Dal 2008 al 2014, oltre 157 milioni di persone hanno dovuto abbandonare le loro zone d’origine e, si calcola, che entro il 2050, potrebbero diventare 200 milioni. Per l’International Organization of Migration, sarebbero tra i 25 milioni e 1 miliardo il numero di coloro che potrebbero migrare nei prossimi 40 anni a conseguenza dell’emergenza clima
Ondate di calore sempre più frequenti, «invasioni» biologiche nel Mediterraneo e milioni di profughi ambientali. Sono alcune delle conseguenze dei cambiamenti climatici evidenziate nello Speciale della rivista Enea «Energia, Ambiente e Innovazione» dedicato a «Dopo la Cop21, nuove proposte sul clima», pubblicato in occasione della Giornata mondiale della Terra di oggi.
Numerosi i temi in sommario, all’insegna di un approccio integrato agli aspetti economici, sociali ed ambientali della questione climatica che, oggi a New York, presente il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, vede la cerimonia di avvio della procedura di ratifica da parte degli Stati dell’Accordo raggiunto a Parigi lo scorso dicembre. L’accordo entrerà in vigore 30 giorni dopo la ratifica da parte di almeno 55 Paesi, che producano complessivamente almeno il 55% delle emissioni globali.
Secondo l’United Nation Environment Programme (Unep) sono essenzialmente tre gli aspetti sui quali peserà l’influenza del cambiamento climatico: l’innalzamento della temperatura, che porterà in alcune aree alla riduzione della produttività agricola e alla degradazione dei suoli; l’aumento del numero e dell’intensità degli eventi meteorologici estremi, che interesserà un numero sempre maggiore di persone ed insediamenti; l’innalzamento del livello del mare, che danneggerà le aree costiere determinando lo spostamento permanente di intere popolazioni.
Secondo stime riportate dalla rivista Enea, dal 2008 al 2014, oltre 157 milioni di persone hanno dovuto abbandonare le loro zone d’origine e, si calcola, che entro il 2050, potrebbero diventare 200 milioni. Per l’International Organization of Migration, sarebbero tra i 25 milioni e 1 miliardo il numero di coloro che potrebbero migrare nei prossimi 40 anni a conseguenza dell’emergenza clima.
Tra i temi in rassegna figurano anche le nuove frontiere dello sviluppo sostenibile che vanno dalle opportunità dello sfruttamento delle acque reflue per la gestione energetica e la produzione di materie prime seconde all’economia circolare; dai progressi nella previsione e mitigazione alla modellistica climatica; dalle minacce alla biodiversità del Mediterraneo alle nuove tecnologie per l’osservazione del clima; dalle previsioni dell’impatto delle variazioni del livello del mare sulle coste alle implicazioni dell’aumento della temperatura globale nell’area mediterranea; dalle proiezioni climatiche sulle ondate di calore agli effetti dei cambiamenti climatici in agricoltura.
La rivista approfondisce anche l’Accordo di Parigi, con un’analisi curata direttamente dai delegati Enea al Summit, mentre una particolare attenzione è dedicata al modello Nexus (il legame fra cibo, acqua ed energia, cruciale nelle strategie di sviluppo sostenibile dei Paesi più fragili) e alla proposta di soluzioni che, oltre alla prevenzione dei disastri ambientali, prevedano un’adeguata pianificazione delle risorse e una gestione più partecipativa, costruttiva ed inclusiva dei flussi migratori. La rivista Enea allarga il suo focus allo scenario internazionale con l’intervista a Herman E. Ott del «Wuppertal Institute for Climate, Environment and Energy», le analisi sulle politiche climatiche di Colombia e India e gli scenari della «Deep Decarbonization».