Si tratta di un prototipo di motore a turbina che promette di rivoluzionare il settore della produzione energetica con evidenti vantaggi: un risparmio di energia nel settore delle pompe e turbine idrauliche. Si tratta di un miglioramento importante nel rendimento di una macchina attraverso la pressione idraulica: un miglioramento nel rendimento di motori per la trazione terrestre, aerea, navale-nautica, ecc. La storia e le aspettative dell’inventore, Domenico Tuttolomondo
Meucci, Cruto, Marconi: sono solo alcuni dei grandi inventori inascoltati in Italia, mentre all’estero le stesse invenzioni godettero di finanziamenti e successi planetari. Così come fecero gli inventori del telefono, della lampadina e della radio, ecco che una nuova invenzione italiana potrebbe di nuovo scatenare una rivoluzione: questa volta nel mondo delle energie rinnovabili.
Domenico Tuttolomondo è ingegnere aeronautico e ricercatore dell’Inail (ex Ispesl). Da anni il suo lavoro consiste in ricerca, certificazione e verifica di impianti presso il dipartimento territoriale di Catania, anche se, ci spiega, il suo lavoro si limita a quello di omologatore (vista la assoluta mancanza di laboratori sperimentali specifici in Sicilia). Al di fuori dell’ambito lavorativo ha portato avanti una ricerca sperimentale (adeguatamente protetta da otto brevetti) inerente le energie alternative e rinnovabili.
Ci spiega in cosa consiste la sua idea?
Ho realizzato un prototipo rudimentale che realizza un’amplificazione di potenza meccanica che permette di migliorare notevolmente il rendimento di una macchina idraulico/elettrica.
Si tratta di un dispositivo fluidodinamico, avviato da un motore elettrico, che per aspirazione di un fluido e dopo averne riconvogliato la spinta, amplifica la potenza erogata dal motore stesso. Non entro nel dettaglio ma il nostro gruppo di lavoro è disposto a mostrare il prototipo, spiegarne minutamente il funzionamento, mostrare e analizzare gli elementari calcoli fisici e ingegneristici, evidenziare le peculiarità e i risvolti funzionali. Un altro prototipo, inoltre, è già in fase di realizzazione finale.
Come è nata la sua invenzione?
È nata quattro anni fa da una intuizione mentre stavo già lavorando, da un anno, su alcuni brevetti. I primi che ho depositato. Inizialmente la mia ricerca era debole e confusa. Fu così che chiesi aiuto ad alcuni laboratori di ricerca ma, come spesso accade a chi non è inserito in un circuito, non ottenni risposta, e così portai avanti il progetto con le mie sole risorse. Devo dire che la ricerca ha bisogno anche di risorse economiche, e forse è questo uno dei motivi dei rifiuti.
Lei cosa chiede al mondo imprenditoriale?
Attualmente in Italia la ricerca riceve già pochi e rari finanziamenti, dunque comprendo le difficoltà da parte delle Università di sostenere un progetto come il mio. Mi rivolgo dunque a qualche imprenditore, finanziatore che volesse prendere visione del prototipo, e, dopo le opportune verifiche, potesse valutare la possibilità di sostenere finanziariamente la realizzazione di uno strumento definitivo.
Quali vantaggi industriali potrebbe portare la sua invenzione?
Il primo vantaggio, il più vistoso, è di tipo ingegneristico ed economico: un risparmio di energia nel settore delle pompe e turbine idrauliche. Si tratta di un miglioramento importante nel rendimento di una macchina attraverso la pressione idraulica: un miglioramento nel rendimento di motori per la trazione terrestre, aerea, navale-nautica, ecc.
Penso poi, ad esempio, a innovatori come Elon Musk, nel settore delle auto elettriche che finora hanno dimostrato un forte limite di autonomia. Questo strumento potrebbe non solo aumentare l’efficienza del loro veicolo, ma anche reintegrare parte dell’energia consumata dalla batteria per alimentare il motore elettrico. Con forti ricadute anche dal punto di vista ambientale e dell’ecosostenibilità.
Anche la rete di alimentazione gas metano (relative alle utenze civili e industriali) potrebbe avvalersi di simili dispositivi. Per esempio, in una unità abitativa, il dispositivo in questione potrebbe alimentare una caldaia funzionante ad energia elettrica, alimentare anche una cucina ad induzione elettrica. Anche qui con abbattimento dei consumi energetici e dell’inquinamento.
Per cui, invece delle mega centrali elettriche, con i notevoli costi di manutenzione e gestione e con le notevoli perdite in fase di trasporto e distribuzione dell’energia stessa, si potrebbero installare piccoli generatori elettrici, per esempio in ogni singola unità abitativa, che avrebbero come vantaggio, minore costi di gestione, ridotte perdite energetiche (l’energia è già sul posto e non andrebbe trasportata) e una migliore adattabilità alle singole specifiche esigenze.
Cosa chiede invece per poter migliorare la sua idea?
Finora gli strumenti di lavoro utilizzati sono stati messi a disposizione da un’azienda locale che opera nel settore delle costruzioni agroalimentari. Non sono, dunque strumenti adatti alla precisione necessaria per lo studio di fenomeni fluidodinamici applicati. Alcuni strumenti sono stati autocostruiti, in linea con quello che hanno fatto tanti grandi inventori italiani che hanno rivoluzionato il mondo scientifico e tecnologico.
Penso a Fermi e ai «ragazzi di via Panisperna», che si autocostruivano gli strumenti di misura. Ma anche inventori meno noti come Cruto (inventore piemontese della lampadina), o Meucci (inventore del telefono) e infine Marconi (inventore della radio). Tutti accomunati da un unico destino: sono rimasti inascoltati dai nostri politici e da chi poteva aiutarli a inventare qualcosa che desse lustro al nostro paese. Ad eccezione di Marconi, che dopo il disinteresse dell’allora ministro delle Telecomunicazioni, cedette in cambio di un lauto guadagno il suo brevetto al Regno Unito, il cui Governo per anni poté godere dei profitti della sua idea meravigliosa. Per fortuna i miei otto brevetti coprono la natura di ingegno della mia idea, e non escludo che si possa trovare un accordo con qualche business angel desideroso di diventare il nuovo Richard Branson italiano. Cerco un industriale, un finanziatore che possa sposare l’idea, credere nell’applicazione industriale e con grande entusiasmo, confermarla a livello scientifico, approfondirla, articolarla nei suoi vari aspetti e nelle sue varie implicazioni, magari trovandone di nuovi (non è affatto escluso). Investendoci, perfezionandola e sviluppandola con l’ausilio di adeguati e idonei strumenti scientifici e tecnologici.
Necessiterebbero quindi strumenti e metodi, oltre che specifiche conoscenza tecniche, e accedere a un sofisticato e attrezzato laboratorio di fluidodinamica applicata (innanzi tutto), e, di elettrotecnica e meccanica applicata (secondariamente) per l’avviatore elettrico e altri elementi utilizzati dal prototipo.
In Sicilia, purtroppo, vige un’assoluta mancanza di laboratori specifici.
E perfino io, che sono alle dipendenze di ente pubblico, mi sento sottoutilizzato rispetto alle mie effettive capacità: pensate che svolgo l’attività di omologatore di impianti di messa a terra elettrici e qualche rara volta di impianti centrali di riscaldamento. Un lavoro che potrebbe svolgere qualsiasi bravo perito tecnico.