Trivelle, slalom di Renzi per evitare il referendum

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Il permesso, che ha il grande sapore della beffa, è stato rilasciato dal Mise e pubblicato sul Bollettino ufficiale per gli idrocarburi e le georisorse (Buig) del 31 dicembre 2015, il giorno prima dell’entrata in vigore della Legge di Stabilità che, di fatto, ne avrebbe determinato il preavviso di rigetto e la successiva riperimetrazione

Il nuovo anno ha portato in dono ai pugliesi un nuovo permesso di ricerca petrolifera: quello noto convenzionalmente come B.R274.EL, rilasciato alla Petroceltic Italia srl al largo delle coste del Gargano, per la durata di sei anni, che si aggiunge agli altri undici già rilasciati a partire da giugno scorso, ma non ancora attivati dal ministero dello Sviluppo economico (Mise).
Altro che smobilitazione petrolifera, il permesso è stato rilasciato dal Mise e pubblicato sul Bollettino ufficiale per gli idrocarburi e le georisorse (Buig) del 31 dicembre 2015, il giorno prima dell’entrata in vigore della Legge di Stabilità che, di fatto, ne avrebbe determinato il preavviso di rigetto e la successiva riperimetrazione.
Questo quanto denunciato in un comunicato congiunto e sottoscritto dal Comitato No Petrolio, Sì Energie Rinnovabili, Coordinamento No Triv – Terra di Bari, Legamjonici, Movimento Stop Tempa Rossa, No Triv Taranto, Comitato Tutela Porto Miggiano, Comitato per la Tutela del Mare del Gargano, Rete No Triv Gargano, Gargano libero, Garganistan, Capitanata in rete, Movimento ambientalista di tutela del Gargano, Gruppo Archeologico Garganico «Silvio Ferri», Abap (Associazione biologi ambientalisti pugliesi), No Triv Trani, Comitato No Trivelle Capo di Leuca.
Nel comunicato viene con forza evidenziato come il restyling normativo sul tema degli idrocarburi, previsto dal Governo nella Legge di Stabilità, sia l’ennesima presa in giro a danno dei territori, questa volta con l’intenzione di eludere i referendum.
A questa conclusione è giunta anche la Corte di Cassazione che, con un’Ordinanza emessa l’8 gennaio, ha riammesso il referendum sul mare, quello sulle dodici miglia marine, chiarendo che l’emendamento introdotto dal Governo non soddisfa la proposta referendaria ma, anzi, tende a raggirarla. Alcuni permessi di ricerca, infatti, verrebbero «congelati» nelle stanze del Ministero, in attesa di tempi migliori e di una nuova svolta normativa.
Per altri due quesiti, la durata dei permessi e il Piano delle Aree, le Regioni promotrici del referendum stanno sollevando il conflitto di attribuzione dinanzi alla Corte Costituzionale nei confronti del Parlamento e, nel caso in cui la Corte Costituzionale riconoscesse il tentativo di elusione, verrebbero annullate le modifiche parlamentari su quei due argomenti.
Tutti elementi a conferma di una trappola ben studiata da parte del Governo, disegnata alle spalle dei territori e anche dei Consigli Regionali che, su pressione dei movimenti notriv e di duecento associazioni ambientaliste e non, avevano promosso il referendum.
Una Puglia che ha visto, in campo ambientale, i suoi cittadini diventare protagonisti della richiesta di cambiamento che, sul tema delle trivellazioni petrolifere, ha portato a grandi manifestazioni di piazza, assemblee permanenti e a una deliberazione del consiglio regionale all’unanimità a pieno sostegno dei quesiti referendari. Un cambiamento promesso che viene ritrattato da quello stesso Governo al quale si chiede con forza un cambio di passo sostanziale, che restituisca dignità all’ente regionale e dimostri ai pugliesi la volontà di essere protagonisti di un percorso reale di ridiscussione delle politiche energetiche.
Al momento la Regione Puglia ha dato procura per promuovere il conflitto di attribuzione che rappresenta un atto importante a cui certamente dovrà seguire altro e questo al fine di rafforzare il peso reale dei territori e prendere adeguate precauzioni contro i nostri stessi governatori nazionali la cui posizione in argomento, e questo affermato anche del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, «non è ancora chiara. Vogliono accogliere la volontà referendaria attraverso emendamenti alla legge vigente? Se è così lo facciano senza concedere altre autorizzazioni e revocando quelle già concesse. Altrimenti deve essere il popolo italiano attraverso il referendum a pronunciarsi».
La posizione delle regioni italiane e del popolo è chiara invece ed è contro le ricerche petrolifere nel mar Adriatico e nel Mar Ionio mediante la tecnica dell’Air-gun, fortemente invasiva e pericolosa per l’ambiente.