«Se davvero Casa Italia vorrà affermarsi con il modo nuovo dell’abitare servirà davvero cambiare radicalmente il modo di pensare di tutte le componenti che costituiscono l’industria delle costruzioni: progettisti, imprese, pubblica amministrazione, committenza. Ma anche sociologi, urbanisti, ricercatori, analisti. Tutti in grado di partecipare al disegno di città nuove in grado di rispondere alle nuove esigenze del vivere civile. E senza dimenticare, spiace rilevarlo, l’imprescindibile esigenza di controlli e verifiche che stronchino sul nascere quei fenomeni corruttivi che troppe volte sono stati alla base di drammi e tragedie»
Casa Italia, così si chiama il progetto da due miliardi l’anno voluto dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi per stimolare la tanto richiamata prevenzione alle calamità naturali che minacciano il territorio italiano.
«Un progetto di lungo respiro, che richiederà anni, forse un paio di generazioni», questo quanto da lui stesso dichiarato, un piano che se da un lato vuole andare a curare il nostro territorio, i beni culturali, le infrastrutture e le opere pubbliche dall’altro richiede l’avvio di politiche abitative in senso ampio.
I temi centrali sui quali lavorare sono la riqualificazione urbana, la conoscenza del territorio e le detrazioni fiscali che non siano limitate alla sola abitazione ma vadano a comprendere interi complessi immobiliari.
Un piano quello di Casa Italia che continuerà a seguire la strategia dei Fondi europei e dei fondi di sviluppo e coesione, fondi ai quali andranno ad accostarsi anche gli incentivi ai privati, elemento questo sostanziale per procedere a mettere in cantiere interventi sulle abitazioni private.
E di Casa Italia parla anche la Rete nazionale delle professioni dell’area tecnica e scientifica (Rete professioni tecniche), rete costituita nel 2013 e di cui fanno parte il Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti conservatori, il Consiglio nazionale ingegneri, il Consiglio nazionale dei geologi, il Collegio nazionale dei periti agrari e dei periti agrari laureati, il Consiglio nazionale dei chimici, il Consiglio dell’Ordine nazionale dei dottori agronomi e dei dottori forestali, il Consiglio nazionale geometri e geometri laureati, il Consiglio nazionale dei periti industriali e dei periti industriali laureati.
La Rete vede l’idea di una Casa Italia che metta insieme un sistema di prevenzione infrastrutturale che punti a evitare la tragica contabilità di morti e di feriti, che fa seguito ad ogni terremoto che colpisce il Paese, come un buon inizio.
Non è sufficiente essere all’avanguardia nel complesso degli interventi di emergenza ma serve puntare sulla diffusione della cultura della prevenzione, atteggiamento questo ricordato in maniere ridondante e che vuole marcare una forte discontinuità rispetto alle politiche del passato.
Un buon approccio politico che deve prevedere provvedimenti che, per non essere frammentari tra loro, devono essere inseriti in una più ampia visione che punti alla rigenerazione urbana sostenibile dove argomenti quali dissesto idrogeologico, efficientamento energetico, recupero del costruito devono rappresentare temi strategici inseriti costantemente nell’agenda politica.
Rete Professioni Tecniche, afferma: «Se davvero Casa Italia vorrà affermarsi con il modo nuovo dell’abitare servirà davvero cambiare radicalmente il modo di pensare di tutte le componenti che costituiscono l’industria delle costruzioni: progettisti, imprese, pubblica amministrazione, committenza. Ma anche sociologi, urbanisti, ricercatori, analisti. Tutti in grado di partecipare al disegno di città nuove in grado di rispondere alle nuove esigenze del vivere civile. E senza dimenticare, spiace rilevarlo, l’imprescindibile esigenza di controlli e verifiche che stronchino sul nascere quei fenomeni corruttivi che troppe volte sono stati alla base di drammi e tragedie».
Insomma, per affermare la cultura della prevenzione non è più rinviabile, ad esempio, l’obbligatorietà del Fascicolo del Fabbricato, l’obbligatorietà delle verifiche sismiche per gli edifici strategici, tra i quali scuole ed ospedali, che sono le situazioni più sensibili.
Un tema quello della prevenzione che costituisce un impegno prioritario per poter assicurare una migliore qualità degli interventi e per svolgere più efficacemente quei servizi di prevenzione e riduzione dei fattori di rischio per l’intera comunità.
Una qualità del costruito, del territorio, della sicurezza che non hanno senso se non si concepiscono con un nuovo modello di fare edilizia, di costruire un futuro sicuro.