Recuperare materiali vs bruciare risorse

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discarica rifiuti
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E sul piano dell’impatto sulla salute umana non esiste alcuno studio su pubblicazioni internazionali che dimostri l’assenza di rilevanti rischi sanitari acuti e cronici per chi vive in prossimità degli impianti mentre di contro un solo studio, pubblicato su rivista internazionale, ha dimostrato con adeguato livello di accuratezza, utilizzando i dati dello studio «Moniter» della Regione Emilia Romagna, come le emissioni degli inceneritori sono in relazione con un aumentato rischio di nascite pretermine e aborti spontanei oltre che incrementi di mortalità per tumori

Riguardo l’emergenza rifiuti a Roma, tema caldo e di assoluta attualità, molto si è detto, e continua ad alimentare pagine di cronaca, in un gioco di parti che vede fronteggiarsi personalità autorevoli.
Di rifiuti a Roma ha infatti parlato la Società italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (Siti), di cui fanno parte docenti universitari, tecnici, epidemiologi e operatori delle Asl, la quale ha ritenuto di intervenire sulla questione per evitare che i falsi miti prevalessero sulle vere realtà scientifiche e per fare un appello di responsabilità alle Istituzioni nazionali e locali affinché programmazioni razionali di lungo termine evitino, in futuro, il verificarsi di situazioni come quelle osservate nella capitale.
Sette le verità scientifiche che la Siti mette in campo sulla gestione dei rifiuti urbani.
Si parte col dire che le discariche inquinano l’ambiente più degli inceneritori, con bilanci energetici molto negativi e si prosegue affermando che la gestione del complesso ciclo dei rifiuti solidi urbani, per le grandi metropoli europee, prevede azioni integrate con raccolte differenziate, contenimento nella produzione dei rifiuti e attività educative, azioni queste che non possono prescindere dalla disponibilità di termovalorizzatori di ultima generazione che possono portare a un bilancio energetico complessivo positivo, con produzione di energia e sistemi di teleriscaldamento.
Come terza verità si fa riferimento allo studio epidemiologico Moniter, condotto dalla Regione Emilia Romagna con l’apporto di scienziati internazionali, studio che rappresenta una delle più sofisticate ricerche al mondo sul rischio connesso alle emissioni di inceneritori e che evidenzia chiaramente l’assenza di rilevanti rischi sanitari acuti e cronici per chi vive in prossimità degli impianti, verità seguita con l’evidenziare come il trasporto a lunga distanza dei rifiuti ha costi maggiori e un impatto ambientale negativo legato alle emissioni dei mezzi di trasporto.
Inoltre nella nota della Siti si fa riferimento ad una strategia di lungo periodo e questo al fine di non giungere a situazioni emergenziali come quella avuta a Roma o come quelle multiple viste in Campania in cui i rifiuti accumulati per strada sono uno spettacolo indecente e un segnale di degrado urbano che però non è mai sfociato in emergenze sanitarie particolari, come epidemie o rischi infettivi.
Come ultima verità la Siti parla esplicitamente della teoria dei rifiuti zero asserendo che tale dottrina è illusoria, un falso mito, e questo non solo perché di fatto inattuabile ma per la dimostrazione che le raccolte differenziate oltre una certa soglia (attorno al 60%) rischiano di non essere efficaci.
Immediata la risposta di Zero waste/Rifiuti Zero Italy (Zwi) la quale esprime totale disaccordo su quanto dichiarato dalla Siti a sostegno dell’incenerimento dei rifiuti con recupero energetico, anche attraverso impianti di nuova generazione, posizione poi ripresa acriticamente dall’Istituto superiore di sanità (Iss).
Dichiarazioni che la Zwi giudica improvvide, prive di qualunque pubblicazione validata a supporto e che appaiono quanto meno approssimate e incuranti dell’evidente progresso scientifico, tecnologico, amministrativo e legislativo a supporto di un ciclo dei materiali post consumo rispettoso dell’ambiente, economicamente incentivante e orientato alla sostenibilità.
Gli inceneritori, anche quelli definiti di nuova generazione, non eliminano i rifiuti, ma li trasformano in emissioni, ricche di un variegato cocktail di inquinanti con residui, scorie pesanti e leggere, al circa il 25% in peso dei rifiuti in ingresso. Le discariche di servizio sono necessarie anche per gli inceneritori, e questi ultimi creano residui che non ci sarebbero senza la combustione dei rifiuti. Le ceneri leggere sono estremamente tossiche in quanto residuano dai filtri e dai processi di abbattimento dei fumi e devono essere conferite in discariche speciali o alla «tombazione» in siti minerari.
Un bilancio energetico tutt’altro che ottimale.
E sul piano dell’impatto sulla salute umana non esiste alcuno studio su pubblicazioni internazionali che dimostri l’assenza di rilevanti rischi sanitari acuti e cronici per chi vive in prossimità degli impianti mentre di contro un solo studio, pubblicato su rivista internazionale, ha dimostrato con adeguato livello di accuratezza, utilizzando i dati dello studio «Moniter» della Regione Emilia Romagna, come le emissioni degli inceneritori sono in relazione con un aumentato rischio di nascite pretermine e aborti spontanei oltre che incrementi di mortalità per tumori di fegato e vescica negli uomini, incidenza di tumori del pancreas negli uomini, mortalità per cancro del colon nelle donne e per i linfomi non-Hodgkin in entrambi i sessi nella coorte di Modena.
Risultati tutti coerenti con altre pubblicazioni scientifiche nazionali ed internazionali.
In definitiva, in un mondo in cui predichiamo le buone pratiche verso la riduzione dei rifiuti promuovendo l’origine di imprese e di lavoro che seguano i dettami della #circulareconomy, che poggia i suoi fondamenti sul recupero di materia e non di energia, bruciare materiali post consumo è antieconomico, distrugge risorse e impoverisce il pianeta.
Recuperare materiali da rimettere sul mercato e non bruciarli per produrre una scarsa e sporca quota di energia questo ci impone, con tutte le migliorie del caso, la responsabilità di salvaguardare le future generazioni.