Nelle intenzioni la cerimonia di New York dovrebbe rappresentare una svolta. Finora sarebbero 168 i Paesi che hanno indicato che apporranno la loro firma sull’Accordo, atto che straccia per urgenza, importanza e apprezzamento tutti i trattati precedenti
> Aumenteranno i profughi del clima
Oggi 22 aprile è una giornata densa di appuntamenti.
Si celebra l’ambiente e la salvaguardia del pianeta Terra con la Giornata della Terra, ricorrenza festeggiata ogni anno, dal 1970, un mese e due giorni dopo l’equinozio di primavera per sottolineare la necessità della conservazione delle risorse naturali della Terra. Nato come movimento universitario si è trasformato nel tempo in un avvenimento educativo ed informativo che vuole mettere in luce i problemi del nostro vivere su di un Pianeta fortemente segnato dall’impronta dell’uomo.
Inquinamento di aria, acqua e suolo, distruzione degli ecosistemi, esaurimento delle risorse, questi alcuni tra i temi che l’uomo deve affrontare per cercare soluzioni che permettano di eliminare gli effetti negativi delle proprie attività nel vivere quotidiano.
Ma oggi è in programma anche un altro evento di portata storica… la firma dell’Accordo di Parigi sul clima. Si tiene infatti a New York, presso le Nazioni Unite, depositarie ufficiali dell’Accordo di Parigi, una cerimonia, a cui prenderanno parte i Capi di Stato e di governo di tutto il mondo, con la quale si avvia il processo concreto di firma dell’Accordo.
Finora sarebbero 168 i Paesi che hanno indicato che apporranno la loro firma sull’Accordo, atto che straccia per urgenza, importanza e apprezzamento tutti i trattati precedenti.
Ma la firma per quanto rappresenti un passo legalmente vincolante, chi firma l’Accordo infatti si obbliga a non porre in essere attività contrarie al trattato, non basta. Dopo bisognerà ratificarlo e ci sarebbero otto nazioni che potrebbero farlo già oggi subito dopo la firma, Stati piccoli ed estremamente vulnerabili ai cambiamenti climatici (il Belize ed i paesi insulari di Barbados, Fiji, Maldive, Nauru, Santa Lucia, Samoa, Tuvalu) che pur se su scala globale non rappresentano quantitativamente una percentuale rilevante in tema di emissioni possono contribuire a creare una mobilitazione record.
In tema di ratifica però ogni Paese disciplina nel suo ordinamento giuridico come avviene la procedura di ratifica degli accordi internazionali. Per alcuni Paesi, come l’Italia, la ratifica deve passare per un voto del Parlamento; per altri, come l’Australia, è sufficiente che il governo notifichi il trattato al Parlamento.
Alcuni Paesi come Cina e Stati Uniti si sono impegnati, con un comunicato congiunto, a ratificare l’Accordo di Parigi quest’anno, seguiti da Canada, India, Messico e Sud Africa.
Insomma da quelli che sono i primi feedback sembrerebbe si sia messo in moto un meccanismo che potrebbe portare alla rapida entrata in vigore dell’Accordo e questo ben prima di quel 2020 di cui tutti parlano.
E l’Italia come si sta comportando in questo importante appuntamento con la storia?
Le notizie sugli spostamenti del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e del ministro Galletti indicano la loro presenza a New York e cominciano ad includere notizie confermative sulla firma del trattato.
Di certo l’Italia sa che quando l’Accordo di Parigi entrerà in vigore e l’Italia l’avrà ratificato, il nostro Paese avrà, i seguenti obblighi:
– il contenimento dell’incremento della temperatura media globale molto al di sotto dei 2 °C rispetto ai livelli pre-industriali perseguendo tutti gli sforzi per limitare l’incremento della temperatura media globale a 1,5°C rispetto ai livelli pre-industriali;
– l’incremento della capacità di adattamento agli impatti avversi del cambiamento climatico e il rafforzamento della resilienza climatica e di uno sviluppo a basse emissioni di gas serra in una modalità che non minacci la produzione di cibo;
– la coerenza dei flussi finanziari con i percorsi verso uno sviluppo resiliente a basse emissioni;
– l’obbligo di intraprendere e comunicare sforzi ambiziosi come «Contributi stabiliti a livello nazionale» alla lotta globale contro i cambiamenti climatici;
– l’obbligo di predisporre, comunicare e successivamente aggiornare i contributi determinati a livello nazionale che intendono raggiungere;
– la necessità che i successivi contributi nazionali debbano rappresentare una progressione al di là del contributo corrente e riflettere il suo massimo grado di ambizione, alla luce delle rispettive capacità e delle diverse situazioni nazionali.
Gianni Silvestrini, presidente del Coordinamento Free e direttore scientifico di Kyoto Club, durante il convegno dal titolo «Dopo la Cop21. La firma dell’Accordo di Parigi e gli impegni dell’Italia e dell’Unione europea» che si è svolto a Roma, ha illustrato quelli che sarebbero i passi che l’Italia, e il resto dell’Europa, dovrà compiere, nell’immediato futuro, per conseguire un reale cambiamento di rotta in tema di contenimento della febbre del pianeta, proseguendo: «L’Italia deve attivarsi per ottenere una rapida approvazione formale dell’Accordo di Parigi da parte dell’Unione europea. Chiedere un innalzamento degli obiettivi al 2030, in particolare, come richiesto dal Parlamento europeo, il target dell’efficienza energetica dovrebbe passare dal 27% al 40% e quello delle rinnovabili dal 27% al 30%. Raddoppiare nell’arco di un quinquennio gli investimenti per la ricerca nel campo delle energie pulite, un impegno assunto a Parigi insieme ad altri 19 paesi nell’ambito del programma “Mission Innovation”. Elaborare uno scenario di decarbonizzazione di lungo periodo per capire quali investimenti fare e quali invece evitare. Definire una strategia al 2030 individuando come e dove intervenire. Creare presso la Presidenza del Consiglio un coordinamento delle iniziative climatiche dei vari Ministeri».
E mentre, ci si auspica, le autorità firmano l’Accordo, la società civile si mobilita piantando un albero, fotografandolo e facendo circolare la foto sui social media, così come da invito delle Nazioni Unite; a Roma, in Villa Borghese con il Villaggio per la Terra, si dà inizio ad una quattro giorni dedicata all’ambiente dove protagonista sarà anche la musica con il Concerto per la Terra di Rocco Hunt.
Anche il Wwf per ricordare l’impegno per l’ambiente nei suoi 50 anni dalla sua fondazione è stata celebrata da Poste Italiane con l’emissione di un francobollo celebrativo con l’immagine di un panda con il suo cucciolo tra le piante di bambù, nel suo caratteristico habitat tra le foreste cinesi, disegnato con la tecnica dell’acquerello da Fulco Pratesi.
Una giornata importante che continuiamo a seguire.