Quattro i punti di intervento proposti: efficienza energetica, rinnovabili, eco-mobilità, decarbonizzazione industria. «Gli investimenti addizionali annui in mitigazione e adattamento sono dell’ordine dei 9 miliardi, soprattutto nel settore privato, con un effetto di crescita pari a circa un punto di Pil. A questo si aggiunge l’effetto dei danni evitati, stimabile in circa mezzo punto di Pil l’anno»
La lotta al cambiamento climatico può valere un punto e mezzo di crescita del Pil italiano. E a trarne vantaggio saranno anche il sistema economico e le aziende private, oltre che la salute dei cittadini e dell’ambiente. Ma perché si avvii un processo di decarbonizzazione che sia anche volano dell’economia italiana, occorre continuare nelle politiche di incentivazione dell’efficienza energetica, delle rinnovabili e della mobilità sostenibile, avviando contemporaneamente politiche industriali innovative già a partire da casi emblematici come l’Ilva di Taranto.
A oltre un mese dalla fine del Summit sul clima di Parigi, l’Intergruppo parlamentare per il clima Globe Italia vuol trarre le conclusioni del ragionamento politico ed economico che si è avviato alla COP21, indicando alcune priorità politiche per supportare il contenimento del riscaldamento terrestre entro i 2 gradi. All’iniziativa dal titolo «Il clima dopo Parigi. Le politiche dell’Italia verso la decarbonizzazione», organizzata oggi presso la sala Aldo Moro a Montecitorio, hanno partecipato, oltre a Stella Bianchi, presidente dell’Integruppo Globe anche Roberto Giachetti, Vice Presidente della Camera dei Deputati; Valeria Fedeli, Vice Presidente Senato della Repubblica; M. Felix Buttin, Consigliere dell’Ambasciata di Francia a Roma; Guglielmo Epifani, Presidente X commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati; Ermete Realacci, Presidente VIII commissione Ambiente della camera dei Deputati; Antonio Navarra, professore del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, Focal Point Ipcc per l’Italia; Carlo Carraro, professore dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e vice presidente working group III Ipcc; Riccardo Valentini, professore dell’Università della Tuscia e Consigliere Regione Lazio; Roberto Potì, Comitato Esecutivo Edison Spa; Giovanni Tordi, AD Officinae Verdi; Aldo Di Carlo, Codirettore Polo Solare Organico della Regione Lazio (Chose). Le conclusioni sono state affidate a Gianluca Galletti, ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.
«Le politiche per il controllo dei cambiamenti climatici non solo producono un beneficio diretto perché evitano o riducono i danni ai nostri sistemi produttivi, soprattutto nel turismo e nell’agricoltura, non solo evitano importanti impatti negativi sulla salute umana, ma chiamano investimenti che saranno ulteriore volano di crescita economica per il nostro paese – spiega nel suo intervento il professor Carlo Carraro -. Gli investimenti addizionali annui in mitigazione e adattamento sono dell’ordine dei 9 miliardi, soprattutto nel settore privato, con un effetto di crescita pari a circa un punto di Pil. A questo si aggiunge l’effetto dei danni evitati, stimabile in circa mezzo punto di Pil l’anno».
«Siamo a un punto di svolta cruciale verso un cambiamento che non ammette più ripensamenti – commenta Stella Bianchi -. Lo storico accordo di Parigi chiama ogni paese aderente a serie e strutturate politiche di decarbonizzazione che per l’Italia rientrano anche in un impegno Ue a ridurre dell’80 per cento le emissioni di CO2 rispetto al 1990. È una grande opportunità per il nostro paese, per investire in efficienza, in rinnovabili, in mobilità sostenibile, in riconversione dell’industria pesante verso un’economia più a misura d’ambiente, ma anche più forte e competitiva».
Quattro i pacchetti di intervento immediati proposti oggi per indirizzare gli investimenti privati alla lotta ai cambiamenti climatici.
Efficienza energetica. Occorre proseguire sulla strada avviata nell’ultima legge di stabilità, con l’estensione dell’ecobonus ai condomini e agli alloggi di edilizia residenziale pubblica in modo da promuovere interventi su interi edifici e quartieri per ottenere così riduzioni di consumi intorno al 60-70%. È necessario avviare soluzioni di finanza innovativa per convogliare su questo obiettivo risorse sufficienti. I nostri edifici sono infatti particolarmente inefficienti, visto che il patrimonio abitativo italiano risale per il 64% a prima del 1971.
Fonti rinnovabili. Per continuare lo sviluppo delle rinnovabili è necessario promuovere la generazione distribuita e gli investimenti nelle reti di distribuzione intelligenti. Non possiamo di certo penalizzare o scoraggiare l’autoconsumo pur nel necessario equilibrio nella distribuzione degli oneri di sistema. Dobbiamo proseguire nella dismissione delle centrali termoelettriche meno efficienti per alleggerire la sovrapproduzione da termoelettrico, più che doppia rispetto alla domanda di picco, anche senza contare l’apporto delle rinnovabili e dell’efficienza energetica. Allo stesso modo vanno chiuse o riconvertite le centrali a carbone da sottoporre comunque a stringenti limiti di emissione.
Politiche industriali: via a incentivi mirati a tecnologie e attività a bassissimo impatto di carbonio, sostenendo anche la ricerca. L’Italia è il secondo paese manifatturiero d’Europa e per mantenere un ruolo competitivo deve rafforzare gli investimenti nei settori del futuro. Occorre quindi puntare sulla decarbonizzazione, anche di grandi complessi industriali valutando ad esempio l’opportunità che l’Ilva adotti processi produttivi che sostituiscano l’uso del carbone con fonti di energia meno inquinanti
Mobilità sostenibile: continuare nella sostituzione del parco veicoli del trasporto pubblico e con gli incentivi alle ciclabili, come già avviato con gli interventi definiti nell’ultima legge di stabilità. Allo stesso tempo dobbiamo avviare un grande piano di investimento per trasporto pubblico nelle grandi aree urbane e rafforzare gli interventi per favorire l’uso dell’auto elettrica, proseguendo con il piano per le infrastrutture dedicate.