All’interno di questo sito molte campagne di boicottaggio sociale divise per argomento (oli tropicali, guerre, sperimentazione animale, diritti umani, ogm, deforestazione, etc.) e i prodotti delle multinazionali da boicottare. È possibile anche suggerire altri prodotti, aziende e boicottaggi e diventare un attivista del boicottaggio sociale con la campagna di «social stickering»
Spesso ci chiediamo quali siano le azioni più urgenti da compire per cambiare rotta, per far sentire la nostra voce e fermare i problemi ambientali e sociali. Ci sentiamo piccoli, isolati e impotenti. Giustifichiamo la nostra passività dando la colpa al sistema, ai politici, ai governi e… all’essere umano.
Invece, ogni singolo individuo può fare la differenza!
Innanzitutto, riducendo i consumi e lo spreco, di qualunque tipo. Chiediamoci: perché ogni volta che si profila una crisi economica i politici ci invitano ad acquistare di più? Perché a governare ci sono, ormai, le multinazionali (che vivono grazie al consumismo) e non più le persone elette dal popolo. Così, i ripetuti inviti alla crescita infinita portano la nostra Terra a esaurire le risorse e la biodiversità a soccombere. Rischiamo davvero di ritrovarci a vivere in un pianeta che ospita una manciata di specie commerciali, a parte la nostra. Questo significherà vivere in un pianeta morto, in cui neanche l’essere umano potrà sopravvivere.
Sobrietà, quindi, prima di tutto. Poi, «boicottaggio sociale».
Ho proposto questa nuova definizione e formulato un nuovo concetto perché il boicottaggio classico è efficace, ma non basta. Non è sufficiente evitare di acquistare qualcosa che non ci sta bene. Dobbiamo far conoscere i motivi della nostra scelta a quante più persone possibile e alle aziende stesse che boicottiamo affinché cambino. Nell’era dei social network c’è bisogno di «boicottare socialmente». Fare la nostra parte e farlo sapere al mondo. Non per autogratificazione, ma per essere più efficaci nelle azioni. Così qualcun altro inizierà a fare la sua di parte e potrà convincere altri ancora.
Il boicottaggio fa paura alle multinazionali, ecco perché dicono sempre (per bocca degli esperti da queste assoldati) che non serve a nulla. E se il semplice boicottaggio intimorisce e convince i colossi del commercio a cambiar strada e produrre diversamente, non immaginiamo quale possa essere il potere del «boicottaggio sociale»…
Quindi, boicottiamo socialmente! Ma attenti a reperire le informazioni giuste e a non finire nella rete dei complottisti o delle bufale. Questo non è sempre facile, serve molto spirito critico.
Il boicottaggio sociale prevede, ad esempio, l’informare gli altri su quali prodotti evitare. È per questa ragione che è nato il sito BOICOTTAGGIOSOCIALE.ORG.
L’obiettivo è far conoscere alla gente quali aziende fanno affari ai danni dell’ambiente, della salute, dei diritti umani e degli animali. Chiunque può segnalare i prodotti e le ditte che impiegano materie prime dannose da un punto di vista ecologico e sociale.
Il vostro aiuto è fondamentale. Pertanto vi invito a partecipare attivamente alle campagne boicottando socialmente e condividendo, ma anche segnalando nuovi prodotti, aziende o campagne da inserire alle liste che man mano si arricchiranno e diventeranno ancor più complete. Cittadini, gruppi, associazioni possono contribuire in maniera significativa a ciascuna campagna di boicottaggio. Le associazioni possono anche scegliere di appoggiare ufficialmente l’iniziativa o una singola campagna con la richiesta di inserimento del proprio logo nell’elenco dei sostenitori.
Inoltre, ognuno può diventare un vero e proprio attivista del boicottaggio sociale con il «social stickering»!
Certo, ancora non basta.
Allora, con il «boicottaggio sociale» dovremmo cercare di arrivare ai capi di governo e richiedere interventi politici seri, come la messa al bando di alcuni prodotti da parte della Ue. Possiamo farcela. Se boicottiamo socialmente non saremo mai soli e impotenti!
Ecco, quindi, un sito pieno di «Consigli per i non acquisti».