…e di fatto farà venir meno una materia prima importante per trasformare i rifiuti organici, renderà critico e difficoltoso il processo di trattamento (digestione anaerobica e compostaggio), comportando un ostacolo allo sviluppo della raccolta differenziata ed al raggiungimento dei target di riciclo. «Il ministero dell’Ambiente non mantiene gli impegni assunti con il Parlamento. Esiste comunque un obbligo, morale e giuridico, alla restituzione agli operatori di quanto incassato oltre il dovuto dallo Stato»
E torniamo a parlare di rifiuti e del grande pastrocchio del Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti (Sistri).
Come avevamo già anticipato il Parlamento aveva preteso che il Governo emanasse per tempo, cioè entro lo scorso 30 aprile termine ultimo per il pagamento dei diritti annuali al Sistema, un provvedimento che riducesse l’importo del contributo andando a prorogare anche la scadenza del pagamento.
La risposta alla richiesta è arrivata il 28 aprile ed argomentata da un deputato della commissione Ambiente alla Camera, il quale ha esordito dicendo: «Il ministero dell’Ambiente non mantiene gli impegni assunti con il Parlamento. Esiste comunque un obbligo, morale e giuridico, alla restituzione agli operatori di quanto incassato oltre il dovuto dallo Stato sia nel 2015 sia nel 2016 e si richiede pertanto di adottare un decreto che riduca effettivamente il contributo annuale dal 2016 prevedendo la compensazione per gli anni futuri, rispetto a quanto, anche quest’anno, purtroppo, per colpa del ministero dell’Ambiente le imprese dovranno pagare oltre il dovuto».
Un paradosso che non ha eguali in cui si riconosce che il contributo annuale al Sistri non dovrebbe essere versato in quanto il Sistema non è in vigore ma che normativamente è da predisporre in quanto la non corresponsione farebbe scattare sanzioni amministrative pecuniarie da 2.600 a 15.500 euro, sanzione aumentata da 15.500 a 93.000 euro nel caso di rifiuti pericolosi.
Sempre in tema rifiuti Utilitalia, Federazione delle imprese ambientali, energetiche ed idriche, Fise Assoambiente, Associazione imprese servizi ambientali, e il Consorzio italiano compostatori (Cic) «Esprimono grande preoccupazione per una norma che sta per essere licenziata dal Parlamento nell’ambito del Collegato agricoltura. Una norma in palese contrasto con la normativa europea, che espone il nostro Paese ad un’altra procedura di infrazione».
È così che le tre associazioni commentano quanto riportato all’art. 41 del Disegno di Legge S 1328-B, attualmente in esame al Senato, che dispone l’esclusione degli sfalci e le potature di parchi e giardini dal campo di applicazione dei rifiuti.
Questa norma, affermano le associazioni, comporterà, paradossalmente, un aumento dei costi di trattamento dei rifiuti urbani e quindi un aumento delle tariffe comunali a carico dei cittadini. Infatti si è stimato che il costo di conferimento dalla frazione organica dei rifiuti urbani (Forsu) potrebbe aumentare fino a 10-20 €/tonnellata.
Questa norma, si legge nel comunicato stampa congiunto, farà inoltre venir meno una materia prima importante per trasformare i rifiuti organici, renderà critico e difficoltoso il processo di trattamento (digestione anaerobica e compostaggio), comportando un ostacolo allo sviluppo della raccolta differenziata ed al raggiungimento dei target di riciclo.
In definitiva, le tre associazioni Utilitalia, Fise Assoambiente e Cic evidenziano con forza l’assoluta indisponibilità all’interno dell’iter parlamentare a tenere conto delle istanze di un settore di fondamentale importanza per il Paese, che lo stesso governo ha individuato quale strategico in altri provvedimenti, quale ad esempio l’art. 35, comma 2, dello Sblocca Italia effettuando un vero e proprio passo indietro incomprensibile ed illogico oltre che inspiegabile.