Discariche abusive, il coraggio di denunciare

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Il caso della discarica Martucci a Conversano nel racconto di un ex dipendente che ha dovuto ricorrere a sistemi eclatanti per poter essere ascoltato fino a farsi arrestare dopo aver dissodato un terreno in cui erano stati nascosti rifiuti. L’importanza della raccolta differenziata

Si è svolto a Noci, in provincia di Bari, il primo dei tre incontri del ciclo Terra Madre organizzato dal gruppo differenziaNoci. Questo gruppo da tempo si occupa del problema dei rifiuti per sollecitare una gestione moderna ed ecologica di tutto il ciclo. In questo primo incontro «La discarica Martucci e una diversa gestione del ciclo dei rifiuti», sono stati invitati Domenico Lestingi e Pietro Santamaria.
Domenico Lestingi, ex dipendente della Lombardi Ecologia, è un testimone di giustizia nel processo per inquinamento ambientale causato dalla discarica di contrada Martucci, al confine tra Mola e Conversano, nella quale confluiscono i rifiuti del bacino Bari 5. Pietro Santamaria, professore universitario e ambientalista che conosce molto bene i problemi di questa discarica perché se ne occupa da moltissimi anni.
Il racconto di Lestingi è stato molto duro e, talvolta, commovente. Ha raccontato del suo lavoro come operaio nella discarica, cominciando dagli esordi. Appena ha iniziato a lavorare gli hanno detto che «questo è un lavoro che qualcuno deve fare perché tutti buttiamo l’immondizia», gli hanno spiegato che ci saranno gli ambientalisti che «romperanno», diranno un sacco di fesserie, tuttavia, all’inizio, il datore di lavoro si era conquistato la sua fiducia.
Ci ha raccontato che la discarica era sempre aperta (h24) e ciò è assolutamente illegale, ma, soprattutto, arrivava di tutto; ma proprio tutto: fanghi industriali (anche dal Nord), pneumatici, rifiuti ospedalieri, amianto, batterie delle auto e ancora molto altro.
Ci ha spiegato come dovrebbe essere fatta una discarica legale e cosa, invece, accade se non si seguono le normative. In particolare, ha sottolineato, più volte, che quello che è davvero pericoloso per l’ambiente, perché altamente inquinante, è il percolato.
Il percolato di una discarica è un liquido che trae prevalentemente origine dall’infiltrazione di acqua nella massa dei rifiuti o dalla decomposizione degli stessi. Infatti, più materia organica è presente, più percolato c’è (ecco perché è fondamentale la raccolta differenziata dell’umido). Ha un elevata concentrazione di inquinanti organici e inorganici derivanti dai processi biologici e fisiochimici all’interno delle discariche. Per questi motivi, ci dovrebbe essere un’accurata raccolta del percolato che deve essere successivamente depurato. Questo nella discarica Martucci non si faceva in modo efficiente, causando l’inquinamento del terreno e quindi di vastissime zone.
Si lavorava in condizioni assurde, senza nessuna protezione: l’aria era insalubre, l’odore nauseante, spesso ci si sentiva male.
Un giorno, per lui, sono arrivati anche i problemi di salute, ad es. soffre di iperattività e grave insonnia, generate probabilmente dall’esposizione al cromo esavalente e, a quel punto, ha cominciato a prendere consapevolezza del problema.
Denunciare non è stato facile, c’era la paura di perdere il lavoro e di non trovarne un altro, paura di ritorsioni.
Quando, però, ha denunciato si è reso conto delle difficoltà e allora ha deciso di attirare l’attenzione della gente per far sapere, per denunciare pubblicamente, compiendo gesti eclatanti. Infatti all’inizio di marzo 2012 sale su un traliccio dell’Enel, all’interno della discarica, e insieme ai problemi di lavoro denuncia anche illeciti ambientali. A fine marzo ci riprova, con un vero e proprio blitz, entra nella discarica, sale su una pala meccanica e inizia una fuga verso la campagna che porta a Mola. Arrivato ad un certo punto, un km dopo la discarica, abbatte un muretto a secco ed entra in un campo abbandonato ma circondato da ciliegeti. Lì comincia a scavare e sono bastati alcuni colpi di ruspa per tirare fuori materiale sepolto da chissà quanto tempo e dal fetore nauseabondo. Intanto i carabinieri, allertati dalla discarica, lo inseguono e quando lo trovano, lo arrestano per furto e danneggiamenti.
In realtà era quello che voleva: essere arrestato per poter denunciare pubblicamente i reati ambientali che sarebbero stati commessi, negli anni, intorno alla discarica.
Infatti Lestingi dichiara che rifiuti particolarmente pericolosi sarebbero stati sepolti fuori dalla discarica in aperta campagna. Uno dei siti è stato indicato proprio durante l’atto eclatante che ne ha determinato l’arresto.
In seguito a questa denuncia, sono stati fatti controlli e la discarica è stata sequestrata.
Ormai è chiusa da 3 anni. Questa è una buona notizia solo in parte perché come è stato spiegato dai relatori, una discarica abbandonata inquina moltissimo perché continua a formarsi il percolato che non viene drenato, neanche in parte.

Pietro Santamaria ha intervistato in modo mirabile e molto piacevole Lestingi e ci ha raccontato il suo impegno trentennale per l’informazione corretta, per sensibilizzare le persone che devono sapere dove va a finire anche la loro immondizia e quali sono gli immensi e, spesso, irreversibili danni che il sistema basato su discariche e inceneritori crea. Attorno alla discarica c’è tutt’ora campagna coltivata.
L’incontro si è concluso con tante domande da parte del pubblico che ha cercato di capire di più a cominciare dalle responsabilità.