In questo, formale e preoccupante procedere delle cose, caratteristico della nostra civiltà moderna, non c’è nulla di umano che abbia avuto modo di svilupparsi diffusamente come valore condiviso e non solo come opportunità di profitto, nulla che sia interpretabile come espressione di un continuo progredire nella realizzazione delle nostre aspirazioni più profonde, come condizione per migliori relazioni con i nostri intorni, come migliore qualità di vita. In queste condizioni, non possiamo, certo, cogliere le opportunità per intelligenti sinergie (capaci di produrre benessere diffuso e consapevole, più di quanto ne avrebbe potuto pur procurare la sola somma aritmetica delle risorse messe in gioco). Nella corsa a brevettare applicazioni di dubbia utilità, per ogni cosa, ci sfuggono, sia le esplorazioni fondamentali per scegliere e condividere le opportunità vitali offerte dai diversi contesti, sia le ricerche creative sul senso dei nuovi saperi e delle nuove conoscenze sugli equilibri chimico-bio-fisici della Natura e mentali dell’uomo.
Il bene comune, che la Natura mette a disposizione di tutti, ci appare quasi destinato a diventare «cose» da vendere e da comprare senza senso e anche a caro prezzo. Abbiamo costruito un mondo nel quale, di fatto, è anche impossibile donare senza immaginare un possibile contraccambio, implicito o esplicito che sia.
Si comprano e si consumano anche sentimenti e compassioni in spettacoli (finalizzati a rendere in termini di profitti), si seguono le mode esclusive o seriali da applicare per la vendita di una nostra più conveniente immagine, si vendono e si comprano beneficenze da detrarre dalle tasse, mentre la solidarietà sociale, diversamente dal profitto individuale, è gestita dalle elemosine concesse dalle spending review. I miglioramenti per la cura della salute sono, invece, appese alle lotterie e ai gratificanti meccanismi stimolo-risposta che con un limitato contributo, permettono di attribuire a se stessi il successo di una raccolta di rilevanti fondi per la ricerca organizzata da un’attività di intrattenimento.
– Osservare le cose non è interpretarne il senso