costruire la pace, dare rifugio a chi scappa dalle discriminazioni religiose, etniche o di genere, per difendere i diritti e le libertà di tutte e tutti.
Dare accoglienza a chi fugge dalla povertà, significa non accettare la nostra economia fondata sul consumismo e sulla globalizzazione bensì promuovere un sistema che permetta un’equa distribuzione delle ricchezze
Oggi prende il via la Marcia delle donne e degli uomini scalzi che da Venezia si muoverà fino al cuore della Mostra Internazionale di arte cinematografica.
Centinaia di donne e uomini che scalzi affronteranno un cammino di protesta verso un mondo che stenta a voler vedere la condizione di un popolo che in ginocchio chiede aiuto.
Quattro i cambiamenti delle politiche migratorie europee e globali da pretendere con forza:
1. certezza di corridoi umanitari sicuri per vittime di guerre, catastrofi e dittature;
2. accoglienza degna e rispettosa per tutti;
3. chiusura e smantellamento di tutti i luoghi di concentrazione e detenzione dei migranti;
4. creare un vero sistema unico di asilo in Europa superando il regolamento di Dublino.
Perché la storia appartenga alle donne e agli uomini scalzi e al nostro camminare insieme.
L’appuntamento è oggi, venerdì 11 settembre, alle 17 a Lido S. M. Elisabetta.
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