L’esposizione a contaminanti ambientali è tra i fattori che più negativamente incidono sulla salute riproduttiva oltre che sulla salute neonatale e infantile. A livello europeo si registrano annualmente 59.300 casi di ritardo mentale causati dall’esposizione del feto a pesticidi durante la gravidanza e si calcola una perdita annua di ben 13 milioni di punti di Quoziente Intellettivo
È stata lanciata la Campagna «Guardiane della Terra – La salute delle donne è il futuro del Pianeta», un «altro» manifesto del Coordinamento Donne Salute Ambiente per la salute delle donne, non solo Fertility day.
Ma andiamo con ordine e vediamo cosa è accaduto, in argomento, negli ultimi due anni…
Nell’aprile 2015, il ministero della Salute lanciò la 1° Giornata nazionale della Salute della Donna. L’iniziativa individuò 10 aree tematiche considerate prioritarie per garantire la piena tutela della salute femminile. Secondo il ministero tra le questioni più urgenti da affrontare non c’erano le condizioni ambientali, nonostante l’emergenza contaminazione fosse diffusa da nord a sud del paese e le conseguenze in termini sanitari fossero comprovate da numerosi studi e da una folta letteratura scientifica.
Un Manifesto per la Salute della Donna che è apparso da subito una confezionata scatola vuota che tralascia ambiti di analisi e di intervento di vitale importanza e questo se si ha veramente a cuore la tutela della salute delle donne.
Infatti i dati parlano chiaro…
In Italia l’infertilità colpisce il 15% delle coppie. A Taranto, tra le città più inquinate d’Europa, l’incidenza di tumori al collo dell’utero è dell’80% superiore rispetto alla media di riferimento, mentre l’incidenza del tumore alla mammella è superiore del 24%.
Uno studio pubblicato nel 2015 dall’«International Journal of Environmental Health Research» ha calcolato che nelle regioni del Sud Italia l’abortività spontanea correlata all’inquinamento atmosferico aumenta del 19,7% per ogni 10 µg al m3 di PM10 e del 33,6% per la stessa quantità di ozono.
A livello europeo si registrano annualmente 59.300 casi di ritardo mentale causati dall’esposizione del feto a pesticidi durante la gravidanza e si calcola una perdita annua di ben 13 milioni di punti di Quoziente Intellettivo.
Più in generale, tra il 2004 e il 2013, secondo l’Eurostat, la speranza di vita in salute in Italia è diminuita di 7 anni per gli uomini e 10 anni per le donne.
Secondo l’Agenzia europea per l’ambiente (Aea), in Italia si registrano ogni anno 84.400 decessi prematuri legati all’inquinamento atmosferico.
I costi economici per i danni alla salute femminile causati dall’esposizione a interferenti endocrini come ftalati, parabeni, diossine, pcb, etc. ammontano ogni anno a 1,5 miliardi di euro.
L’esposizione a contaminanti ambientali è tra i fattori che più negativamente incidono sulla salute riproduttiva oltre che sulla salute neonatale e infantile.
Alla luce di questo e proprio per porre l’attenzione su questa drammatica realtà che forse più di altre va a condizionare la salute delle donne e quindi per chiedere che la salubrità ambientale, che significa anzitutto chiusura delle fonti contaminanti e bonifiche, e che la previsione di spazi di partecipazione e controllo sociale delle politiche in campo ambientale e sanitario siano precondizioni per garantire piena tutela della salute, nasce il Coordinamento donne salute ambiente, una rete che riunisce oltre 50 organizzazioni tra associazioni, comitati territoriali, istituti di ricerca, società scientifiche e realtà sociali attive nella difesa dell’ambiente e della salute, con particolare riferimento alla dimensione di genere.
Ed è da questo Coordinamento che nasce la Campagna di informazione, denuncia, mobilitazione e pressione istituzionale «Guardiane della Terra – La salute delle donne è il futuro del Pianeta» per chiedere che la prevenzione primaria, la tutela del territorio e il coinvolgimento della cittadinanza nelle decisioni riguardanti politiche impattanti dal punto di vista ambientale siano gli assi portanti delle politiche pubbliche in materia ambientale e sanitaria.
Allarmato per la situazione di grave contaminazione diffusa in tutto il paese e per le conseguenze sanitarie pagate in primo luogo da donne e minori il Coordinamento è convinto che il ruolo della cittadinanza possa e debba essere dirimente nell’orientare le politiche pubbliche e nell’incalzare stampa e istituzioni ad un deciso cambio di passo nelle politiche a tutela della salute femminile, riproduttiva, neonatale e infantile.
Di proposte per invertire la tendenza ce ne sono e tra queste:
– chiusura immediata delle attività contaminanti
– bonifiche dei siti contaminati, immediate e sotto controllo popolare
– politiche di prevenzione primaria e di informazione sui rischi connessi alla contaminazione
– meccanismi di coinvolgimento dei cittadini su ogni decisione connessa a progetti impattanti
– ripensamento del sistema di produzione e smaltimento dei rifiuti nel senso della piena sostenibilità
– profonda riforma del sistema di monitoraggi, nell’ottica di renderlo realmente terzo ed efficace.
Un Coordinamento che ha davvero a cuore la salute delle donne, quella salute di cui il mondo ha bisogno per continuare a generare vita. La politica sia attenta alle questioni reali del problema e non alla demagogica propaganda che non risolve il problema che si affronta con coscienza, studio, diligenza.