Ciotti da Dobbiaco: Basta commuoversi, bisogna muoversi

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Don Luigi Ciotti
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Appello per tornare a «prendersi a cuore il mondo». C’è la necessità di tornare tutti a «sporcarsi le mani» e a mettersi in gioco contro i grandi problemi che affliggono la nostra epoca, dicendo no alla privatizzazione della speranza. O la speranza è di tutti o non è speranza». Tra i relatori dell’edizione 2016 della tre giorni altoatesina Don Luigi Ciotti, Dorothee Häußermann, Luigina Mortari, Christian Felber ed Elke Mack

«Basta commuoversi, bisogna muoversi!». È stato l’appassionato appello di Don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e dell’associazione Libera, domenica 2 ottobre, a chiudere idealmente la 27° edizione dei Colloqui di Dobbiaco, laboratorio d’idee per una svolta ecologica che si è tenuto nella cittadina altoatesina.
Tre giorni di incontri, confronti e dibattiti con oltre 80 relatori da tutta Europa, per ragionare sulle motivazioni dell’impegno ecologico e sociale in una società sempre più interconnessa. «L’isolamento e il protezionismo – ha sottolineato nel suo intervento Elke Mack, teologa e economista dell’università di Erfurt, Germania – non sono più delle alternative fattibili in un mondo globalizzato. I popoli del mondo sono così collegati dalle tecnologie digitali, dall’informatica e dalla mobilità che realizzare un’equità estesa a tutto il Pianeta diventa l’unica opzione realisticamente possibile».
In un contesto di crisi ecologica causata dai cambiamenti climatici, riduzione della biodiversità, desertificazione e la crisi sociale con povertà, fame, e migrazioni, l’inuguaglianza deve trovare una risposta pluralista che possa ottenere il consenso di tutti gli uomini di buona volontà.
«Il rispetto che abbiamo per noi lo dobbiamo anche al pianeta. La crisi ecologica si risolve con un’etica della giustizia ma anche una etica della cura – ha insistito nella sua relazione Luigina Mortari, docente dell’Università di Verona – prendendosi a cuore il mondo». C’è la necessità, in sintesi, di tornare tutti a «sporcarsi le mani» e a mettersi in gioco contro i grandi problemi che affliggono la nostra epoca, come ha concluso lo stesso Don Ciotti, «dicendo no alla privatizzazione della speranza. O la speranza è di tutti o non è speranza».