Popolazione, deposito oli… una convivenza impossibile

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Questo incidente per la quantità di greggio fuoruscita dall’oleodotto e che ha interessato il rio Penego prima, poi il Fegino e il Torrente Polcevera, risulta tra i più gravi di questi ultimi anni. Ancora una volta in primo piano il problema della convivenza tra gli stabilimenti a rischio di incidente rilevante, come i depositi di oli minerali Iplom di Fegino, e la popolazione locale

Ed è all’indomani del referendum sulle trivellazione in mare che si registra nel mar Ligure, in località Genova Fegino, un incidente in un oleodotto che ha portato alla fuoruscita di centinaia di metri cubi di greggio che si sono riversati in mare.
Si apprende dal report dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpal) che numerose sono state le professionalità dell’ente che sono intervenute per la gestione dell’emergenza idrocarburi lavorando sul luogo dell’incidente, lungo il rio Pianego, il torrente Fegino e nel letto del Polcevera, in mare dentro e fuori la diga, presso lo stabilimento Iplom di Busalla, in sede con le simulazioni modellistiche, nei laboratori di analisi, al centro meteo e al coordinamento con i diversi enti coinvolti nella gestione di questa delicata situazione ambientale.
Una squadra di oltre trenta specialisti che con diversi ruoli, compiti e responsabilità ha proceduto alla stesura di panne alla foce del Polcevera, ha eseguito campionamenti fino alla diga di Levante evidenziando fuoruscite di greggio in ambito portuale. Alcune chiazze, sospinte dal vento e dalle correnti, sembrerebbe siano sfuggite alle panne e si stiano indirizzando verso il largo.
I tecnici impegnati nell’emergenza stanno monitorando con fiale drager la presenza di inquinanti in atmosfera ed effettuando campionamenti sia in acqua, sia lungo le sponde dei torrenti interessati; inoltre si sono avviate le valutazioni sul macrobenthos, si stanno studiando il luogo dell’incidente e la falda acquifera sotterranea, gli ufficiali di polizia giudiziaria stanno svolgendo le indagini per conto della magistratura inquirente, i modellisti stanno simulando gli scenari peggiori per potenziali inquinamenti della falda e della dispersione in mare, il laboratorio multisito sta analizzando i campioni di acqua e terra che continuano ad arrivare nelle diverse sedi di analisi, per valutazioni sia quantitative, sia qualitative, i previsori meteo stanno fornendo indicazioni di dettaglio sull’evoluzione di possibili scenari piovosi, sulla direzione dei venti e sull’evoluzione del moto ondoso.
Legambiente Liguria con la voce del suo Presidente, Santo Grammatico, ha commentato: «Questo incidente per la quantità di greggio fuoruscita dall’oleodotto e che ha interessato il rio Penego prima, poi il Fegino e il Torrente Polcevera, risulta tra i più gravi di questi ultimi anni. Ancora una volta in primo piano il problema della convivenza tra gli stabilimenti a rischio di incidente rilevante, come i depositi di oli minerali Iplom di Fegino, e la popolazione locale. Spesso sono i gas e vapori emessi da questi che colpiscono e preoccupano chi vive, lavora, studia nel comprensorio. Oltre il danno ambientale, che dovrà essere quantificato ci auguriamo che le operazioni di messa in sicurezza evitino una prolungata esposizione dei cittadini residenti ai miasmi insalubri che possono avere effetti sulla salute. Infine dovrà avvenire celermente, da parte dell’Azienda, la bonifica e il ripristino dei luoghi interessati dalla dispersione di petrolio».
Insomma l’ennesimo episodio di una convivenza tra popolazione locale e attività del deposito di oli minerali che non sembra essere compatibile. Già ad inizio 2015 infatti si sono registrati problemi riguardo alla produzione di miasmi, dovuti all’attività di trasporto di prodotti petroliferi nell’area di stoccaggio Iplom a Fegino, arie malsane che rendevano l’aria irrespirabile per gli abitanti della zona.
Una convivenza difficile che sembra influire anche sulle opere di messa in sicurezza del torrente Fegino da parte del Comune, visto il passaggio in alcuni tratti, sotto il letto del rio, delle tubazioni dell’oleodotto, presenza che comporta rallentamenti nei lavori e aumento dei costi a carico della Pubblica Amministrazione.
Quello che sembrerebbe sia necessario avviare è una valutazione, da parte delle autorità, dell’impatto ambientale e sanitario conseguente allo sversamento e questo anche in termini di modalità e tempistiche di ripristino delle aree colpite oltre che una riflessione seria sulla delocalizzazione degli impianti e questo al fine di evitare il ripetersi di gravi episodi che possano compromettere la salute dell’uomo e dell’ambiente nel quale lo stesso vive.