Survival presenta Istanza all’Ocse contro il Wwf

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foto © Survival International
Molte comunità Baka denunciano un grave peggioramento del loro stato di salute da quando sono stati costretti a uscire dalla foresta. Vivendo ai margini delle strade sono più esposti alla malaria e ad altre malattie.
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Stephen Corry: «A chi opera nel campo della Conservazione e dello Sviluppo è stato permesso di prevaricare i diritti umani per decenni, con conseguente sofferenza da parte di milioni di persone in tutta l’Africa e l’Asia. È ora che le grandi organizzazioni per la conservazione si diano una regolata. Se il Wwf non è davvero in grado di impedire alle guardie che finanzia in Camerun di attaccare i Baka, beh allora forse dovrebbe addirittura chiedersi se ha un qualche diritto di stare lì»

Survival International ha presentato una Istanza formale all’Ocse in merito alle attività del Wwf (World Wide Fund for Nature) in Camerun.
È la prima volta che un’organizzazione per la conservazione è oggetto di un’istanza presentata all’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Si tratta infatti di una procedura generalmente utilizzata contro le società multinazionali.
Nell’istanza il Wwf è accusato di coinvolgimento in abusi violenti e furti di terra ai danni dei «Pigmei» Baka del Camerun; maltrattamenti perpetrati dalle squadre anti-bracconaggio in parte finanziate ed equipaggiate dall’organizzazione.
Prima di avviare le sue attività in Camerun, il Wwf ha mancato di valutare l’impatto che il suo lavoro avrebbe avuto sui Baka. Come conseguenza, il Wwf ha contribuito a gravi violazioni dei diritti umani e ha infranto la Dichiarazione Onu sui Diritti dei Popoli Indigeni. Il Wwf fornisce sostegno alle zone di conservazione istituite nel territorio baka (aree in cui è vietato l’accesso ai Baka) e alle squadre anti-bracconaggio che per ben più di un decennio hanno usato violenza contro uomini e donne Baka e contro altre tribù della foresta.
Così facendo, il Wwf ha violato sia le linee guida sui diritti umani dell’Ocse sia i suoi stessi «Principi sui popoli indigeni e conservazione» (Statement of Principles on Indigenous Peoples and Conservation), e su questa base il team legale di Survival ha presentato un’istanza specifica formale.
Le testimonianze fornite dai Baka a Survival in merito alle attività delle squadre anti-bracconaggio nella regione sono moltissime. «Quando sono venuti nella mia casa a picchiarmi, io e mia moglie stavamo dormendo – ha raccontato un uomo Baka nel 2015 -. Mi hanno picchiato con i machete, e hanno picchiato anche mia moglie».

«Lasciano morire gli elefanti nella foresta e allo stesso tempo ci impediscono di mangiare», ha detto a Survival un altro uomo baka nel 2013. Oggi la terra dei Baka continua a essere devastata dal disboscamento, dalle attività minerarie e dal traffico di animali; gli indigeni temono che le loro terre vadano distrutte, nonostante gli sia negato l’accesso a vaste aree proprio nel nome della conservazione.
Survival chiede un nuovo modello di conservazione, che rispetti i diritti dei popoli indigeni. Questi popoli hanno vissuto e gestito i loro ambienti per millenni. Ciò nonostante, le grandi organizzazioni per la conservazione collaborano con le industrie e il turismo, distruggendo i migliori conservazionisti e custodi del mondo naturale: le tribù. I popoli indigeni sono i migliori alleati dell’ambiente, e dovrebbero stare al centro delle politiche per la conservazione.
«Il Wwf sa che gli uomini finanziati dai suoi sostenitori abusano, e addirittura, torturano ripetutamente i Baka, a cui sono state rubate le terre per istituire le aree di conservazione – ha dichiarato oggi il Direttore generale di Survival International, Stephen Corry -. Ma questo non ha fermato il Wwf che, anzi, controbatte le critiche con esercizi di pubbliche relazioni. Il Wwf chiede alle aziende di rispettare quelle stesse linee guida dell’Ocse che esso stesso continua a violare. A chi opera nel campo della Conservazione e dello Sviluppo è stato permesso di prevaricare i diritti umani per decenni, con conseguente sofferenza da parte di milioni di persone in tutta l’Africa e l’Asia. È ora che le grandi organizzazioni per la conservazione si diano una regolata. Se il Wwf non è davvero in grado di impedire alle guardie che finanzia in Camerun di attaccare i Baka, beh allora forse dovrebbe addirittura chiedersi se ha un qualche diritto di stare lì».