Lo scempio si abbatterebbe non solo su alcuni dei luoghi più belli e a maggiore vocazione turistica (le Isole Tremiti, Polignano a Mare, Monopoli e l’alto Salento) ma anche più fragili, come Taranto, oggetto da troppi anni di una devastazione ambientale dovuta al capitale
È domani, 18 settembre presso la Fiera del Levante, che si terrà la manifestazione interregionale No Triv, manifestazione che andrà in scena in concomitanza con la Conferenza delle Regioni del Sud dei Presidenti di Regione.
Ricordiamo in che scenario prende forma questa manifestazione.
Il decreto «Sblocca Italia» consente di applicare le procedure semplificate e accelerate sulle infrastrutture strategiche ad una intera categoria di interventi senza che vengano individuate le priorità e che venga chiarito il piano delle aree, come previsto dalle leggi vigenti, e senza che si applichi la Valutazione ambientale strategica (Vas). Inoltre toglie alle Regioni competenze sulla Vas facendo sì che sia il ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare (Mattm) a concedere ogni tipo di autorizzazione e concessione.
Il governo Renzi sta lanciando un’offensiva terrificante contro i territori, li sta trasformando in un terreno di conquista privo di qualsiasi regola per le multinazionali del petrolio, pronte a distruggere l’ambiente, rovinare la salute e calpestare i diritti dei cittadini in nome dei propri profitti.
La Puglia ad oggi è una delle regioni nel mirino dei petrolieri. Ben 9, infatti, dei 12 permessi di ricerca iscritti in Gazzetta Ufficiale e rilasciati dal Mattm riguardano le nostre coste, dell’Adriatico e dello Ionio.
La stessa fase di prospezione, che vede l’utilizzo della tecnica denominata «Air Gun», risulta già essere altamente impattante sull’ambiente, con danni alla flora e alla fauna marina, e assolutamente pericolosa considerando che alcuni dei siti scelti dalle multinazionali del petrolio vedono la presenza, nel fondale, di ordigni bellici della seconda guerra mondiale e del conflitto nell’ex Jugoslavia, come dimostrato dalle mappe nautiche della Marina Militare.
Lo scempio si abbatterebbe non solo su alcuni dei luoghi più belli e a maggiore vocazione turistica (le Isole Tremiti, Polignano a Mare, Monopoli e l’alto Salento) ma anche più fragili, come Taranto, oggetto da troppi anni di una devastazione ambientale dovuta al capitale.
La retorica, ormai stantia, è sempre la stessa: il petrolio porta ricchezza. Eppure, la distruzione della Basilicata evidentemente dimostra che i veri effetti delle trivellazioni sono una Basilicata che è, secondo i dati dell’Istat, la regione più povera d’Italia e questo non tenendo conto dei danni permanenti causati dall’inquinamento che fanno sì che la Basilicata abbia una percentuale di morti per tumore più alta della media nazionale.
Questi dati sono un allarme che dovrebbe smuovere la politica attenta a non compire nuovamente scelte scellerate contro una gestione sostenibile del territorio, una politica che dopo vent’anni invece si ripresenta affrontando le stesse questioni in nome del profitto.
La Puglia non vuole vivere un futuro che per la Basilicata è già un presente ma non vuole muovere un movimento No Triv «non nel mio giardino» ed è infatti per questo che le richieste non riguardano solamente le nuove concessioni sbloccate dal Mattm bensì anche la revoca dei permessi concessi all’Eni dall’amministrazione Vendola per il potenziamento della raffineria di Taranto, permesso volto a lavorare più grezzo estratto dalla zona di Tempa Rossa in Basilicata, pericolosamente vicina, peraltro, ad un’area naturalistica.
L’appuntamento di domani con il Coordinamento No Triv – Terra di Bari è appunto per dire un secco no al petrolio perché le nostre vite valgono più dei profitti di pochi.
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