È Nairobi ad ospitare l’evento che vedrà impegnati 2.300 delegati da 170 paesi, per parlare di sviluppo sostenibile, cambiamento climatico, rifiuti in mare e traffico di animali. In Asia il numero di piogge oltre la media è aumentato del 56% fra il 1981 e il 2000 e ogni anno si distruggono oltre un milione di ettari di foresta con un 30% della popolazione che beve acqua contaminata da feci umane, condizioni queste che provocano la morte di circa 1,8 milioni di persone l’anno e l’invalidità permanente di 24,8 milioni di individui. Nel Nord America 140 milioni di persone siano ancora esposte a forte inquinamento atmosferico
È partita e si concluderà il 27 maggio la seconda Assemblea dell’Onu sull’Ambiente (Unea 2), assemblea che rappresenta il più alto organo decisionale a livello mondiale in tema ambientale che culminerà nella ricerca di risoluzioni e di una chiamata globale all’azione per affrontare le sfide ambientali nel mondo di oggi, organizzata dall’agenzia delle Nazioni Unite.
È Nairobi, la capitale del Kenia, ad ospitare l’evento che vedrà impegnati 2.300 delegati da 170 paesi, per parlare di sviluppo sostenibile, cambiamento climatico, rifiuti in mare e traffico di animali.
I temi consentiranno a tutti gli attori interessati di individuare strumenti concreti a disposizione per adottare un approccio integrato e universale per l’attuazione di buone pratiche ambientali a livello globale.
Una partecipazione che vuole essere la più elevata possibile e che mette in gioco una piattaforma interattiva e rivolta a cittadini, organizzazioni della società civile, governi, organizzazioni intergovernative e soprattutto grandi gruppi e parti interessate e questo avendo come unico obiettivo quello di favorire la partecipazione di quanta più gente possibile alle discussioni tematiche e alla diffusione di informazioni sui rapporti e documenti preparati nel corso dell’evento.
Già in vista dell’Assemblea, il United nations environment programme (Unep) ha preparato sei rapporti riguardanti le grandi aree geografiche del mondo: Europa, Nord America, Asia e Pacifico, Asia occidentale, America Latina e Caraibi, Africa. I sei rapporti regionali serviranno poi a redigere il Rapporto globale sull’Ambiente che sarà diffuso nel 2018. Tutti gli studi risultano già consultabili tranne quello sull’Europa che verrà presentato il prossimo 8 giugno a Batumi in Georgia, alla Conferenza dei ministri dell’Ambiente europei.
Nel Rapporto relativo all’area del Nord America si evidenzia come la situazione ambientale, nel ricco paese, sia migliorata. L’aria è sempre più pulita, l’acqua potabile è ottima, le aree protette difendono la biodiversità. Purtuttavia si evidenzia come 140 milioni di persone siano ancora esposte a forte inquinamento atmosferico.
Nel Rapporto che prende in considerazione l’Asia e il Pacifico risulta che la crescita economica dell’area ha portato ad inquinamento atmosferico, a problemi quali la scarsità dell’acqua e la produzione incontrollata di rifiuti. Il numero di piogge oltre la media è aumentato del 56% fra il 1981 e il 2000 e ogni anno si distruggono oltre un milione di ettari di foresta con un 30% della popolazione che beve acqua contaminata da feci umane, condizioni queste che provocano la morte di circa 1,8 milioni di persone l’anno e l’invalidità permanente di 24,8 milioni di individui.
Nel Rapporto che mette in luce la situazione esistente in Asia Occidentale la cosa non sembra essere migliore. Qui la desertificazione avanza, provocando scarsità d’acqua e di cibo. A queste condizioni vanno ad aggiungersi le continue guerre che provocano milioni di profughi e appesantiscono i sistemi di raccolta rifiuti creando il substrato concreto per il diffondersi di epidemie oltre ad esserci inquinamenti secondari legati ai metalli pesanti dei proiettili e alle radiazioni dei missili con una condizione generale dell’aria che è in peggioramento.
Nell’America latina e Caraibi invece risultano aumentate fortemente le emissioni di gas serra e questo perché l’espansione di agricoltura e di allevamento ha fatto salire nell’atmosfera i tassi di protossido di azoto, anidride carbonica e metano andando ad aumentare le temperature e, soprattutto nelle grandi città, a far registrare livelli di polveri sottili superiori ai limiti fissati dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).
A chiudere in Africa si rileva come l’inquinamento atmosferico faccia circa 600.000 vittime ogni anno con il solo 68% della popolazione che ha accesso ad acqua potabile e assistenza sanitaria. Anche l’inquinamento dei fiumi è una piaga nazionale che si ripercuote anche sulla condizione qualitativa dei mari con un territorio martoriato dalla deforestazione, per l’agricoltura e l’industria del legno.
Quello che si registra pertanto a livello globale è un peggioramento del sistema ambiente con un cambiamento climatico che fa aumentare il riscaldamento dell’Artico, diminuire l’estensione dei ghiacciai, anche quelli sulla terraferma, andando a destabilizzare i normali equilibri ecosistemici.
Quello che risulta evidente è che bisogna proteggere gli ecosistemi, ridurre l’inquinamento e lo sfruttamento delle risorse naturali, ridurre la dipendenza da combustibili fossili andando ad investire nella ricerca per lo sviluppo sostenibile.