La Rete Natura 2000, a 24 anni dalla sua istituzione, vede coprire solo il 4% delle Amp dell’Ue, dato che è di gran lunga al di sotto dell’obiettivo del 30% considerato a livello internazionale dagli scienziati come necessario per sostenere la salute a lungo termine dei mari
Le Organizzazioni non governative (Ong) ambientali Oceana, Seas at Risk e il Wwf in un comunicato congiunto chiedono alla Commissione europea di essere rigorosa nella valutazione della performance degli Stati membri dell’Unione europea (Ue) in materia di protezione dei loro oceani e di rispettare i loro obblighi di protezione nei confronti di quelle aree dove la vita marina è più minacciata in Europa.
Una chiamata alla responsabilità dell’Unione che arriva prima della riunione Ue prevista questa settimana e volta ad identificare le lacune che legalmente devono essere migliorate nella Rete Natura 2000 delle aree marine protette (Amp) di Atlantico, Macaronesia (arcipelaghi dell’oceano Atlantico settentrionale al largo delle coste africane che fanno parte di Portogallo, Spagna e Capo Verde) e del Mediterraneo, riunione che rappresenta il primo incontro in sei anni.
Ma cos’è Rete Natura 2000?
La Rete Natura 2000 è il principale strumento della politica dell’Unione europea per la conservazione della biodiversità. Si tratta di una rete ecologica diffusa su tutto il territorio dell’Unione, istituita ai sensi della Direttiva 92/43/CEE «Habitat» per garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari a livello comunitario.
La rete Natura 2000 è costituita dai Siti di interesse comunitario (Sic), identificati dagli Stati Membri secondo quanto stabilito dalla Direttiva Habitat, che vengono successivamente designati quali Zone speciali di conservazione (Zsc), e comprende anche le Zone di protezione speciale (Zps) istituite ai sensi della Direttiva 2009/147/CE «Uccelli» concernente la conservazione degli uccelli selvatici.
Pur essendo uno strumento di protezione della natura importante a livello comunitario, la Rete Natura 2000, a 24 anni dalla sua istituzione, vede coprire solo il 4% delle Amp dell’Ue, dato che è di gran lunga al di sotto dell’obiettivo del 30% considerato a livello internazionale dagli scienziati come necessario per sostenere la salute a lungo termine dei mari.
Ad oggi insomma restano lacune significative nella rete, ad esempio, si trova un numero sproporzionato di Amp vicino alla riva, con grandi lacune nella protezione delle acque al largo, oltre le 12 miglia nautiche. In totale, solo l’1,7% delle acque al largo dell’Ue sono state designate come siti Natura 2000, lasciando una vasta gamma di ecosistemi e le specie più profonde senza protezione.
Lasse Gustavsson, direttore esecutivo di Oceana in Europa, ha dichiarato: «Il completamento della Rete marina Natura 2000 è attesa da tempo, al fine di garantire la protezione della biodiversità per le generazioni future e al fine di recuperare specie e habitat minacciati dalle pressioni crescenti come la pesca eccessiva e i cambiamenti climatici. Nell’Oceano Atlantico nord-orientale, i paesi hanno protetto un mero 2% delle loro aree offshore. Molto peggio è la situazione nel Mediterraneo, dove il 99,9% delle acque al largo restano senza protezione».
L’incontro si concentrerà in particolare su quegli Stati membri che non osservano sufficiente protezione per le specie minacciate, come i delfini e le tartarughe marine, e che accolgono habitat a rischio, come le barriere e banchi di sabbia.
Cipro, Grecia, Italia, Portogallo, Slovenia e Spagna sono tra gli Stati membri che sono più indietro nei loro sforzi di protezione.
Un appuntamento importante per affrontare le lacune ancora esistenti nella protezione della natura che minaccia l’efficacia di tutta la Rete Natura 2000 e compromette gli sforzi significativi già adottati da alcuni Stati membri.
Perché facendo chiarezza e ampliando i dati disponibili, non vi saranno più ragioni per ritardare la protezione che è necessaria per aiutare i principali habitat e specie minacciate anche se, a seguito di un rapporto del 2015 dell’Agenzia europea per l’ambiente, si è evidenziato come comunque la maggior parte della vita marina protetta dalla Rete Natura 2000 resti in cattive condizioni con solo il 7% delle specie marine e il 9% degli habitat considerati in buono stato di conservazione.
Le cose insomma non funzionano per il meglio e il 2020 è una scadenza cruciale per la conservazione marina europea. Il 2020 è infatti l’anno in cui i nostri mari devono avere un buono stato ecologico e le nostre attività di pesca devono venir gestite in modo sostenibile, obiettivi che per essere raggiunti devono vedere la creazione di una rete completa e ben gestita di Amp.