Rinnovabili marcia indietro, la Cop21 in Italia non vale

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Avremmo bisogno di 100% energie rinnovabili per salvare il Pianeta e invece le politiche previste vanno in un’altra direzione. Pugnalata alle spalle al mini eolico e si aiutano vecchi impianti a biomassa per la produzione di energia elettrica, già abbondantemente finanziati. Cpem e Coordinamento Free unite contro la pigrizia della nostra politica nel prendere decisioni che vedano un futuro rinnovabile

E si fa presto a parlare di cambiamento di rotta in tema energetico. Tanto si è investito in speranze nella Cop21 ma da alcune scelte nostrane in tema di energie rinnovabili, quelle energie inesauribili tanto promosse nella Conferenza sui cambiamenti climatici tenutasi a Parigi, si ha percezione che il cambiamento di rotta è davvero ancora molto lontano.
È notizia di pochi giorni fa dell’invio di una lettera a firma di Carlo Buonfrate, Presidente del Cpem, associazione che rappresenta gli interessi dei costruttori di minieolico e dei produttori di energia da fonte minieolica in Italia, lettera inviata al ministro dello Sviluppo economico (Mise), Federica Guidi, e al ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare (Mattm), Gian Luca Galletti, nella quale si intende segnalare che una modifica introdotta nell’ultima versione della bozza Decreto Rinnovabili non fotovoltaiche rischia di portare al fallimento di numerose Piccole e medie imprese (Pmi) operanti nel mini-idroelettrico.
Il Presidente Buonfrate segnala come la drammatica conseguenza sarebbe facilmente evitabile con una clausola di salvaguardia che si richiede di aggiungere al decreto, il cui costo sarebbe del tutto contenuto e verosimilmente inferiore all’onere sociale di numerosi fallimenti di aziende incolpevoli.
In particolare, si fa riferimento all’Art. 4.3 comma b) che citando la possibilità di accedere direttamente ai meccanismi di incentivazione per gli impianti idroelettrici di potenza nominale di concessione fino a 50 kW, la cui soglia è elevata a 250 kW per gli impianti che rientrano in una delle seguenti casistiche, va a confermare quanto previsto nel D.M. 6 luglio 2012, decreto rimasto inalterato in tutte le bozze compresa la versione tuttora disponibile sul sito del Mise e che invece risulterebbe modificato andando a disincentivare gli impianti idroelettrici di potenza nominale di concessione fino a 50 kW.
In pratica, è stato tolto l’accesso diretto, e quindi nei fatti la Tariffa, per i piccoli impianti idroelettrici «normali» lasciando a tutti gli operatori, che in base alla normativa vigente hanno avviato cantieri, firmato contratti con i fornitori, ottenuto finanziamenti bancari per progetti sotto i 50 kW, l’impossibilità di rispettare gli impegni presi e questo pur riconoscendo che il piccolo idroelettrico ha il vantaggio di avere il 100% di contenuto italiano.
Il Presidente prendendo comunque atto della decisione, chiede che venga inserita una clausola di salvaguardia che permetta agli operatori, che hanno sin qui seguito la normativa, di adeguarsi alle nuove regole.
E oltre alla questione del minieolico si segnala la pubblicazione di un comunicato sul sito ufficiale del Coordinamento fonti rinnovabili ed efficienza energetica (Free) nel quale si fa riferimento ad un emendamento in Legge di Stabilità che incentiverebbe i vecchi impianti a biomassa per la produzione di energia elettrica.
La Legge di Stabilità riesumerebbe i vecchi impianti a biomassa, ovvero quelli che già hanno beneficiato per molti anni degli incentivi di Cip 6 o di Certificati Verdi, quindi già abbondantemente sostenuti e ammortizzati, prevedendo la possibilità di riconoscere ancora fino al 2020 tariffe elettriche incentivanti.
Il Coordinamento Free grida allo scandalo in un momento in cui il mondo delle rinnovabili attende il nuovo decreto sulle Fer non fotovoltaiche che dovrebbe allontanare il pericolo di superamento della fatidica soglia di 5,8 miliardi di euro oltre la quale si blocca ogni altra possibilità di realizzare nuovi impianti.
In definitiva, obiettivi posti a livello internazionale che nella pratica, e nel nostro Paese, non trovano una corrispondenza. Si continua a fare il ballo del gambero andando a non fare scelte strategiche ma cercando di salvare vecchie dinamiche e grandi carrozzoni. 100% energie rinnovabile per salvare il nostro Pianeta, questo è quello che di cui noi tutti abbiamo bisogno.