Continua la petrolizzazione della Basilicata

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Presenza della Shell on shore in Basilicata
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Nota della Ola: inaccettabile il silenzio istituzionale sulle nuove istanze Via della Shell. A rischio centinaia di nuovi kmq del territorio lucano situato ad ovest della regione che comprende il Potentino, Melandro, Val d’Agri, Vallo di Diano, sul quale insistono aree protette, bacini idrici fondamentali per gli usi potabili ed irrigui in un area, tra l’altro, ad alto rischio sismico

In questi giorni i tre progetti Via della Shell per altrettante istanze di ricerca idrocarburi denominate «Monte Cavallo, Pignola e La Cerasa» sono state recapitati con la lettera a firma dell’Amministratore delegato della compagnia anglo-olandese, Marco Brun, alle Regioni Campania e Basilicata ed ai 19 Comuni Lucani e Campani. Fatta eccezione del comune di Satriano di Lucania che ha nuovamente e prontamente confermato il suo no all’istanza «La Cerasa», preannunciando una delibera comunale in tal senso, nessuna voce contraria al momento si è levata dai territori e dagli amministratori regionali e locali che, secondo alcune voci, sarebbero stati contattati e tranquillizzati dalla compagnia mineraria, anche con promesse di natura economica. Per la Ola è inaccettabile questo silenzio istituzionale sulla vicenda.

La presenza della Shell, infatti, non è estranea al territorio e la compagnia già opera nell’area adiacente della concessione «Val d’Agri», in partnership con Eni, non facendo mistero di voler ampliare quest’area della concessione in modo da «integrare le produzioni dei giacimenti in Basilicata» le cui autorizzazioni, in base alla legge sblocca Italia, verranno rilasciate dai ministeri competenti e non più dalle Regioni.

Tra l’altro Shell dispone «di studi specifici di zone limitrofe all’istanza in oggetto», così come è scritto negli studi Via nazionali consultabili on line sul sito della Regione Basilicata, unitamente ad un’altra istanza ubicata a sud dello stesso giacimento della Val d’Agri denominato «Grotte del Salice» risultando presente inoltre con proprie quote di partecipazione nei permessi di ricerca Fosso Valdienna e Tempa Moliano.

Insomma c’è il rischio immanente di «petrolizzazione» di centinaia di nuovi kmq del territorio lucano situato ad ovest della regione che comprende il Potentino, Melandro, Val d’Agri, Vallo di Diano, sul quale insistono aree protette, bacini idrici fondamentali per gli usi potabili ed irrigui in un area, tra l’altro, ad alto rischio sismico.

Per la Ola quanto accade non solo passa sotto silenzio ma vi sarebbero taciti accordi tra poteri istituzionali nazionali e territoriali e finanche internazionali. Ricordiamo che la Shell è presente anche nella Concessione Gorgoglione assieme alla francese Total e la nipponica Mtsuji e in mare mira ad ottenere i permessi nello Jonio, di fronte le coste delle regioni Basilicata, Calabria e Puglia.

Insomma il governo britannico (così ebbe a dichiarare l’ex onorevole Pd, Vincenzo Folino) avrebbe fatto pressione sul governo italiano sull’affare sollecitato dalle diplomazie dei Paesi interessati, proprio per garantire alla Royal Dutch Shell una maggiore e più massiccia presenza in Basilicata e nel Sud Italia.

Oggi l’on Folino, non più vincolato dalla consegna del silenzio forse imposto dall’ex suo segretario di partito, Matteo Renzi, potrebbe meglio chiarire a tutti i Lucani questa vicenda, per far comprendere come stanno realmente e concretamente le cose.