Rinnovabili nel mirino e boicottaggio del Referendum trivelle

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Vengono resi pubblici dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) i dati relativi al tempo di argomento dedicato al referendum dai telegiornali e dai programmi extra-tg, tempo irrisorio e questo sia nelle emittenti Rai, dove nel periodo di 34 giorni che va dal 16 febbraio al 20 marzo si è parlato del referendum per sole 3 ore e 51 minuti in totale, sia nelle emittenti Mediaset che hanno riservato all’argomento trivelle solo 2 ore e 14 minuti

E mentre il delegato del Consiglio regionale della Puglia promotore del quesito referendario, Giuseppe Longo, comunica che è in fase avanzata di stampa e sta per essere distribuito per l’affissione il manifesto ufficiale del comitato pugliese, con l’invito agli elettori a sostenere il «Sì», per difendere «il nostro mare dalle trivelle» in sede referendaria domenica 17 aprile 2016 e vengono resi pubblici dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) i dati relativi al tempo di argomento dedicato al referendum dai telegiornali e dai programmi extra-tg, tempo irrisorio e questo sia nelle emittenti Rai, dove nel periodo di 34 giorni che va dal 16 febbraio al 20 marzo si è parlato del referendum per sole 3 ore e 51 minuti in totale, sia nelle emittenti Mediaset che hanno riservato all’argomento trivelle solo 2 ore e 14 minuti, Greenpeace pubblica il nuovo Report «Rinnovabili nel mirino».
Greenpeace evidenzia nello studio come il Governo preferisca le fonti fossili sporche ed inquinanti facendo perdere al sistema Paese posti di lavoro ed investimenti.
Non tutti sanno, infatti, che i provvedimenti attuati dal governo Renzi stanno mettendo in ginocchio il fotovoltaico e l’eolico, comportando la fuga degli investimenti, la perdita di migliaia di posti di lavoro, nessun beneficio sulle bollette degli italiani.
Greenpeace vuole fare luce su queste scelte del Governo ed evidenzia nel rapporto come, ad esempio, nel 2012 erano entrati in esercizio quasi 150mila nuovi impianti fotovoltaici, mentre nel 2014, anno di insediamento del governo Renzi, i nuovi impianti entrati in esercizio sono stati appena 722.
Lo studio evidenzia come anche la questione legata ai posti di lavoro non vada meglio; secondo uno studio redatto da Althesys per Greenpeace, infatti, in Italia entro il 2030 si potrebbero garantire oltre 100mila posti di lavoro nel settore delle rinnovabili mentre, al contrario, nel 2015 se ne sono persi circa 4mila nel solo settore dell’eolico.
Un Governo che sino ad ora non è riuscito a fare molto per incentivare le energie rinnovabili cambiando in corsa accordi già sottoscritti con lo «Spalma incentivi», modificando la tariffa elettrica per frenare il risparmio energetico e finendo per causare un aumento delle nostre bollette, bloccando i piccoli impianti domestici, specialmente quelli fotovoltaici.
Un «green act» mai varato e ufficialmente archiviato che ha fatto posto ad azioni che sono riuscite solo a mettere in ginocchio un settore che aveva resistito persino alla crisi economica e che nel resto del mondo crea occupazione e garantisce benefici all’ambiente e alle persone incentivando le fonti fossili che, secondo il Fondo monetario internazionale, nel 2014 hanno permesso di piazzare l’Italia al nono posto in Europa per finanziamenti erogati ai combustibili sporchi.
Un voto referendario che chiama gli italiani ad esprimersi sull’idea di Italia che vogliamo, sull’Italia che vogliamo lasciare alle generazioni future, un Paese all’avanguardia che punta a diventare leader globale nel settore delle energie pulite o un Paese che decide di restare ancorato a un passato di energie fossili, anti-storiche ed inquinanti.
La corsa verso le energie rinnovabili è in corso ed è ora che bisogna scrivere il futuro del nostro pianeta Terra.
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