Nasce in Italia il primo kit multimediale per insegnare l’inquinamento indoor. Su una classe di 30 alunni, 3 soffrono di asma. Su 10 bambini, quasi la metà soffre di allergie. Un recente studio ha evidenziato che su un campione di 3.000 cittadini dell’area di Pisa (zona che non rientra nelle aree più inquinate del nostro Paese), la prevalenza di asma è salita dal 6,7 al 7,8; gli attacchi acuti sono saliti dal 3,4 al 7,4; i casi di bronchite cronica sono più che triplicati, passando dal 2,1 al 6,8 mentre quelli di rinite allergica sono più che raddoppiati arrivando al 37% della popolazione seguita
Su oltre 900 bambini tra i 10 e 13 anni delle scuole italiane investigate nel Progetto internazionale Search II, promosso del ministero dell’Ambiente della Tutela del Territorio e del Mare, oltre il 12% era in trattamento medico per asma e oltre il 14 % riportava episodi di difficoltà respiratoria. Nel totale dei quasi 8.000 bambini studiati nei Paesi partner del Search i valori italiani si attestavano tra le percentuali più alte di casi diagnosticati di allergie respiratorie (pollini, acari) e di altri sintomi delle vie respiratorie. In Italia, asma e malattie allergiche sono la prima causa di malattia cronica nella fascia di età pediatrica 0-14 anni (dati Istat 2015). Salendo con l’età (18-19 anni), i soggetti allergici arrivano al 14,2% e il fenomeno sembra in crescita.
Proprio di inquinamento indoor nelle scuole si è parlato oggi, nel corso di un convegno promosso dal ministero dell’Ambiente e organizzato dall’Ispra, partner principale del progetto Search, in collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale (Usr) e FederAsma e Allergie Onlus (Alama), dove è stato presentato il sito web AirPack, un innovativo strumento educativo multimediale per le scuole, che ospita un insieme di strumenti didattici sull’inquinamento dell’aria indoor nelle aule e sulle azioni che le scuole stesse possono intraprendere per migliorarne la qualità, capire i rischi ed evitarli.
Il primo toolkit multimediale in Europa, consigliato per alunni fino agli 11 anni e realizzato nell’ambito della 3° edizione del Progetto Search, offre agli insegnanti anche schede per preparare lezioni sulla qualità dell’aria nelle scuole e, agli alunni, un’occasione per imparare anche giocando con i quiz e i giochi di memoria. AirPack è scaricabile gratuitamente ed è disponibile anche nella versione in lingua inglese e potrebbe essere anche utilizzata per una divertente lezione di lingua straniera al di fuori dell’ordinario. Consigli e conoscenze che si possono portare anche a casa, che vanno quindi a completare il ruolo strategico della scuola per la diffusione di una cultura della prevenzione dei rischi in ambiente indoor per le famiglie e la promozione di un ambiente sano e sostenibile per tutti.
«Lo strumento multimediale presentato oggi – ha dichiarato il sottosegretario al ministero dell’Ambiente Barbara Degani – è il frutto di un importante lavoro di indagine internazionale, volto a verificare l’interazione tra lo stato dell’aria negli ambienti scolastici e le principali allergie e problemi respiratori dei bambini. Questo studio rappresenta un punto dal quale partire per migliorare le condizioni di vita dei nostri figli durante le ore in aula, che sono numericamente elevate. In molti casi le scuole richiedono interventi strutturali pesanti, altre volte invece piccoli accorgimenti che possono fare la differenza ed è qui che il sito web realizzato diventa importante per sensibilizzare, docenti e famiglie, sull’importanza di un buon ambiente scolastico. Il mio invito è che da questo progetto pilota in Lazio, AirPack venga utilizzato in tutta Italia perché da un suo buon utilizzo dipenderà il miglioramento dello stato di salute dei grandi e dei piccoli frequentatori delle scuole».
Infatti, asma e allergie sono in aumento. Un recente studio del 2015 ha evidenziato che su un campione di 3.000 cittadini dell’area di Pisa (zona che non rientra nelle aree più inquinate del nostro Paese), seguiti per 25 anni, la prevalenza di asma è salita dal 6,7 al 7,8; gli attacchi acuti sono saliti dal 3,4 al 7,4; i casi di bronchite cronica sono più che triplicati, passando dal 2,1 al 6,8 mentre quelli di rinite allergica sono più che raddoppiati arrivando al 37% della popolazione seguita (Fonte Cnr).
Una buona qualità dell’aria può evitare crisi respiratorie e allergiche ma va tutelata anche quella che si respira in ambienti chiusi, dove si sommano gli inquinanti provenienti dall’esterno a quelli che possono provenire da materiali, prodotti per le pulizie o pulizie fatte in momenti sbagliati e, non in ultimo, da alcune nostre (cattive) abitudini. Questo è soprattutto vero per gli ambienti scolastici dove milioni di studenti vi trascorrono fino a 8 ore al giorno e per almeno dieci anni. E per chi tra loro è allergico o asmatico allergeni e inquinanti irritanti possono rappresentare quella che è stata più volte definita come una barriera invisibile al diritto allo studio.
È stato stimato che in una classe di 30 alunni, da 1 a 3 potrebbero soffrire di asma, mentre 4 alunni su 10 possono soffrire di una forma di allergia (Federasma).
Un’aria inquinata non fa bene a nessuno e i cambiamenti climatici non aiutano, anzi, possono diventare un ulteriore fattore di rischio. Lo sanno bene gli 8 milioni di italiani che soffrono di allergie ai pollini: stagioni di fioriture più lunghe e quantità maggiori sono state associate all’aumento delle temperature così come la comparsa di specie invasive allergizzanti che possono trovarsi anche nei giardini scolastici. Le piogge torrenziali insidiano anche le scuole: aumentano le muffe all’interno di aule e stanze e alcune di loro possono emettere spore nell’aria indoor capaci di scatenare reazioni allergiche e altri sintomi. Le alte temperature favoriscono i livelli di ozono che, reagendo con gli altri inquinanti chimici indoor, danno luogo ad ulteriore inquinamento.